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Speravo de morì prima, Tognazzi insultato sui social per aver fatto Spalletti. Critiche anche per Castellitto

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La mini serie sull'ex Capitano giallorosso raccoglie le prime critiche

Redazione

Speravo de morì prima, la mini serie sugli ultimi due anni di carriera di Francesco Totti, è in arrivo su Sky. Il 19 marzo sarà visibile a tutti, ma intanto le prime due puntate sono state rese disponibili in anteprima per i clienti di Sky Cinema. I primi pareri non sono molto positivi. In tendenza su Twitter, infatti, ci sono Totti e Spalletti, così come accadde nella stagione dell'addio al calcio del Capitano giallorosso. I due sono infatti oggetto di dibattito di chi ha visto in anteprima le puntate: si centra tutto sulla lite tra il giocatore e l'allenatore. C'è chi critica l'interpretazione di Castellitto e chi invece il ruolo di Spalletti nella vicenda. Ma nella mini serie non si parla solo dell'allenatore e del campione, ma due uomini con le loro fragilità. E se Castellitto fa discutere, l’interpretazione di Tognazzi è considerata da tutti di livello altissimo. Tanto che in molti si sono lasciati andare ad insulti verso il personaggio, l'antagonista nella serie, rappresentato alla perfezione. Proprio di questo Tognazzi, che ha interpretato Spalletti, ne ha parlato in un'intervista a Rete Sport: “I social hanno anche un parere molto positivo. Ma si passa senza mediazione dalla critica all’insulto diretto: una cosa insopportabile. È la degenerazione di ogni forma di rispetto e senza regole d’ingaggio. Mi è capitato leggere qualche riflessione: “Perché Totti non ha interpretato se stesso?”. Perché quello diventerebbe un documentario e qualcuno potrebbe immaginarlo come un atto di egocentrismo. Poi hanno chiesto il perché non l’abbia interpretato quello o quell’altro attore: ma qualcuno si è domandato se hanno avuto il coraggio di farlo? È una responsabilità che si è presa Castellito, al di là della somiglianza che è solo una questione di superficialità. Gli insulti per aver interpretato il ruolo di Spalletti? Io sono abituato, così come sono abituati i calciatori. Ci sono state molte polemiche superficiali sulla serie, ma noi siamo temprati e non ci toccano queste inutili polemiche. L’aspetto fisico? Non conta, nessuno può essere Totti o Spalletti. Bisogna cercare qualcosa che ti porti ad annullare la somiglianza e far capire l’umanità dei personaggi. L’estetica è superficialità”. 

Il ruolo di Spalletti

"Il mio intento nell’interpretare il ruolo di Spalletti era non andare sul cliché visto che poi i fatti accaduti si conoscono. Spalletti ha avuto l’onere di gestire una situazione non solo legata a Totti, ma un momento della Roma molto difficile da gestire. Venire allenare a Roma non vuol dire prendersi carico solo del rapporto con Totti, quello che rappresenta e rappresenterà per sempre a Roma. Francesco è un campione ineguagliabile dentro e fuori dal campo. Spalletti ha dovuto gestire una situazione complicata con una nuova società, con un gruppo che faticava a trovare una quadra e una continuità e il rapporto con una pizza difficile come Roma. Inoltre Spalletti aveva un credo calcistico che forse rinnegò nella sua prima esperienza alla Roma, tanto’è che lo dice in una scena: “Io l’altra volta ti ho permesso tutto”, che poi è non è proprio così ma una condivisione di un progetto. Spalletti torna con il suo credo calcistico e mette il gruppo davanti a tutto e tutti. La prima volta era andato lui verso un lido, questa volta ha chiesto alla squadra verso il suo credo: ma lo ha fatto con un disagio che ho voluto mettere nelle scene che Spalletti doveva avere nella serie tv. Infatti questa è una serie sui rapporti interpersonali, non è una serie sulla Roma o sul calcio. È una storia di un campione che ha avuto il coraggio di farsi rappresentare in una serie. Quindi non capisco anche le critiche su questo tema. La grande generosità di Totti non è stata solo mettere se stesso al servizio di tutti per vent’anni come giocatore, ma addirittura raccontare il suo punto di vista nel privato. Non c’è gesto più grande per i suoi tifosi: raccontare il proprio intimo e forse anche i suoi errori. I social sono diventati qualcosa di improponibile".

Si è confrontato con Spalletti per interpretare al meglio il ruolo?

“No, perché non sta a me deciderlo. Ma soprattutto devo attenermi alla linea editoriale raccontata: si racconta il punto di vista di Totti. Ritengo Spalletti un grandissimo allenatore, ho cercato di tirare fuori la sua umanità e il suo disagio in quella situazione. Ho cercato di dargli anche un minimo di protezione, è inevitabile dargliela per un personaggio che si interpreta e che si vive in quel momento. Se avessi avuto l’opportunità di confrontarmi con lui, magari mi avrebbe dato una versione diversa dell’accaduto e sarei entrato in crisi”.

Roma e Milan impegnate in Europa League. 

“Le tifo entrambe in Europa. La fede calcistica è rossonera, ma simpatizzo anche per i giallorossi. La mia famiglia inoltre è romanista. Sono le due squadre che hanno sorpreso. Mi piace molto come gioca la Roma. Entrambe le squadre hanno difetti ovviamente di discontinuità, il Milan è stato falcidiato dagli incidenti non avendo la spina dorsale della squadra con tantissimi infortuni. C’erano state critiche per la permanenza di Pioli e il ritorno di Ibrahimovic, rosicando poi per il primo posto dell’Inter. I nerazzurri devono essere lì davanti perché sono stati costruiti proprio per questo. Se non riesce a vincere neanche quest’anno sarebbe un problema. Europa League? Il Manchester è al completo, il Milan ritrova qualche giocatore ma senza ritmo partita: deve rimanere compatto e cercare di fare la partita d’andata”.