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De Rossi: “La Roma non ha paura delle trasferte. Non ho giocatori presi all’oratorio”

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Le parole del tecnico giallorosso alla vigilia della partita contro la Salernitana: "Ho una squadra forte, i problemi in trasferta sono fasi della stagione. Mi piace lo slogan di Mourinho sulla squadra di 'banditi'"
Redazione

Dopo l'esordio vincente col Verona, la Roma di Daniele De Rossi cerca altri tre punti sul campo della Salernitana, fondamentali per la corsa Champions. Soprattutto dopo la vittoria dell'Atalanta e lo scontro diretto tra Lazio e Napoli. Il tecnico giallorosso, reduce anche dal successo in amichevole con l'Al Shabab, cerca conferme col nuovo modulo e qualche recupero fondamentale come Mancini e Cristante rientrati dalla squalifica. Alla vigilia della sfida dell'Arechi contro la squadra di Pippo Inzaghi ultima in classifica, De Rossi prende la parola in conferenza stampa.

DE ROSSI IN CONFERENZA STAMPA

Cosa rappresenta la finale di Sinner per un uomo di sport come lei? "Emozionante. Lo sport italiano arriva sempre nell'elite in tutti gli sport mondiali. Ma questo è uno sport molto popolare, se ne parla tanto e fa il giro del mondo, il fatto che ci sia un ragazzo italiano, ma aggiungo anche educato e pulito che sembra una bella persona anche se non lo conosco, ci fa sentire doppiamente orgogliosi per l'immagine che esportiamo e il campione che possiamo tifare. Ero in vacanza con mia moglie mettevamo la sveglia a New York o cercavano di far combaciare i nostri impegni per vedere le partite in albergo, mi sembra il Master di Torino, così anche per la Coppa Davis. Purtroppo ho tante cose da fare e non guarderò la partita, ma mi auguro faccia una grande finale".

C'è una data per il ritorno di Smalling? "Si sta allenando insieme a Sanches e Kumbulla. Fanno il loro percorso, noi li monitoriamo quotidianamente, io vado lì guardo gli allenamenti e mi sembrano abbastanza sciolti nei movimenti. Penso che nelle prossime settimane, forse già dalla prossima, potrebbero tornare a fare qualcosa con noi, ma è presto per dare una data di ritorno in formazione. Per questi infortuni lunghi bisogna valutare giorno per giorno".

Ha già deciso le gerarchie in porta o deve valutare qualcosa? "Le gerarchie in porta ho decise quando sono arrivato. Rui aveva parato molto bene in questi mesi, non cambia la mia opinione per una partita. Il portiere deve avere gerarchie ben stabilite, che poi non sono eterne ovviamente, bisogna guardare le prestazioni. Sono contento di entrambi, Svilar lo conoscevo meno ma mi ha impressionato per completezza a livello di portiere. Un errore non cambia la mia opinione su Rui, che secondo me negli ultimi mesi ci ha salvato le partite. Anche se non ero qui guardavo le partite. È concentrato su lunedì e non sul passato, sono molto sereno da quel punto di vista".

Che caratteristiche ha la Salernitana? Possono aumentare le difficoltà giocando con una squadra ultima in classifica? “Sì, le difficoltà aumentano. Hanno avuto dei problemi oggettivi se sono lì. Aumentano perché nella seconda parte della stagione pesano di più e chi deve salvarsi dà sempre qualcosa in più. Non ho mai giocato a Salerno, sono curioso perché mi sembra uno stadio e una curva emozionante. Sarà una spinta in più per loro, peccato che non potremo averla anche noi che è quella solita dei nostri tifosi in trasferta. Giocheremo anche per loro. La Salernitana ha un bravo allenatore e tanta qualità soprattutto in fase offensiva, ha giocatori di qualità, dovremo stare tanto attenti. Ha giocatori diversi tra loro, esplosivi, più vecchietti ma con grande qualità come i miei amici Candreva e Fazio, che però non so se ci sarà. Hanno una squadra interessante, sarà una partita difficile. A bocce ferme non avrei pensato di trovarli così in basso, hanno una rosa importante. Hanno perso all’ultimo con la Juve, pareggiavano 0-0 con l'Inter fino all'ingresso di Lautaro, hanno battuto la Lazio e pareggiato col Milan, con le grandi hanno fatto risultati temibili. Andiamo lì per fare la partita perché sappiamo di essere molto forti”.

