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Szczesny-De Sanctis: la sfida è iniziata

L'ipotesi del doppio titolare, uno per il campionato e l'altro per la Champions, stuzzica e non è da scartare. In caso contrario, chi cadrà dalla torre?

Redazione

Gli è bastato poco per presentarsi. Un miracolo in uscita su Slimani lanciato a rete, e un volo plastico a disinnescare un bel colpo di testa di Martins. Certo, nel conto ci sono anche i due gol al passivo, ma il debutto di Wojciech Szczesny in maglia giallorossa nei secondi 45' del match amichevole contro lo Sporting Lisbona si può definire positivo. Il portiere polacco, giunto in prestito secco dall'Arsenal, deve ancora inserirsi bene nel gruppo e, cosa più importante, imparare l'italiano per comunicare alla perfezione con i compagni. Ma doti e potenzialità non si discutono.

Quel che pesa è l'altra presenza. Di personalità ed esperienza. Morgan De Sanctis la sua parte l'ha fatta anche in Portogallo, in un primo tempo senza miracoli, ma di attenzione massima e consueta leadership. Il portiere abruzzese si è confermato non solo in forma, ma anche super motivato. Pronto a rimproverare o rincuorare il compagno di turno a seconda delle necessità. Ora la palla passa a Rudi Garcia. Perché il dualismo, di fatto, è già nato. E laddove nel pollaio vi sono due galli, pure piuttosto ruspanti, la necessità di fare scelte chiare e nette diventa impellente.

Dualismi. Là dietro, in porta, ne abbiamo “ammirati” parecchi negli ultimi anni in casa Roma. Duelli che hanno sempre avuto un vinto e un vincitore. Come nel 1999, quando il pur bravo (ma vecchiotto) Miki Konsel fu costretto a lasciare il posto al neoarrivato e poi scudettato Antonioli.“Io secondo? Proprio no”, pensò l'austriaco, che pur di sentirsi ancora protagonista finì al modesto Venezia. Toccò poi allo stesso Antonioli, nel 2001, essere messo in discussione e inizialmente fuori dai giochi causa l'acquisto di Ivan Pelizzoli, giovane promessa atalantina. Capello, vedendo il fanciullo ancora acerbo, concesse un ulteriore anno e mezzo di titolarità al campione d'Italia, salvo promuovere definitivamente Ivan nel 2003. Con Antonioli che finì alla Sampdoria.

Nel 2004-2005, stagione travagliata e col brivido Serie B alle porte, la sfida fu addirittura a tre: Pelizzoli partì titolare, poi ci fu il rapidissimo exploit di Carlo Zotti, prima dell'esplosione a sorpresa del baby Curci a fine campionato. Il sogno d'aver trovato una giovane stella si spense velocemente (e mestamente): il tempo, per Curci, di mostrare enormi limiti tecnici e di personalità, e per Spalletti, nel 2005, di scoprire un brasiliano taciturno ma efficacissimo tra i pali: Donieber Alexander Maragon. E via al valzer dei brasiliani. Anche Doni, dopo qualche anno ad alti livelli, fu risucchiato dal vortice della crisi tecnica e psicologica, tanto da esser “sorpassato” prima da Artur e poi da Julio Sergio.

L'ultimo dualismo è roba di pochi anni fa. Stekelenburg, vicecampione del mondo nel 2010, mai del tutto apprezzato da Zeman e silurato in favore di un uruguagio noto solo per il cognome che riportava alla mente un altro portiere sudamericano, quel Sergio Goycoechea che in passato sfidò l'Italia in una semifinale mondiale. Com'è andata a finire, nel '90 e anche nel 2013, purtroppo lo sappiamo bene. Il presente? Si chiama De Sanctis. Ma anche Szczesny. L'ipotesi del doppio titolare stile Barça (uno per il campionato e l'altro per l'Europa dei grandi) stuzzica e non è da scartare. In caso contrario, uno dei due dalla torre dovrà pur cadere.