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Tentazione Conte: le mille incognite di un tecnico ribelle

Fuggito da Bari e Torino per divergenze con i dirigenti, dimessosi a Bergamo per litigi con i tifosi e furioso a Siena con la stampa. Un personaggio del genere a Roma quanto durerebbe?

Redazione

Per molti è una forte tentazione, per altri un incubo che potrebbe materializzarsi da un momento all'altro. Ora come ora, è solo una possibilità. Peraltro remota. Ma Antonio Conte, qualora decidesse (con una scelta sorprendente, ma nemmeno troppo...) di lasciare in corsa il ruolo di ct azzurro, tornerebbe ad essere un pezzo pregiato del mercato internazionale. Appetibile per tutti i grandi club europei e italiani. Roma compresa, soprattutto se a fine campionato Rudi Garcia dovesse scegliere di salutare, o se fossero Pallotta e Sabatini a dare il benservito al mister francese.

Ipotesi lontane, ad oggi improbabili. Giusto specificarlo di nuovo. Ma ragionando in prospettiva, coloro che si augurerebbero l'inizio di una strana e curiosa storia tra l'ex tecnico dei trionfi juventini e la Roma, forse non hanno fatto i conti con il caratterino affatto mansueto del soggetto in questione. Occhio, Conte è un uomo di personalità. Leader carismatico, come pochi altri tecnici in circolazione è in grado di costruire un gruppo a sua immagine e somiglianza e guidarlo al successo.

Però Roma e Roma, piazza unanimemente riconosciuta come complessa (per usare un eufemismo) e Conte è tipo che solitamente fatica a scendere a compromessi. Parla la carriera di un personaggio che ha incontrato sempre notevoli problemi nel rapportarsi con il mondo circostante. Società, stampa, tifosi. Conte sa bene come trovarsi flotte di nemici. E spesso si è fatto sopraffare dagli stessi, tanto da prendere decisioni improvvise e clamorose. L'ultima risale al luglio scorso, quando a pochi giorni dall'inizio della preparazione precampionato, mollò la “sua” Juventus tra lo stupore generale. Problemi di compatibilità legati a forti differenze di vedute con il club, riguardo il mercato ed il potenziamento della squadra.

Un addio raggelante, consumatosi nel giro di poche ore. Pochi ricordano che la stessa identica mossa, solo con qualche settimana di anticipo, Conte la fece a Bari, nell'estate del 2009, dopo aver trascinato i galletti alla promozione in Serie A. Dimissioni presentate sul tavolo della famiglia Matarrese il 23 giugno. Al suo posto arrivò Ventura. Ma il mister salentino ebbe parecchi problemi anche a Bergamo, stavolta con frange calde della tifoseria, e a Siena, dove riuscì a scatenarsi contro i giornalisti locali in una celebre conferenza stampa dai toni alti e accesi. Questo è Conte. Un vincente, sì. Ma anche un personaggio assai poco gestibile e costantemente tendente alla ribellione. Immaginatevelo per un attimo qui a Roma. Alle prese con una dirigenza autoritaria e spesso autonoma in fatto di mercato (difficilmente Sabatini concederà al 100% carta bianca ad un allenatore), con una stampa spietata e con buona parte della tifoseria, quella che non vedrebbe bene il suo arrivo, pronta a bersagliarlo al primo filotto di risultati negativi. Onestamente, l'impressione è che Conte, nella Capitale, avrebbe non poche difficoltà di adattamento. E la Roma non può certo permettersi di perdere tempo.