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Soprannomi, pressing e personalità: così Pau Lopez ha stupito la Roma al debutto

LaPresse

Nella prima amichevole stagionale lo spagnolo subito titolare: era il primo a chiamare marcature e l'azione di disturbo appena persa la palla. E che differenza con Olsen...

Marco Prestisimone

Non c'era uno spettatore ieri a Trigoria che nel primo tempo dell'amichevole tra Roma e Tor Sapienza non abbia buttato un occhio (e un orecchio) a Pau Lopez. Fonseca nonostante i pochi giorni di allenamento insieme ai compagni l'ha subito mandato in campo da titolare: sarà lui il numero uno della prossima stagione e si è capito subito il perché. L'ex Betis ha incitato i compagni dal primo all'ultimo, ha chiamato il pressing appena persa palla (si sentiva urlare "press, press" anche a 60 metri di distanza dal pallone e anche prima di Fonseca e del suo staff) e ha guidato in italiano i movimenti di tutta la squadra, soprattutto dei due centrali.

LINGUA - Chiaro che per uno spagnolo sia più facile adattarsi all'italiano. Ma ai tifosi è piaciuto prima di tutto l'atteggiamento: propositivo con i compagni, si faceva dare il pallone appena i difensori o i mediani erano in difficoltà e li guidava anche quando erano sulla linea del centrocampo: "Marcatore Davide (Santon, ndc)", una delle frasi che si è sentita di più nei primi 45'. In questo senso è balzata subito all'occhio la differenza con Olsen: lo svedese, al netto delle difficoltà nel passare da una lingua come la sua all'italiano, è stato bocciato da Ranieri proprio perché dopo otto mesi ancora non riusciva a comunicare con i compagni. E anche ieri si è dimostrato più "silenzioso" del collega nella metà di partita che ha giocato.

SOPRANNOMI - Non sono sfuggiti alle orecchie più attente neanche tutti i soprannomi per ogni compagno. Rick, Flaco, Spina, Steve, Juan, Greg: così richiamava Karsdorp, Pastore, Nzonzi, Jesus e Defrel, oltre che Davide per Santon, uno dei più guidati perché schierato da difensore centrale. Un atteggiamento che dimostra come abbia voluto subito inserirsi rapidamente nei meccanismi di Fonseca ma soprattutto nel nuovo gruppo"Nel nostro modo di giocare la comunicazione è importante, il portiere deve muovere i giocatori in campo", ha detto subito dopo il fischio finale Fonseca. La sensazione è che da questo punto di vista possa stare tranquillo.