Come si supera questo problema emotivo e mentale delle partite in trasferta. Mourinho vedeva una mancanza di personalità, impaurita di giocare lontano dall'Olimpico. Il mister chiedeva una squadra di ‘banditi’, lei che squadra chiede? “Citi il mister, dovresti chiedere a lui cosa ha visto in quei periodi, perché ha visto paura. Io valuto quello che vedo e vedo giocatori con personalità. E anche se faccio un passo indietro nelle loro carriere, sono giocatori che in trasferta ci hanno giocato e vinto, ci hanno portato in finale in Europa, Cristante e Spinazzola hanno vinto un Europeo fuori casa in Inghilterra in finale. Ci sono momenti in cui le cose vanno male in casa e altri in cui vanno male fuori casa, sono fasi della stagione. Squadra di banditi mi piace come slogan, nel calcio bisogna avere anche quella spigolosità e cattiveria agonistica che ti fa portare via punti anche in maniera sporca in partite non belle. Io voglio una squadra di grandi giocatori e penso di averla, nella personalità non penso di avere una squadra che pecca da questo punto di vista, anzi”.

Come cambia la Roma con Cristante e con Paredes? “Per me possono giocare insieme. Cristante è un pilastro in campo e nello spogliatoio, secondo me anche della Nazionale. Le mie parole in quel momento erano sull'essere umano. La domanda era 'bisogna essere romani per andare avanti nella Roma? No, c'è uno che non è romano e fa il suo lavoro come vorrei che lo facessero tutti perché è un professionista serio, aiuta i compagni. Continuo a essere affascinato da lui, sono contento che rientri, avrei voluto averlo anche nella prima partita. Cambiano le caratteristiche più che lo schieramento, alcune geometrie. Leo ha più qualità, Bryan ha più inserimento e dinamismo, più fisicità e tiro. Ma cambiano le caratteristiche come per qualsiasi altro giocatore, come se giocasse Azmoun al posto di Lukaku o se cambiasse il portiere. Cambieranno le dinamiche legate alle caratteristiche, ma la nostra idea di gioco non cambia, sono giocatori di personalità e tecnici. Possono anche giocare insieme”.

Come stanno Dybala, Huijsen e Mancini dopo i rispettivi infortuni? E Aouar come può inserirsi, come sta dopo l'eliminazione dalla Coppa d'Africa? “Paulo l'ho visto bene, si è allenato al 100% con i compagni e mi è sembrato più brillante rispetto alla prima settimana, lo vedevo un po’ affaticato e lui stesso ci diceva che non era libero al 100%. Dean si è fermato qualche giorno ma credo stia bene, ieri si è allenato con noi ma abbiamo fatto relativamente poco. Oggi riproverà ma penso che partirà con noi senza problemi. Mancio sta bene, non si era mai allenato con noi e aveva solo guardato, ma mi è piaciuta la condizione fisica e come si è proposto e buttato nella mischia, con l’entusiasmo giusto. Aouar non è stato in vacanza, è allenato, mi ha raccontato tra spostamenti e viaggi di notte, ha dormito poco. Il primo giorno che è tornato si sentiva sballottato, da un continente all'altro, ma è attivo e lo reputo prontissimo per giocare”.

Ha preso una squadra che in alcuni reparti era più in difficoltà rispetto ad altri. Però si è visto già qualcosa in fase di possesso e non possesso. C'è una vecchia storia che serve una preparazione per vedere qualcosa, quindi è merito dei ragazzi che sono particolarmente ricettivi? A che livello siete? “Un ritiro precampionato e un lasso di tempo più lungo ti aiutano tanto a far entrare dei concetti. Magari parti dal primo step, poi fai il secondo e il terzo. Qui devi andare a botta sicura, sperando che certe cose già le sappiano. Quindi il merito è loro, chi mi conosce sa che nessuno può permettersi di toccare i miei ragazzi della Spal. Continuo a sentirli e amarli e sentirli come il primo giorno che li ho allenati. Ma si vede che ci ho messo un po' più di tempo per entrargli dentro con determinati concetti, invece questi manca poco che sono lo a insegnare a me. Questi invece sono giocatori fatti e formati, sanno tante cose calcisticamente e tatticamente, hanno giocato con 100 allenatori diversi in carriera, hanno qualità incredibili. Se con la Spal abbiamo visto qualcosa dopo 3-4 partite e li ringrazio sempre, perchè mi sono divertito - a volte, non sempre - a vederli giocare ma lì ero anche io troppo inesperto, qui invece sono tanto ricettivi e tanto pronti. Se vedete belle partite è merito loro, poi sono stati allenati da un allenatore forte per tre anni. Non li abbiamo presi all’oratorio, è gente che sa di calcio, è stata allenata bene e sta bene fisicamente, io do solo qualche idea che può aiutarci a portare a casa più punti possibili. Loro sembra che gradiscano queste idee, che le assimilino, ma ci vuole tempo per far vedere un’impronta. Il tempo aiuta, soprattutto senza partite decisive ogni 4-5 giorni”.

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