(di Claudio Urbani - ForzaRoma Stadio) Sembra quasi che qualcuno si diverta con la Roma.
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Scoprire dove il sogno può arrivare
(di Claudio Urbani – ForzaRoma Stadio) Sembra quasi che qualcuno si diverta con la Roma.
Si faccia beffe delle ambizioni giallorosse spostando in volo l'asticella del salto in alto, in avanti il traguardo dei 100 metri, deviando dal centro la freccia tirata dall'arco.
Sarebbe bello potersela prendere con qualche buontempone in vena di scherzi, ma purtroppo non è così. Chi si fa beffe della Roma è...la Roma stessa: inarrestabile con il Cesena, tremolante sotto la pioggia di Catania, arrembante nel finale convulso con il Bologna e poi agnello sacrificale a Cagliari, travolgente con la caricatura dell'Inter e poi arrendevole e imbelle contro il modesto Siena.
Per il gioco, stucchevole, dell'up and down, oggi con il Parma si dovrebbe vedere faville dai prodi giallorossi, ma possiamo fidarci sulla parola? No, diremmo di no, e in ogni caso bisogna che tutti noi (mass media compresi, anzi forse in primis) ci togliamo dalla testa la Roma di Falcao e Di Bartolomei, di Nela e Cerezo, di Batistuta e Samuel, di Cafu e Totti (sì, lui c'è ancora, ma ha 11 anni di più e i suoi compagni non sono i succitati...) .
Dobbiamo crescere, tutti. Prima cosa da fare, a nostro modesto avviso: basta dare Premi Nobel e honoris causa a prescindere. Sabatini è un fenomeno del mercato? Bene, lo deve dimostrare ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Baldini è il miglior manager del pianeta pallonaro? Bene, idem come sopra.
Se un giovane ( o meno giovane...) fa mirabilie non è il nuovo Messi e se fa una sciocchezza non è il nuovo Cesar Gomez. Luis Enrique (da chi scrive stimato) non può essere la versione sofisticata di Guardiola un giorno e l'epigono di Carlos Bianchi l'altro.
L'entusiasmo non deve tramutarsi in fanatila smo e la delusione in disperazione. Lo scotto all'inesperienza e alla fretta con cui si è costruita una società, prima ancora che una squdra è questo ed anzi, forse possiamo ritenerci fortunati di pagarlo in un anno horribilis di molti club italiani, che sconsente a una Roma da esaurimento nervoso di essere a "soli" sette punti dal preliminare di Champions, che in questo momento spetterebbe alla squadra guidata in panchina dal più scarso allenatore italiano, A e B comprese.
Calma, dunque, e si approfitti di questa stagione di disincanto per imparare dagli errori e lavorare duro per riportare il club nell'eccellenza. Lo ribadiamo: la Roma non può (non deve) valorizzare i giovani, prendersi gli applausi, farsi dire "bravo" di chi ti ha appena battuto (il caso Sannino, prodigo di elogi (in buona fede, sinceri ma non per questo meno amari) per Luis Enrique brucia ancora). La Roma deve fare le prime due cose ma solo se propedeutiche al progetto di "provare" a vincere, per competere. Se si pensa che non valga la pena correre questo rischio, perseguire questo sogno ambizioso ma terribilmente arduo da realizzare, è bene dirlo subito: i profeti (guardate Celentano...) ormai prendono solo pernacchie se raccontano sempre la stessa storiellina imparata a memoria.
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