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Sabatini: “Pastore, che rimpianto. Alla Roma ho sofferto per alcune cessioni, ma c’era necessità”

L'ex ds giallorosso sul Flaco: "Giocava un calcio da sogno, ha fatto una buona carriera ma poi si è seduto. Cessioni? C'era bisogno di fatturare"

Redazione

Qualche giorno fa è tornato al lavoro, mettendosi alle spalle i problemi di salute dovuti al fumo. Walter Sabatini è ripartito e con lui i suoi sogni, che lo hanno sempre mosso nelle operazioni di mercat: "Ma un tempo era più romantico. Nel calcio vedo tutto quello che si può conoscere nella vita e anche oltre la vita, è come l'Aleph di Borges. Trattare oggi con i procuratori non è così difficile: non tutti sono delinquenti, in tanti lo fanno con scrupolo - le parole dell'ex ds della Roma a Rai Tre -. Dario Canovi per esempio ha praticamente inventato questo mestiere. Per comprare un giocatore devo rimanerne affascinato, mi devo emozionare. Immagino in anticipo quello che può fare in campo, perché è questa la mia peculiarità".

Poi sui singoli: "Il mio più grande rimpianto? È stato Pastore: giocava un calcio da sogno, ha fatto una buona carriera però poi si è totalmente seduto, e gliel'ho anche detto. Per non parlare di Iturbe o Dodò. Bidoni? Ho le mie colpe. Qualche volta ci aspettiamo troppo dai giocatori stranieri, giocare qui in Italia non è semplice. Alla Roma anche io ho sofferto nel cedere alcuni giocatori, ma in quel momento la Roma aveva bisogno di fatturare: era un problema che la società doveva affrontare".