Luciano Spalletti torna a parlare. Intervistato da 'Sky Sport', l'ex allenatore della Roma apre il cassetto dei ricordi della sua carriera in panchina, tornando tra l'avventura giallorossa e quella all'Inter, con cui è ancora sotto contratto. Ecco le parole del tecnico di Certaldo, che torna anche sul rapporto con Francesco Totti:
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Spalletti: “Con Totti sono rimasto lo stesso, ma ho messo sempre al primo posto la squadra”
L'ex tecnico giallorosso torna sul rapporto con il numero 10: "Sono successe cose che hanno cambiato i miei comportamenti, ma gli auguro una grande carriera"
Ora sono nel mio luogo preferito di casa mia, la stanza delle cose a cui sono più affezionato. Queste pareti mi ricordano quanto è stupendo questo sport, che mi ha permesso di fare una vita da re, di conoscere campioni e stare a contatto con personaggi unici nel loro genere. In un'altra vita normale non avrei potuto fare certe cose, come Bocelli che canta dal vivo senza microfono nella palestra dell'Inter ed essere ricevuto dal Papa.
Come si esce da questo caos?
E' il più grande infortunio di massa della storia del calcio e dello sport in generale. I calciatori si sono dovuti fermare all'improvviso come in un infortunio muscolare. Come si ripresenteranno dipenderà dalla capacità che ognuno di loro ha avuto a dialogare con il proprio corpo. Bisogna fare un applauso al personale sanitario, a medici e infermieri che si sono impegnati per migliorare le cose. E' stata una dimostracione di cosa significhi lavorare per il bene degli altri.
La Bundesliga è ripresa.
Qualunque soluzione verrà adottata farà contenti e scontenti. Quando siamo costretti a cambiare le cose in corsa non esiste una soluzione equa per tutti. Penso che bisognerà tornare a giocare mettendosi le mani sul cuore, la gente vuole vedere il calcio. Io sarei contento di veder ripartire il nostro campionato, andrà fatto soprattutto pensando a quanto ha sofferto e lottato la gente. Il calcio è uno degli strumenti più potenti per tornare lentamente alla normalità. La gente nei momenti liberi preferisce vedere il calcio, è l'intrattenimento che viene scelto di più. E noi, nei limiti della sicurezza, dobbiamo pensare anche a loro.
Il ricordo più bello dell'Inter.
Ne ho molti di bei ricordi. Siamo arrivati in fondo a entrambe le stagioni con il fiato sul collo di quelli che restavano fuori dalla Champions. Sono stati momenti forti ed emozionanti. La vittoria a Roma contro la Lazio è stato uno dei momenti che mi hanno fatto gioire di più. La vittoria nel secondo derby quando ci davano tutti per spacciati, rivedere il popolo interista gioire alla 'scala del calcio' è stato qualcosa che fa parte di questa stanza perché ci sono ricordi che portano anche a quei momenti.
Se l'aspettava di ribaltare la partita con la Lazio dopo il gol di Felipe Anderson?
Me l'aspettavo per forza. Quando si fa questo lavoro bisogna pensare assolutamente nella direzione giusta. La maniera corretta di pensiero è la prima cosa a cui badano i calciatori, che assorbono tutti gli sguardi e i movimenti. Nell'intervallo ci siamo detti le cose giuste e le reazioni sono state quelle che volevo vedere. Poi ci sono i calciatori che hanno grande forza e personalità, che non si fanno mettere all'angolino.
Conte non ha avuto i problemi di spogliatoio che ha avuto lei nello spogliatoio.
Il raggiungimento della Champions, dopo la vittoria del campionato, è l'obiettivo più importante. Chiaro che se arrivi a una finale di Champions è qualcosa di particolare, ma è superiore a vincere una Coppa Italia. Se chiedi a chi ha vinto la Coppa Italia ti dice che preferiva andare in Champions. Non ti dà un trofeo, ma ti fa partecipare al torneo più bello del mondo. Delle difficoltà le abbiamo avute. Io non ho mai fatto usare le squadre per obiettivi personali di qualcuno, ho sempre messo i risultati del club davanti a tutto. Non ho mai barattato gli obiettivi di squadra per salvaguardare la mia immagine. O si fanno le cose in maniera professionale o ci si mette mano. Si dice che i panni sporchi si lavano in famiglia, a volte si portano alla lavanderia a gettoni e si fa partire anche la centrifuga.
