Il progetto del nuovo stadio della Roma ha subìto un rallentamento. Dopo l'ok dell'amministrazione capitolina è passato in Regione ma è risultato incompleto. Questo ha portato ad ulteriori ritardi sulla tabella di marcia. Per chiarire la situazione il professor Giovanni Caudo, ex assessore alla Trasformazione Urbana, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport, nel corso della trasmissione Te la do io Tokyo, ed ha spiegato il perchè di questi ritardi: "E' un investimento privato ed economicamente importante. Non è basato su risorse locali. Non poteva essere fatto in tempo di incertezza politica; adesso il progetto è in Regione, come prevede la norma nazionale in base alla quale è stato presentato. C'erano alcune carenze nella presentazione non solo dello stadio, ma anche relative alle opere pubbliche connesse. Mancava della documentazione, l'abbiamo segnalato, da allora si sono rincorse una serie di scadenze (l'ultima i primi di novembre) ma dietro questo rallentamento non c'è un problema tecnico, era già tutto previsto altrimenti nessun privato avrebbe investito. Il dubbio vero sta nel fatto che è un investimento privato: se i privati mettono risorse proprie, devono avere garantite delle condizioni di stabilità e devono essere certi che l'investimento gli rientri. Nessuno metterebbe a repentaglio un investimento. Quando si tratta con i privati c'è la condizione del tempo e poi la stabilità, che non è variabile indipendente. Ci teniamo a rispettare i tempi, volevamo dare il segnale più ampio a investitori stranieri che qui si poteva tornare ad investire.
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Stadio della Roma, Caudo: “Ritardi nel progetto? I privati chiedono sicurezze economiche e stabilità”
Le parole di Giovanni Caudo in merito al nuovo stadio della Roma
L'integrazione della documentazione richiesta non è ancora stata consegnata perchè c'è incertezza legata all'amministrazione capitolina. La Regione chiude l'iter chiamando in causa gli altri soggetti scesi in campo, tra cui il Comune. Ci sarà poi la convenzione urbanistica in cui fissare tempi e fasi del progetto, un adempimento amministrativo ma importante perchè qui i soggetti pubblici e privati fisseranno i propri obblighi. C'è un vincolo e questo viene tradotto e sottoscritto dalla commissione urbanistica. C'è un ruolo importante della amministrazione capitolina e ora però manca questo interlocutore fondamentale.
Il processo è avviato, l'attuale prefetto non deve aggiungere nessun adempimento. Perchè il privato non ha integrato il progetto? Perchè non può esporsi ad un progetto di questo tipo in un momento di incertezza. Ma questa è solo una mia deduzione. Roma non è abituata molto agli investimenti privati. Questi ultimi mettono soldi propri e hanno bisogno di tempi certi per sapere che l'investimento possa rientrargli.
Un problema che l'intestazione dello stadio sia a Pallotta e non alla Roma? L'abbiamo già risolto. C'è un vincolo per la AS Roma che deve giocare in questa struttura a prescindere da chi è il proprietario della Roma e chi è il proprietario dello stadio. Poi il proprietario della Roma e il proprietario dello stadio possono cambiare, ma il vincolo non può essere rotto. Se viene interrotto questo rapporto ci sarà una penale di 170 milioni di euro che chi scioglierà questo vincolo sarà costretto a pagare all'amministrazione comunale perchè è un'opera di pubblico interesse.
La quantità di lavoro prodotta per un progetto come questo non l'ho mai vista. In un progetto cosi complesso mancavano alcuni documenti ma se era cosi carente non l'avremmo mai mandato in Regione. E' stata fatta una valutazione: il progetto era più che sufficiente per essere mandato in Regione. Cosa ci guadagna la Roma? E' una valutazione che deve fare la AS Roma. Abbiamo ricevuto una lettera dal consiglio d'amministrazione della Roma: per tutte le attività che si svolgeranno nell'area di Tor di Valle sarà versato un 15% alla Roma. Manifestazioni musicali, altre squadre ospitate per partite o stage e così via. Poi la Roma riconoscerà un canone d'affitto per lo stadio che è più o meno quello che adesso riconosce al Coni. La compagine societaria che fa capo alla Roma ne riceve un beneficio indiretto.
Chiusura in merito al problema legato al trasporto pubblico: "Non si può aprire nessuno stadio se non viene assicurato che almeno il 50% di questi ci arrivi con il trasporto pubblico (30 mila persone), come avviene in tutte le grandi città. Il progetto l'hanno valutato e la proposta finale prevede che per il trasporto pubblico invece dei 10 milioni inizialmente previsti ce ne siano pronti 60. Se abbiamo un collegamento adeguato dalla città ci si arriva con metro o trasporto su ferro, per chi viene da fuori invece sarà attraverso l'autostrada. Sarà adeguato il tratto che va fino a ponte Marconi; ma non ci voleva lo stadio per sistemare questa problematica. Se Roma è in grado di sostenerlo? Non possiamo pensare di essere una capitale ma ragionare come città di provincia. Non possiamo abdicare ad un progetto pensando di non essere adeguati. Vogliamo che Roma torni ad avere una stabilità e una sicurezza di tempi che richiedono i privati. Roma ne ha bisogno, deve poter accogliere questi investimenti, non può vivere solo di risorse pubbliche. Investimenti puliti, ordinati e trasparenti, fatti secondo le norme attuali, possono arrivare anche in Italia".
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