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Si avvicina il derby: Roma e Lazio si giocano una stagione

(di Alessio Nardo) Meno due giorni e di nuovo derby sarà. Per la terza volta quest’anno, quinta negli ultimi quindici mesi.

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(di Alessio Nardo) Meno due giorni e di nuovo derby sarà. Per la terza volta quest’anno, quinta negli ultimi quindici mesi. Inutile ricordare com’è andata nelle volte precedenti, con quel ‘quattro su quattro’ che ancora esalta i romanisti e deprime i laziali. Una stracittadina, quella di domenica, non certo dal sapore di scudetto ma assai importante. C’è un onore da difendere, una classifica da sistemare ed una stagione da impreziosire. La Roma ha già fatto suoi due derby ma non basta: serve un altro exploit per continuare a sperare nel quarto posto. E la Lazio, attuale quarta, non ha intenzione di finire al tappeto per l’ennesima volta. La zona Champions è un bene prezioso e va difeso a tutti i costi.

PARADOSSALE SERENITA’ – In casa Roma non si respira un clima di attesa eccessiva. Sarà la stagione negativa, sarà la scoppola incassata martedì a Donetsk con tanto di figuraccia (il folle gesto di De Rossi nei confronti di Srna è imperdonabile), sarà l’imminente cambio societario alle viste. Questo derby è considerato un impegno sì importante, ma non la gara chiave di un intero anno. Eppure lo è, classifica alla mano. Un’eventuale vittoria porterebbe la Lazio a soli due punti di distacco, con l’Udinese (altra rivale per l’Europa), impegnata in una difficile trasferta a Cagliari. Il clima non è di esaltazione, non c’è entusiasmo, quasi indifferenza. Manca Ranieri, l’uomo derby, ma c’è Montella, altro fedele amico delle stracittadine ai tempi di Capello. Per Vincenzino, impresa di Donetsk a parte, quella con la Lazio sarà la prima grande sfida da tecnico. Non dovrà fallire, così come i giocatori, attesi comunque dallo zoccolo duro del tifo ad una prova di grande carattere e orgoglio. Battere i cugini non sarebbe la cura di tutti i mali, ma restituirebbe un po’ di allegria ad un ambiente in standby. Bisogna approfittare del momento, di una Lazio con tanta pressione addosso, di un Olimpico che proverà a spingere De Rossi e compagni verso la ‘manita’. Di questi tempi, ci si deve accontentare di quel che il convento passa.

QUANTA PRESSIONE – Se ci riferiamo al derby, un dato è chiarissimo. Da quando Delio Rossi ha abbandonato la panchina laziale, le cose son cambiate. Sino a due anni fa la stracittadina era un appuntamento sofferto e patito (sia sotto il profilo tattico che mentale) dalla Roma spallettiana, quasi sempre imbrigliata dall’ottima organizzazione di Delio. Si poteva vincere o perdere, ma erano i biancocelesti ad apparire più svelti, veloci, determinati e volitivi. Poi, qualcosa è cambiato. E’ arrivato Ranieri da una parte e sul fronte laziale si sono alternati Ballardini e Reja. La tendenza si è invertita: è la Lazio a soffrire maledettamente il derby, sul piano soprattutto psicologico. Non a caso nelle ultime quattro sfide con la Roma sono arrivati altrettanti ko. Reja è più difensivista, tende ad aspettare l’avversario. E se i giallorossi hanno la chance di far gioco diventano pericolosi anche in periodi di crisi, per via di una qualità tecnica generale molto alta. Non è dato sapere se stavolta Reja partirà in quarta, mostrando alla platea una Lazio aggressiva e offensiva. E’ quel che servirebbe viste le condizioni non sfavillanti dell’avversario e soprattutto classifica alla mano: giocare per il pari raramente offre benefici. Urge vincere, per interrompere la striscia di sconfitte e spedire i cuginastri a -8, eliminandoli di fatto dalla corsa europea. Tante motivazioni positive, che in un derby spesso si tramutano in pressione negativa. Sarà l’esame degli esami per la Lazio. Hernanes e soci riusciranno a superarlo a pieni voti?