Videomessaggio di Sabatini: "E' facile raccontare Spalletti. E' un genio che si esprime in una concretezza: alla Roma 130 punti e una qualità straordinaria, all'Inter ha arpionato la Champions come Akab ha arpionato Moby Dick. Lo chiamavo dirimpettaio della follia, un brandello di follia è sempre necessario. Ora starà raccogliendo i suoi pensieri in campagna e immagino sia pedinato dai ricordi recenti. Gli auguro di tornare presto. La genialità si riflette nella qualità di gioco e nelle scelte. Uno per tutti dico Nainggolan, che ha spostato in avanti trasformando la Roma, che giocava in blocco nella metà campo avversaria. Un genio. Dopo tre giorni aveva già capito che Emerson Palmieri fosse un grande giocatore e l'ha subito fatto giocare, tanto che è diventata una delle più grandi plusvalenze della Roma. Il patrimonio del club affidato a Luciano subisce un incremendo esponenziale giorno dopo giorno".
Spalletti: "Mi alzo in piedi davanti a lui (si alza in piedi, ndc). Lui è un vero genio e un grandissimo amico. All'inizio ci siamo un po' annusati come fanno gli animali randagi, per capire chi si ha davanti. Poi è stata una collaborazione e un'amicizia totale fatta di professionalità e stima. Ognuno pensava di avere davanti uno più malato di lui per il calcio, passavamo nottate intere a parlare di calcio. Avremmo riempito nottate di trasmissioni a Marzullo.
Due geni quindi possono convivere.
Lui è una persona che dice le cose con una sintesi e un modo tagliente che sa fare solo lui. Se il calcio fosse un film, Sabatini sarebbe il grande regista. Sa trovare calciatori che emozionano il pubblico. Ricordo il mercato di riparazione 2015/16, senza soldi. Mi portò Perotti ed El Shaarawy, fondamentali per sterzare in quella stagione e fare bene in quelle successive. Ha una conoscenza totale del mercato.
Dove vede lei quello che gli altri non vedono nelle posizioni dei calciatori?
Si cerca sempre di rendere protagonisti i calciatori. Si va a difendere tutto quello che è il club, ma i protagonisti devono essere i calciatori. Si dialoga con loro, si sente cosa hanno da raccontare, ormai sono tutti con la testa dentro le proprie realtà e vogliono creare un marchio nella loro storia calcistica. Io ho tentato di vedere le capacità dei calciatori. Perrotta partiva mediano, vedevo nel Chievo che sapeva inserirsi nei momenti giusti, un po' come Vecino, che però ha un passo un po' più lungo mentre Simone abbinava anche altre cose oltre alla scelta. Entrambi sanno finalizzare bene le azioni, come Nainggolan. Per fare questo ci vuole lo spazio nell'area di rigore da poter usare. Con lo zero lì davanti, nel 4-2-3-0, ovvero Totti che non si faceva mai trovare lì davanti, si metteva sempre dove diventava difficile poterlo marcare. Quegli spazi lì venivano liberati per andare a trovare la posizione di Francesco, loro sono maestri nell'inserimento. Si ascoltano i loro comportamenti nell'allenamento.
Con quel modulo la Roma ha fatto grandi partite anche in Europa, come a Lione e Madrid. Come è nata quella Roma?
Era una squadra baciata dal sole di Roma, fatta di calciatori che si passavano la palla senza mai mettere in difficoltà il compagno. Il modo in cui devo dartela è come la vorrei ricevere. Per fare così ci vuole tanta qualità e loro ce l'avevano, sono i tanti passaggi faili a buon fine fanno la differenza per giocare bene a calcio come quella Roma.
Videomessaggio di Pizarro: "Io ho tanti amici a Firenze, quindi ti faccio una domanda. Un giorno ti piacerebbe allenare la Fiorentina con il progetto importante che ha in testa Commisso? Un bezo, te quiero mucho".
