La parte finale del calciomercato è stata come al solito ricca di colpi di scena, anche se la tristezza dei nomi per i quali ci si è scannati è evidente. Un’analisi finanziaria è inutile, perché quasi tutti i grandi club hanno chiuso in equilibrio questa sessione, grazie all’ormai mitico prestito con diritto di riscatto.
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Lo scudettino di Sabatini
"Nessun dubbio che abbia vinto la Roma, con Sabatini stra-bravo come al solito a vendere: incassare più di 25 milioni dalla cessione di un giocatore scontento come Benatia è stata un’impresa senz’altro superiore all’acquisto di Iturbe per 22"
In sostanza un differimento delle uscite, sempre che poi si decida di procedere ai riscatto. Più interessante è vedere come questo attivismo ha cambiato i valori sportivi in campo, squadra per squadra, riferiti alle sette sorelle del 2014 (rispetto a quelle di fine anni Novanta c’è il Napoli al posto del Parma).
Nessun dubbio che abbia vinto la Roma, con Sabatini stra-bravo come al solito a vendere: incassare più di 25 milioni dalla cessione di un giocatore scontento come Benatia è stata un’impresa senz’altro superiore all’acquisto di Iturbe per 22. Ma è tutta la Roma che nel complesso si è rafforzata in difesa, fra Astori, Manolas, Yanga-Mbiwa e Cole. È piaciuto molto anche il mercato di Lotito, che forse ha capito che in questo clima di depressione il salto di qualità è più facile. Non è un caso che le romane siano quelle che ufficialmente hanno messo più soldi veri in campo, chiudendo con un rosso di mercato ben superiore ai 20 milioni.
Anche la Lazio ha lavorato molto sulla difesa, cambiando la quasi totalmente. Basta sulla destra, De Vrij in mezzo, Gemtiletti come utile alternativa. Poi a centrocampo un nazionale come Parolo e in attacco un Djordjevic che come vice Klose ci sta tutto.
Prima come valore assoluto ma terza sul mercato è stata senza dubbio la Juventus: Coman e Romulo possono essere, rapportati all’esborso, dei veri colpi mentre Morata è un punto interrogativo e alla fine la va vittoria è quella di avere tenuto Vidal e Pogba, per mancanza di offerte irrinunciabili, e di avere cambiato non del tutto volontariamente l’allenatore.Una squadra vincente data in mano a un tecnico di impostazione mentale diversa, come è Allegri rispetto a Conte (per non citare Capello rispetto a Sacchi), può trovare nuovo entusiasmo. Di sicuro meglio un allenatore che non abbia già pronto l’alibi del mercato.
Quarto posto nella classifica del mercato delle sette sorelle all’Inter, che ha dato a Mazzarri una squadra molto mazzarriana con tutti i pro e i contro del caso. Difficile vedere il tiqui taca con M’Vila e Medel, difficile vedere nel 33enne Vidic un pilastro del futuro, ma buona l’operazione Dodo e doverosa la scommessa su Osvaldo. Scommesse anche al Milan, a partire da Fernando Torres e Menez, anche se ovviamente la scommessa più grande di tutte è stata la cessione di Balotelli.
Sesto posto alla Fiorentina, che ha resistito alle offre per Cuadrado e ultimo al Napoli perché ha legato il suo mercato a una partita ad altissimo rischio come i playoff Champions. Fosse andato bene, magari saremmo qui ad esaltare il genio di De Laurentiis bravo a piazzare la zampata finale. Ma è andata male.
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