La Roma sembra non trovare pace. Se non bastasse il brutto, sanguinoso passo falso di Bergamo - sprecata l'opportunità di avvicinare ulteriormente il Napoli -, nel post-partita abbiamo assistito nostro malgrado all'ennesimo capitolo dell'affaire Totti-Spalletti, un misto tra indiscrezioni e letteratura che fa letteralmente tremare il mondo Roma. Urla, mani addosso, insulti. Una terza guerra mondiale che desta tanto scalpore perché solo in questo caso viene raccontata - fermo restando che i diretti protagonisti hanno smentito la faccenda. La realtà è che gli spogliatoi di ogni squadra di calcio professionistica e non vivono di tensioni, liti, scenate. Perché ventitré uomini obbligati a condividere gran parte delle loro giornate si scontrano. È umano. E, se fosse successo - ed è successo - a qualsiasi altro giocatore non ne avrebbe parlato nessuno. Ma si tratta del capitano della Roma, del giocatore più forte della storia giallorossa e questa attenzione isterica trova, quindi, giustificazione.
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TESTA A TESTA Roma-Torino: Ruediger-Belotti; Keita-Obi; El Shaarawy-Glik
Partita storica del campionato italiano. I granata vengono a Roma senza obiettivi di classifica e potrebbero impensierire la Roma che, viceversa, dovrà cercare di vincere ad ogni costo
La partita di stasera è di quelle storicamente complicate per la Roma. Un obiettivo importante che sembra troppo lontano, l'Inter che insegue a distanza di sicurezza e un avversario che giocherà con la tranquillità di chi non ha più nulla da chiedere al campionato. Si, perché il Torino di Ventura vincendo le ultime tre gare ha toccato quota 42 punti, l'oasi della pace della Serie A. E se alla serenità assoluta si addizionano una buona qualità tecnica e un allenatore che non ha la Roma nel cuore, per usare un eufemismo, una partita apparentemente semplice diventa una trappola. Certo, Spalletti ha alzato il livello di guardia della squadra. Non si fa fatica a credere che dopo aver subito una tripla rimonta dalla modesta Atalanta il tecnico abbia ribaltato lo spogliatoio e chi ci stava dentro, ma la Roma non merita, per la sua storia, la fiducia che si concede alle grandi squadre. Sarà una partita difficilissima.
Un dato è particolarmente curioso e al contempo preoccupante: nelle sedici partite di Spalletti, solo in due occasioni la Roma non ha subito reti. Contro il Sassuolo, per puro caso con l'errore di Berardi dal dischetto al novantesimo, e contro il Palermo, test poco probante contro una squadra che è riuscita a perdere 0-3 a domicilio contro la Lazio. E stasera si troverà di fronte un Torino che potrà giocare a viso aperto, con Belotti sugli scudi che vorrà mettersi ulteriormente in mostra. Nella Roma, invece, dovrebbe tornare al centro del campo Keita mentre in attacco permane il grande dubbio Dzeko: confermarlo per cercare il riscatto o rinunciare al recupero e relegarlo in panchina? Solo le formazioni ufficiali ci daranno la risposta.
Ruediger-Belotti: il centrale tedesco è diventato un vero e proprio jolly difensivo. Con la nazionale tedesca agisce sulla fascia destra, con la Roma sia al centro che lateralmente. Domenica, a Bergamo, ha sofferto terribilmente la velocità di Gomez che sulla corsa ha fatto impazzire l'imponente difensore. Come detto più volte, con Spalletti è migliorato incredibilmente ma nelle ultime partite sembra più insicuro. Forse avere continuità accanto a Manolas potrebbe farlo crescere ancora. Davanti a lui, stasera, il gallo Belotti. Dieci gol in stagione - equamente distribuiti tra casa e trasferta - e il posto da titolare assicurato per l'ex Palermo. Ventura è l'allenatore giusto per permettergli di crescere senza pressione, in attesa del grande salto.
Keita-Obi: è ufficiale: la Roma è Keita-dipendente in questo momento. A Bergamo avrebbe fatto più che comodo l'esperienza dell'ex Barcellona rispetto ad un De Rossi non sul pezzo. Luciano Spalletti punterà su uno degli artefici delle otto vittorie consecutive, sicuro di conferire al centrocampo tutt'altro spessore. Il maliano sa gestire i tempi della partita e abbassare i ritmi quando la squadra è in vantaggio. Fondamentale quando si affronta una squadra arrembante con tanti giovani. Obi deve ancora decidere cosa fare da grande. Da un lato la grande carriera che gli si prospettava quando vestiva la maglia dell'Inter. Dall'altro la mediocrità nella quale gravita da un paio di stagioni. Il nigeriano stasera sostituirà Benassi e dovrà rendere il centrocampo granata impenetrabile, cercando di ripartire e portare il pallone in avanti. Senza la pressione del risultato è decisamente la sua occasione.
El Shaarawy-Glik: come per Keita si prospetta il ritorno del faraone dal primo minuto. Il disastroso Dzeko visto a Bergamo non può soffiare il posto al brillante ex Milan che quando è entrato ha cambiato la partita, facendo impazzire i difensori bergamaschi che gravitavano nella sua zona. Anche in vista dell'Europeo è un momento decisivo per l'italo-egiziano cui manca poco per confermare il biglietto che lo porterà in Francia la prossima estate. La cura Spalletti gli ha cambiato la vita. A guidare, come da cinque anni a questa parte, la difesa del Torino ci sarà Glik, che si avvia a diventare una bandiera granata. Fisico imponente, fiuto del gol e una buona tecnica lo rendono un ottimo difensore. Potrebbe certamente giocare in uno squadra di maggiore cabotaggio.
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