Spalletti: Lui è il primo che si prende la centrifuga. Lui mi ha dato una mano fondamentale. Pizarro è sempre online, è il calciatore che tiene continuamente la squadra connessa. Quando l'ho conosciuto la prima volta, Pozzo me l'ha portato negli spogliatoi a Udine. Quando l'ho visto sul lettino dei massaggi che avanzava un metro di spazio gli ho detto 'ma che giocatore mi ha portato?'. Poi nella partitella ha toccato 2000 palloni, sembrava giocasse lì da sempre. Il rispetto che ha saputo prendersi dai compagni e dalla partita era qualcosa di veramente eccezionale. Anche alla Roma ha fatto partite di un livello forse anche troppo generoso per certi versi. E' simile per certi versi a Brozovic, che vuole cercare tutti i palloni toccati dai compagni. Loro magari fanno 50 metri per toccare sempre il pallone e poi disperdono energie. Pizarro elemento eccezionale nello spogliatoio, un amico unico, oltre che ottimo cantante. All'inizio dei ritiri un tempo anche noi mister partecipavamo alla misura del peso. Un chilo era 10 euro di multa e così via. Pizarro, prima di montare sulla bilancia, cercava sempre il consenso dei campagni. Prima di salire diceva di non essere pronto, scendeva e si tagliava le unghie o la barba. Poi quando saliva ed era nel peso giusto c'era il boato della squadra e lui si metteva a cantare. Poi lui andava nel suo armadietto e prendeva un vassoio di mignon di crema e cioccolato, le offriva e poi ne mangiava 4 davanti a me perché tanto era nel peso. La Fiorentina? Non è una questione di poter spendere 200 milioni sul mercato. Io torno ad allenare perché mi piace fare questo lavoro, non vedo l'ora di farlo prima possibile. Anzi, gli allenatori adesso - soprattutto con quello che è successo - devono essere pronti ad allenare anche sei mesi. Altrimenti siamo allenatori antichi, dobbiamo allenare e migliorare quello che abbiamo a disposizione. Penso che la Fiorentina sia in buonissime mani, Iachini ha fatto vedere di avere le carte in regola per ambire a campionati di alta classifica. Poi la Fiorentina si è epressa, dicendo che io mi porto appresso un problema non facile da risolvere. Meno male che si sono accorti solo di quello.
La Roma 2016/17 è stata la rosa più completa che abbia mai allenato? Sa che ha reso Brozovic uno dei centrocampisti più completi al mondo?
Sì, era una formazione fortissima. Aveva questa qualità di passarsi bene la palla, aveva giocatori estrosi, dei campioni come Momo Salah, Nainggolan, Strootman. Non è facile trovare tutti quei campioni insieme, Manolas e Rudiger.
E Dzeko.
Con lui davanti puoi giocare qualsiasi tipo di calcio. Si dice che dobbiamo mettere un calciatore in condizione di sfruttare le proprie caratteristiche, con lui è difficile trovare il modulo in cui si esprime meglio. Lui fa vedere che si possono fare 30 gol facendone fare altri 30 ai compagni di reparto. Il suo è un calcio totale. Sa fare gol, sa attaccare la porta, sa fare il regista, tenere palla e andare in profondità. E' un calciatore completo che si trova in qualsiasi tipo di calcio. Di solito ho un buon rapporto con quasi tutti i calciatori che ho allenato, forse il suo limite è che ogni tanto si accontentava delle grandi giocate che faceva. Mi ricordo una volta, aveva fatto due gol e nella riunione di inizio settimane ho cercato di stimolarlo. Le cose si dicono a un calciatore quando ha fatto bene nella partita precedente, lo andai ad attaccare un po' e mi rispose in maniera seria perché aveva anche un grande carattere. Ma in alcuni momenti si accontentava di aver fatto due gol nella partita precedente e non si era accorto degli altri due che poteva fare. Gli ho detto che mi era sembrato un bottiglione di acqua minerale durante la partita. De Rossi glielo spiega e Edin mi risponde 'No, mister non sono un bottiglione'. E lì mi sono intimorito.
