Altri 30 giorni di attesa, poi, il 3 marzo, dovrà arrivare finalmente il sì o no al progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle. Lo ha deciso la Conferenza di Servizi, oggi, accogliendo la richiesta formulata dal Campidoglio per una sospensione dei lavori al fine di verificare alcuni documenti e predisporre la Convenzione urbanistica (il contratto fra i proponenti e il Comune).
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Stadio della Roma, altri trenta giorni di attesa
Lo ha deciso la Conferenza di Servizi accogliendo la richiesta formulata dal Campidoglio per una sospensione dei lavori al fine di verificare alcuni documenti e predisporre la Convenzione urbanistica
Secondo quanto rivela iltempo.it, la Regione ha fatto inserire a verbale che i 30 giorni di sospensione vengono concessi per le procedure urbanistiche, cioè per l’avvio del procedimento di adozione della variante urbanistica. Quindi, trascorsi questi 30 giorni, il Comune dovrà ripresentarsi in Conferenza con qualche documento scritto. Anche la querelle fra Campidoglio e Autorità di bacino del Tevere sembra essersi già risolta con quest’ultima che ha risposto (a brutto muso) al Comune ribadendo che l’area di Tor di Valle non presenta rischi di inondazione e che le stesse opere inserite nel progetto ridurrebbero drasticamente a zero qualunque rischio oggi esistente sull’area. Trenta giorni, solo trenta e poi alibi finiti.
Entro il 3 marzo l'amministrazione di Virginia Raggi dovrà necessariamente prendere posizione, pena lo stop dell'iter: realizzare il progetto, realizzarlo in forma ridotta, non realizzarlo affatto, esponendosi al rischio ricorsi. Ma è un via libera che suona come l'ennesimo ultimatum. E stavolta è l'ultimo davvero, perché la legge non consente ulteriori proroghe.
"Sarebbe grave non dare certezza sulle procedure", le parole di Michele Civita. Un mese, dunque, per sciogliere un nodo che appare oggi più che mai tutto interno al Movimento Cinque Stelle.
Da una parte l'ala 'dialogante' - nella quale c'e' anche la sindaca Raggi - disposta a ragionare su un taglio netto di cubature che renda più accettabile alla base pentastellata l'intervento di Tor di Valle. Dall'altra ci sono i duri e puri che fanno capo all'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, i cui uffici dipartimentali hanno inviato ieri all'Autorita' di Bacino del Tevere una lettera in cui si sottolineavano i rischi di inondazione dell'area prescelta, tanto da ritenere che "la Conferenza dei servizi non possa concludersi con esito favorevole".
Come riporta l'Ansa, non si può escludere però che si possa arrivare al 3 marzo senza nulla nero su bianco. A quel punto la Conferenza dei servizi dovrà prenderne atto e votare la 'non procedibilità' dei suoi lavori. Per i proponenti del progetto, cioè la As Roma e il costruttore Parnasi, si aprirebbe allora un doppio sentiero di carte bollate: uno è il ricorso al Tar per inadempienza da parte delle amministrazioni pubbliche, con la richiesta al governo di esercitare i poteri sostitutivi. L'altro passa per il Tribunale civile, ed è il risarcimento danni.
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