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Getty Images
Precisamente un anno fa la Roma affondava contro il Napolie arrancava nei bassifondi della classifica. Mati Soulé, allora, era poco più di un talento acerbo: partiva spesso dalla panchina e, quando entrava, non riusciva a lasciare il segno. Dodici mesi dopo, lo scenario è completamente ribaltato. La Roma è in vetta e l’argentino sta mostrando in pieno il valore dei quasi 30 milioni investiti su di lui. Soulé oggi si prende tutto: responsabilità, creatività e momenti decisivi. In assenza di Dybala è diventato il vero faro offensivo della squadra, quello che sblocca le partite, inventa la giocata che rompe gli equilibri, trascina i compagni nei frangenti più delicati. La sua trasformazione è sotto gli occhi di tutti, anche della sua famiglia - papà, fratello e amici d’infanzia - che a Cremona lo ha visto brillare dal vivo. Il 2025 di Soulé ha il sapore della favola: un’esplosione tecnica e mentale che con Gasperini sta prendendo la forma di un sogno condiviso. E oggi, più che mai, la Roma può dire di aver trovato un top player vero.
Da quella punizione meravigliosa contro il Parma, qualcosa si è acceso dentro di lui. È stato l’istante in cui Soulé ha capito davvero di appartenere a questa Roma, di poter essere l’anello mancante, il dettaglio prezioso che completa un disegno. Da quel momento non ha più smesso di sognare e, soprattutto, di far sognare. In un anno si è preso spazio, fiducia e centralità, fino a diventare un tassello imprescindibile, un giocatore che illumina e si diverte, trascinando con sé tutto l’ambiente. Già nel precampionato, sotto lo sguardo attento di Gasperini, si intuiva che potesse essere il suo anno: il gol a Pisa, l’assist nel derby, le firme contro Fiorentina e Cremonese sono solo frammenti di una crescita che oggi riempie le partite della Roma. In un attacco segnato da infortuni e da un contributo limitato dei numeri 9, Soulé è l’unica certezza: presente, continuo, sempre pronto a rispondere all’appello. Questo è un Soulé da Mondiale, maturo e determinante, pronto a contendersi un posto tra i fenomeni che compongono la nazionale albiceleste. E per completare il quadro, il gol da fuori area di ieri lo ha portato in cima all’Europa: è il giocatore con più reti dalla lunga distanza nel 2025, cinque, al pari di Gueye. Una stagione che profuma di consacrazione. Una stagione che profuma di destino.
Si era sognato a lungo di un tango argentino in grado di incantare la Roma: Dybala e Soulé insieme, a orchestrare giocate di classe e momenti di pura magia. L’idea di una Roma che parlasse argentino con loro due faceva brillare gli occhi dei tifosi. Ma la realtà, spesso implacabile, ha mostrato una verità più chiara: Soulé, senza Dybala, splende. Qualche sprazzo di coesione e armonia si era visto a Pisa, ma le altre partite hanno raccontato un’altra storia: contro Torino, Inter e Milan la squadra non ha trovato la via del gol; contro il Plzen, solo Dybala riusciva a segnare, ma non è bastato per vincere. L’unica vittoria con entrambi titolari è arrivata contro il Parma, un 2-1 che restava isolato nel tempo. In tutte queste gare, Soulé è rimasto un po’ nell’ombra, mentre Dybala era spesso il faro offensivo. Oggi, però, in assenza della Joya, l’argentino si sta rivelando il vero leader tecnico: il top player del futuro, quello su cui la Roma può contare per sognare ad occhi aperti, non solo quest’anno, ma sempre. Dybala e Soulé non saranno mai un problema: avere entrambi è un privilegio, e Gasperini troverà la formula per farli brillare insieme. Nel frattempo, Soulé splende, e la Roma, dopo anni, non è più Joya-dipendente.
Federico Grimaldi
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