Videomessaggio di Aquilani: "I cinque anni passati insieme sono stati fantastici, ci siamo divertiti e sono cresciuto tanto, sono stati fondamentali. Abbiamo vinto e perso, abbiamo sofferto. Ma quella sera in cui mi hai bussato a casa all'una di notte, cosa volevi? Cosa pensavi?"
Spalletti: "Io sono stato 5 anni all'Empoli e all'Udinese, 7 anni alla Roma, 5 anni quasi allo Zenit. Ho speso tanto tempo nelle stesse società e ho una confidenza che va oltre lo starci un anno o qualche mese raccontando magari qualche barzelletta e stop. Si crea un rapporto diverso, si mettono le mani in cose abbastanza profonde. Io con lui ero in confidenza, era un ragazzino, uno dei belli della squadra. Gli avevo detto che lo sarei andato a trovare. Poi le cose tra di loro se le andavano a raccontare. Però io quella sera cercavo Sabatini.
Cosa è successo con Totti?
Penso di essere stato sempre lo stesso, sia nella fase 1 che nella fase 2 - come le ha chiamate lui - del nostro rapporto. Le due fasi hanno richiesto che ci fosse un atteggiamento diverso. Io con Francesco penso di avere avuto un buon rapporto. Poi per me contano i risultati della squadra e devo assolutamente passare di lì, c'è il sentimento degli sportivi davanti. Devo andare a cercare tutte quelle cose che mi fanno avere una classifica importante. La Roma in quegli anni meritava di stare fissa in Champions. Io non ho modificato niente, sono stato lo stesso. Sono successe delle cose che hanno determinato che i miei comportamenti fossero differenti, ma sempre mettendo davanti il bene della squadra e i risultati. Gli auguro di fare una grande carriera da manager, ho letto che ora fa il procuratore. Poi lo rincontrerò sicuramente, perché questo è il nostro lavoro.
Videomessaggio da Criscito: "Ho sempre un grande ricordo di lei, mi ha accolto a braccia aperte in Russia. Mi ha fatto conoscere un nuovo paese, grazie per tutto quello che ha fatto per me e la mia famiglia".
Spalletti: "Sono stati anni bellissimi. Attraverso il calcio ho visto cose che non avrei mai visto. La Russia fa parte di queste cose. Criscito ha avuto l'intelligenza e la professionalità di sapersi adattare in un posto non facile e fare una carriera di primo livello anche all'estero. Mi hanno dato il merito di averlo portato allo Zenit, e alcune volte l'ho messo in formazione anche più di una volta. Lo mettevo dove avevo bisogno di mettere le mani.
La frase Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli'.
Ha avuto un riscontro particolare quella frase, che merita una cornice. Mi ha fatto piacere vedere un medico, negli ospedali in cui sono tutti coperti, che si è scritto la frase sulla tuta. Si cercono molto queste frasi sintetiche, questa si spiega da sola. Noi spesso le cerchiamo per metterle davanti ai calciatori.
Un campione che avrebbe voluto allenare?
Tanti forti ne ho allenati, molti altri ne ho affrontati. Veri mi sarebbe piaciuto allenarlo, Rooney, Drogba, Kakà, Cannavaro, che è una persona eccezionale. Sono stato fortunatissimo ad allenare tanti campioni, che all'inizio non avrei mai creduto, quando ho iniziato a fare questa professione. Mi basta questo.
Ci racconta un altro aneddoto?
Noi allenatori pensiamo sempre di aver trovato le soluzioni, ma i giocatori trovano le scappatoie. Prima non si potevano usare i telefoni nello spogliatoi, viene messa una multa a chi dimentica queste regole e la cifra va mandata in beneficenza. C'era la multa per il telefono che suonava e la multa per chi poi rispondeva. Squilla un telefono e mi dicono che era sempre lo stesso, io mi precipito per andare a vedere chi fosse. Io gli dico 'Ora paghi' lui tira fuori il portafoglio, mi dà i soldi ma risponde comunque: "Pronto amore, stasera andiamo a cena fuori'. E tutti a ridere, perché non si pensava che qualcuno andasse anche a rispondere. Ma non vi dico chi è stato.
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