(di Daniele Scasseddu) – Amarezza ed umiliazione: il torello negli ultimi minuti della partita di ieri dice tutto. La Roma perde la faccia nella partita che doveva rappresentare la svolta della stagione.
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Senza De Rossi, sconfitti ed umiliati
(di Daniele Scasseddu) – Amarezza ed umiliazione: il torello negli ultimi minuti della partita di ieri dice tutto. La Roma perde la faccia nella partita che doveva rappresentare la svolta della stagione.
Assurdo tutto, assurde le scelte tecniche, assurdo il nostro atroce destino che come sempre ci volta le spalle nel momento di maggior bisogno. Domenica il derby al quale arriviamo tutt’altro che tranquilli!
UMILIATI! -L’Atalanta ha giocato, la Roma ha osservato. Prima sorpresa, poi squinternata, infine umiliata. Sempre frastornata. Il disastro della squadra di Luis Enrique si è compiuto in ogni angolo del campo, in ogni frangente della gara e in ogni aspetto della sfida. Tutto il bene da una parte, tutto il male dall’altra, come era successo qualche tempo fa a Firenze, allora gli espulsi della Roma furono tre, stavolta si sono fermati a due (Osvaldo e Cassetti), ma con un disagio ancora più preoccupante, un’impotenza totale di fronte a un avversario che non l’ha mai fatta respirare. Non c’è mai stata partita. L’Atalanta ha condotto la partita in lungo ed in largo dal primo all’ultimo minuto. Ogni volta che la squadra di Colantuono conquistava la palla trovava una prateria libera davanti a Marliungo e Denis. I due attaccanti si abbattevano sulla difesa della Roma a piena velocità, che inerme assisteva senza battere ciglio.
E se fino a sabato tutti parlavano di rincorsa alla Champions League, adesso la Roma si è di nuovo asserragliata nel tugurio dei suoi dubbi. Non merita neanche l’Europa League questa squadra così nevrotica nelle prestazioni, al di là della classifica che già è una condanna. Con l’autodistruzione di Bergamo siamo a undici sconfitte stagionali, di cui nove in campionato. Trentuno gol incassati, con una fase difensiva tragicomica e il povero Stekelenburg crivellato di colpi. Un solo punto in trasferta nel 2012, strappato a Catania.
“DE ROSSI NON ERA PRONTO” -Dieci minuti di ritardo alla riunione tecnica delle ore 13, dopo pranzo e prima di andare allo stadio. Luis Enrique inflessibile: De Rossi in tribuna. L’asturiano comunica il provvedimento al giocatore che doveva essere, assente Totti, il capitano. E ai dirigenti. «Se uno non arriva puntuale, non è con la testa in partita» la motivazione girata a Baldini, a Fenucci e Sabatini. Che si adeguano. Ma mostrano imbarazzo, quando il club, con le loro parole, deve metterci la faccia. Basta guardare Baldini per capire quanto sia in difficoltà: «Daniele ha avuto un ritardo alla riunione tecnica, non conosco i particolari, e l’allenatore ha pensato che non fosse pronto per giocare. Dispiace che a incappare è stato un giocatore esemplare e che di solito detta le regole di comportamento. Ma se dalle poche regole che abbiamo si deroga, se ne pagano le conseguenze. E’ pericoloso fare eccezione ai giocatori simbolo». De Rossi come tutti gli altri per Luis Enrique. Che, come a fine novembre con Osvaldo, interviene in prima persona. La società, anche se in questo caso dà l’impressione di consiserare la punizione esagerata, ne prende atto.
Come spiega Baldini: «Lui decide, ma noi avalliamo. Le regole sono due-tre e non transige: sa che non c’è convenienza per la squadra, ma alla lunga speriamo di sì. Ho parlato con Daniele: ovviamente non era felice. Ha però compreso e accettato la decisione». Se l’espressione di De Rossi è buia, quella dell’asturiano è agitata.Rivela il dg: «Arrivati al campo, Luis era particolarmente scosso, scuro in volto. Non escludo che abbia preso la decisione mentre venivamo dall’albergo al campo. Aveva un tormento nel tragitto». Per il centrocampista «è l’allenatore migliore che ho avuto».Quindi per Baldini non ci sarà un distacco tra i due: «Escludo che si possa guastare il rapporto per la stima reciproca che nutrono, sono convinto che non inciderà». Il dg ammette che l’esclusione può aver condizionato il gruppo: «Credo che la squadra abbia risentito nei primi minuti di questa decisione: l’allenatore sapeva che avremmo potuto pagar dazio per questa cosa».
A calmare le acque ci ha pensato lo stesso De Rossi, parlando dal ritiro della nazionale: “Io credo di essere un ‘uomo da spogliatoio’ ho sentito le parole dell'allenatore e il mio allenatore dice che non dobbiamo entrare nel dettaglio io non lo faccio, lo ha fatto la società fondamentalmente. Siamo uno spogliatoio unito, siamo tutti sulla stessa barca. Se vorrà lo chiarirà lui più avanti. Veramente non c’è niente di che, non ho offeso nessuno non ho fatto a botte con Kjaer, non ho offeso lui ne ho sentite tante”
EMERGENZA DERBY -E adesso sono tanti i problemi di Luis Enrique, che insegue di nuovo la Lazio (e l’Udinese) a -7 e soltanto con una vittoria può tornare in corsa per la Champions League. «Si è fatta dura ma continuiamo a credere al terzo posto - ha promesso Fenucci - lotteremo fino all’ultima giornata». Oltre a Osvaldo e a Cassetti, che comunque non avrebbe giocato, mancherà per squalifica Gago che era in diffida e ha preso l’ammonizione che lo costringe a fermarsi. Almeno contro la Lazio torneranno Totti e, se non scoppiano altre bombe, De Rossi. «No, non ci saranno strascichi» ha garantito Fenucci. Anche perché il giocatore non sembra intenzionato ad allungare le distanze dall’allenatore. Totti ha scontato la squalifica contro l’Atalanta, mentre De Rossi ha pagato la sospensione decisa da Luis Enrique. Sono recuperi non esattamente marginali: senza Totti, la Roma ha perso sei partite su otto; senza De Rossi, in campionato ha battuto solo il Cesena. Dunque in attacco rivedremo con ogni probabilità l’attacco composto da Totti, Lamela e Borini, che all’Olimpico ha fatto scintille contro Cesena e Inter. A centrocampo, con De Rossi e Pjanic sicuri, si giocano la terza maglia Marquinho, Simplicio e Greco. In difesa infine può esserci un cambio sugli esterni, con Rosi e Josè Angel in ballottaggio, mentre la coppia Juan-Heinze dovrebbe essere confermata. A meno che Luis Enrique non decida di stupire ancora ripescando Kjaer, ieri in tribuna e un girone fa determinante a favore della Lazio.
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