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Stadio della Roma, Berdini: “Si renderà accessibile con i soldi della collettività”

L'ex assessore all'Urbanistica della giunta Raggi: "C'è il coinvolgimento di Acea tra i possibili sponsor"

Redazione

L'ex assessore all'Urbanistica del Comune di Roma Paolo Berdini è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano – Dentro la notizia”, di "Radio Cusano Campus", emittente dell’Università Niccolò Cusano. Il tema principale, ovviamente, il futuro stadio della Roma.

Il no della giunta Raggi alle Olimpiadi.

Roma sta andando a fondo e purtroppo tutti ne cogliamo oggi la rilevanza. Io ho potuto comprendere tutto il disastro avendo le casse dell’assessorato ai lavori pubblici, lì non c’erano soldi e io feci presente che le promesse elettorali con cui il M5S aveva vinto le elezioni dicevano che avrebbero coperto tutte le buche esistenti. Dissi che non c’erano i soldi, quindi l’occasione delle Olimpiadi era restituire a questa povera città depredata un minimo di decoro. Con le Olimpiadi potevano arrivare 4-5 miliardi e il sindaco di Roma avrebbe deciso come impiegarli. Non si possono ospitare le Olimpiadi se la città non è dignitosa.

Sul coinvolgimento di Acea nel progetto del nuovo stadio della Roma.

Ci sono dei personaggi che hanno attraversato la mia strada. A gennaio, dopo l’arresto di Marra e un terremoto gigantesco che ha sconvolto la giunta comunale, è arrivata questa presenza inattesa e sconosciuta a tutti, un uomo venuto chissà dove e chissà perché: l’avvocato Lanzalone. Quest’uomo, dopo aver risolto a mio danno il problema dello stadio perché la trattativa la fece lui, assunse la carica economica pubblica più importante a Roma: la presidenza dell’Acea. Un mese e mezzo fa Lanzalone ha detto in un’intervista che potrebbe prendere in carico sia il trasferimento della sede di Acea dalla Piramide all’ansa dello stadio della Roma e sia fare lo sponsor. Questo sarebbe costato una ventina di milioni all’anno, quindi la bolletta dei romani non finirà mai di aumentare se noi dobbiamo finanziare lo stadio della Roma.

Stadio Roma e soldi pubblici.

Fino ad oggi ci hanno sempre detto che non bisogna preoccuparsi perché lo stadio lo fa tutto una società privata e non c’è alcun costo per la collettività. Non è proprio così. Quando uno costruisce un grande immobile deve dare per legge dei soldi al Comune, il quale Comune è libero di scegliere dove investirli. In realtà quegli oneri di urbanizzazione vengono reinvestiti per costruire le infrastrutture che servono per rendere accessibile lo stadio della Roma. Quindi, dato che lo stadio della Roma non è accessibile, dobbiamo prendere dei soldi che spettano alla collettività ed utilizzarli per rendere lo stadio accessibile. Ci sono un’infinità di altri siti a Roma che possono ospitare lo stadio senza spendere altri soldi e allora quei 20 milioni possiamo spenderli per altro, magari per costruire una tranvia.

Chi comanda a Roma.

In campagna elettorale i 5 Stelle avevano detto no alle Olimpiadi, ma avevano anche detto che avrebbero chiesto ai romani di esprimersi attraverso un referendum. Quando io ho chiesto di fare il referendum mi hanno risposto che non si poteva fare perché aveva parlato Grillo, quindi Grillo è il primo vicesindaco di Roma. Dopodiché c’era il potentissimo Marra. Poi c’era l’avvocato Sammarco che decideva attraverso una chat di mandare via Minenna e la Raineri, quindi evidentemente c’era qualcosa dietro le quinte. Questa città soffre che alcuni mettano finalmente le mani in questo malgoverno in cui qualcuno guadagna. Io faccio sempre un esempio: la soluzione emergenziale del disagio abitativo costa alla collettività romana 30 milioni di affitti di posti osceni come residence in cui la gente non vive bene. Quindi c’è un pezzo della società romana che ha le proprietà edilizie che guadagna senza far nulla 30 milioni all’anno. E’ chiaro che se c’è una giunta che ha qualche tensione a risolvere la questione abitativa evidentemente è questo che ha cambiato in due mesi il tentativo laico e civico della giunta Raggi in una giunta che caccia via le persone più indipendenti e qualificate.