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Schick: “L’Italia era il mio sogno, ora è la Premier. Allo Sparta mi avevano detto di smettere col calcio”

L'attaccante ceco: "Il Lipsia una scelta giustissima. Avevo parlato anche col Dortmund, Everton e Valencia, ma ho voluto Nagelsmann"

Marco Prestisimone

Con la Bundesliga ferma come gli altri campionati europei, tempo di riflessioni anche per Schick. L'attaccante ceco ora al Lipsia stava facendo una grande stagione e il riscatto si stava avvicinando, garantendo quasi 30 milioni di euro alla Roma. Ora con lo stop al calcio, ogni programma è stato rimandato. Ma Patrik non cambia idea sulla scelta fatta in estate: "Quando ho lasciato la Repubblica Ceca il mio sogno era l'Italia e l'ho realizzato - ha raccontato a iSport.cz -. Ora sono attratto dall'Inghilterra, sono sincero. Però il Lipsia è stata una decisione giustissima per la mia carriera. Avevo parlato anche col Dortmund, Leverkusen e Schalke qui in Germania. In Inghilterra c'erano Everton, Crystal Palace e in Spagna il Valencia. Ma sentivo che il Lipsia mi desiderasse di più, mi piaceva lo stile di gioco e l'allenatore Nagelsmann. Ora sono sicuro di aver scelto bene". 

La sua carriera può tornare quindi a risplendere dopo due stagioni da dimenticare con la maglia della Roma. Ma non è stato quello in giallorosso l'unico momento difficile della sua carriera, anzi. Tanto che racconta di un aneddoto particolare di quando era nelle giovanili dello Sparta Praga: "Lo Sparta ce l'ho nel cuore, ma alcune persone che sono lì, no. Una volta con l'U16 abbiamo giocato a Jablonec e abbiamo vinto 3-0 e io ho segnato due gol. Uno particolarmente bello con uno stop di petto e un tiro sotto la traversa da più di venti metri. Abbiamo preso l'autobus per tornare a Praga, tutto andava bene. Siamo tornati al centro sportivo e l'allenatore Miroslav Krieg mi disse che Hřebík (direttore sportivo, ndc) e Hašek (l'allenatore della prima squadra in quel momento) mi stanno aspettando in sala video. Ho pensato tra me e me che sarebbe stato per farmi i complimenti". 

Le cose invece andarono diversamente, racconta Schick: "Sono arrivato lì, ho visto subito che non erano molto di buon umore. Hanno riprodotto un video di come ho giocato male in attacco e hanno usato espressioni anche piuttosto cattive. All'inizio era solo: "Ma come diavolo ti muovi?". Poi Hašek ha aggiunto che avrei dovuto lasciare il calcio e appendere le scarpe al chiodo". Difficile che adesso non abbiano cambiato idea.