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TESTA A TESTA Atalanta-Roma: Digne-Gomez; Nainggolan-Kurtić; Perotti-Paletta

La Roma cerca una vittoria fondamentale in ottica secondo posto in un campo storicamente difficile

Niccolò Mastrapasqua

La Roma a Bergamo non potrà mai giocare una partita semplice e tantomeno conquistare i tre punti senza aver sudato le proverbiali sette camicie. È una questione storica. I giallorossi, specchio dei tifosi romanisti, somatizzano l'innato nervosismo di giocare in una città storicamente ostile per chi viene dalla Capitale, annullando spesso e volentieri l'abissale gap tecnico che corre tra le due squadre. Nella scorsa stagione, ad esempio, una Roma strafavorita riuscì ad andare sotto dopo 50 secondi di gioco e a far sembrare Cristiano Ronaldo un Raimondi qualsiasi. Certo, rimontò e si portò in vantaggio ma nel finale di partita soffrì maledettamente e per pura fortuna riuscì a strappare tre punti - diciamolo - immeritati. Non che valgano meno se sofferti ma occorreva chiarire cosa è la Roma e cosa è destinata ad essere: lo specchio della sua gente. Con buona pace dei pragmatici ragionieri che vorrebbero trasformare la Roma in una squadra qualsiasi, senz'anima e vincente. E se in settimana abbiamo assistito all'addio al basket giocato di Kobe Bryant - 60 punti nell'ultima partita della carriera -, dovremo giocoforza abituarci all'idea che Francesco Totti non guiderà la Roma nella prossima stagione. E soprattutto al fatto certo che dirà addio al suo grande amore - la Roma, per chi l'avesse dimenticato - in uno stadio Olimpico che non si riempirà nelle ultime partite. Un finale che sembra pensato da uno scrittore di quarta categoria.

La Roma oggi è obbligata a vincere per due motivi: la vittoria dell'Inter, che ora insegue la banda Spalletti a due lunghezze di distanza, e la contestuale sconfitta del Napoli, che dista sei punti con la trasferta di Bergamo da giocare. Se la Roma conquistasse il bottino pieno, avrebbe il destino nelle sue mani perché si porterebbe a soli tre punti dal Napoli con lo scontro diretto da giocare. In quel caso, vincendole tutte, la Roma terminerebbe seconda questo campionato. Un'impresa pazzesca. E se la vittoria non è affatto scontata, solida come una roccia è la figura di Luciano Spalletti, tornato a Roma maturato e determinato come non mai. "Mister, sarà un problema giocare alle 12.30?", "Noi di solito ci alleniamo per quell'ora, altro che problema. Siamo avvantaggiati". E addio all'alibi maggiormente inflazionato. E se la guida tecnica ha un ruolo non marginale, e non lo ha, la garanzia che la Roma giocherà per vincere fino all'ultimo secondo è concessa da Luciano Spalletti. Dall'altra parte l'eterno Reja, che ha definito un "derby personale" la partita di oggi. Il tecnico ex Lazio è di stampo anni '60, ma in un calcio che perde continuamente i suoi riferimenti, di lui si apprezza la gradevole sensazione di avere di fronte un allenatore di pallone, senza tanti fronzoli. Un Mazzone dell'altra sponda del Tevere. Insomma, un avversario che si può rispettare.

E in una trasferta che può decidere la stagione, la Roma non avrà alcun tifoso al seguito all'Atleti Azzurri d'Italia, nonostante i supporters giallorossi siano regolarmente muniti di Away card e Privilege. Un controsenso tutto italiano che va tenuto a mente quando inizierà la campagna di sensibilizzazione verso Roma 2024, ovvero il progetto di portare i giochi olimpici nella Capitale. La domanda è lecita: se non si riesce ad organizzare la trasferta di 2000 tifosi iper schedati, per quale motivo le stesse istituzioni dovrebbero saper organizzare un evento che porterebbe, in una sola città, milioni di persone in una ridotta finestra temporale?

Ai posteri l'ardua sentenza.

Digne-Gomez: Il terzino giallorosso ha vissuto una seconda parte di stagione non indifferente; se all'inizio sembrava timido in fase offensiva, dall'arrivo di Spalletti sembra tornato il talento che avevamo ammirato nel primo Lille di Rudi Garcia. La Roma dovrà impegnarsi seriamente per tenerlo dato a Parigi si sta per liberare un posto, proprio nel ruolo suo ruolo. Dalle sue parti circolerà Gomez, capocannoniere dell'Atalanta e tra i giocatori più rapidi della massima serie. Dopo aver fatto luccicare gli occhi a Catania ha fatto il passo più lungo della gamba, firmando per gli ucraini del Metalist. Le tante, troppo difficoltà di adattamento lo hanno costretto a tornare in Italia e a Bergamo, dove si è confermato un ottimo giocatore di categoria. La sua velocità può mettere in difficoltà la retroguardia giallorossa.

Nainggolan-Kurtić: quando il belga è costretto a saltare una partita per squalifica a casa Spalletti non si vive la settimana serenamente. È certo, perché il centrocampista giallorosso - che va blindato - ha raggiunto un tale livello di dinamismo misto a forza erculea da rendere la sua presenza indispensabile. Dominatore assoluto di centrocampo, è il prototipo del centrocampista moderno: abile nel recuperare palloni, pronto a verticalizzare per gli attaccanti e, di tanto in tanto, a inserirsi nelle aree di rigore avversarie finalizzando l'azione che spesso è partita da suoi piedi. La Roma ha certamente qualche possibilità in più di vincere la partita con lui in campo. Lo sloveno dell'Atalanta è un Nainggolan in erba. Dopo aver girovagato tra Firenze e Reggio Emilia - sponda Sassuolo - sembra aver trovato a Bergamo la giusta dimensione. Duttile in un centrocampo a tre, può giocare davanti alla difesa o su uno dei due lati, oggi dovrà reggere da solo l'urto dell'agguerrito centrocampo romanista per l'assenza di Cigarini e De Roon. Anche per lui, ai posteri l'ardua sentenza.

Perotti-Paletta: si, sembra proprio l'argentino l'erede di Francesco Totti. E nessuna si offenda per il paragone. Luciano Spalletti ha affidato all'ex genoano le chiavi della sua Roma e Diego si è preso le sue responsabilità come se stesse giocando una serie di partitelle tra amici. Col Bologna non ha brillato e oggi farà di tutto per tornare decisivo, caricato dalla sconfitta del Napoli di ieri sera. Il capitano era ed è un'altra cosa, ma Perotti ha una classe che è difficile trovare nel 90% dei suoi colleghi. Benvenuto a Roma. Il centrale italo-argentino degli orobici ha finalmente trovato un minimo di continuità. Arrivato dal Milan dopo una parentesi disastrosa, a Bergamo sta trovando il riscatto dopo un prolungato periodo temporale in cui sembrava essere iniziata la parabola discendente della sua carriera. Un peccato se si pensa che arrivò al mondiale brasiliano del 2014 da titolare dopo una serie di grandi prestazioni con la maglia del Parma. Ottimo marcatore, buon senso della posizione. La dimensione nerazzurra sembra cucita su misura per lui.