(di Giovanni Gallo) -“Ci sono delle cose su cui ci confrontiamo, per adesso posso dire che mi tranquillizza molto, mi piace. Abbiamo grande empatia, sarà questione di tabagismo”
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Sabatini-Zeman, questione di tabagismo
(di Giovanni Gallo) – “Ci sono delle cose su cui ci confrontiamo, per adesso posso dire che mi tranquillizza molto, mi piace. Abbiamo grande empatia, sarà questione di tabagismo”
Queste parole concludono la conferenza stampa di Sabatini, svolta nella giornata di ieri. Sereno, rilassato, a tratti felice nel nominare Zeman. “L'allenatore mi sta rigenerando: gli dico 'Sdengo, sono un po' preoccupato per la difesa', lui mi risponde: 'Non ti preoccupare, attaccheremo'. Questo ci rigenera”
Un punto molto importante del nuovo corso 2012-2013; due caratteri simili di uomini concreti e di campo. Il ds parla di mercato con la sicurezza di aver creato, con il mercato della scorsa stagione, una base solida su cui continuare il proprio lavoro, nomina continuamente Pjanic, Lamela e Osvaldo, con i punti fermi De Rossi e Totti. Le zone da rinforzare sono chiare da tempo, acquisti mirati, come si auspicava l’anno scorso dopo gli undici acquisti e si sente nell’aria un’apparente rilassatezza di aver concluso tutte le operazioni di mercato su cui si puntava, rimanendo le porte aperte a un colpo verso la fine del mercato.
"L'annuncio è questo, io non potrò fumare. Zeman me lo ha sconsigliato, sta cercando di non farmi fumare, ma fumerò". La squadra non è l’unica cosa che si sta amalgamando, grande complicità tra gli “uomini di campo” della società:"Zeman vuole mettere in campo una Roma bella, efficace, offensivo, che abbia soluzioni e divertire la gente. Insieme troveremo la soluzione per farlo". Fiducia reciproca anche negli acquisti:“Tachtsidis è una richiesta dell'allenatore. Mi fido di lui, c'è un'empatia feroce che non è determinata solo dal fumo. Lui mi ha detto ‘prendilo e ne farò un campione’. Io mi fido di Zeman, cercheremo di farlo”
Zeman ha l’esperienza che dà sicurezza alla dirigenza giallorossa, un ds Sabatini meno protettivo e responsabilizzato come invece doveva esserlo verso Luis Enrique, al suo primo anno da allenatore A e in un campionato diverso. Un’armonia basata sul lavoro e caratteri similmente complicati, o forse è semplicemente questione di tabagismo.
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