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Sabatini (AUDIO): “Vorrei finire la mia carriera qui. La rosa sarà adeguata cambiando poco e Pjanic rimane a Roma”

Il DS della Roma Walter Sabatini è stato intervistato da Roma Channel. Ecco le sue parole:  “De Rossi? Il fatto non sussiste, sarà impopolare dirlo: ha voluto creare impedimento. Garcia infonde tranquillità, coesione e forza.

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Il DS della Roma Walter Sabatini è stato intervistato da Roma Channel. Ecco le sue parole:  "De Rossi? Il fatto non sussiste, sarà impopolare dirlo: ha voluto creare impedimento. Garcia infonde tranquillità, coesione e forza. Ha qualità straordinarie. Siamo contenti di averlo portato qui. Il campionato ancora aperto, vogliamo difendere la seconda posizione, ma attaccare anche la prima. La Roma sarà adeguatamente integrata, cambiando poco". 

Il rinnovo... 

"Mi ha fatto molto piacere. Rinnovare per tre anni è una novità per me, ma inevitabile. Il presidente tiene molto al suo gruppo di lavoro e lo vuole unito e coeso per molto tempo, questo fa parte di una sua progettualità e ho voluto assecondarlo. Era anche la motivazione primaria ma ce n'è un'altra molto importante, decisiva per me, ossia che farei fatica a pensarmi altrove. La Roma è la mia tappa finale, non penso a un'altra squadra".

Cosa l'ha convinta del progetto Roma?

"La Roma è un progetto quotidiano, fatto di lavoro e idee. Mi ha convinto questo progetto che stiamo portando avanti per una grande squadra e una grande città, tutti i giorni sviluppiamo un unico progetto. Porterò questa squadra a livelli molto alti e ll'obbiettivo è che ci rimanga. E' il motivo per cui faccio questo mestiere".

Questa è la Roma figlia dei primi due anni?

"I primi due anni sono stati etichettati come fallimento ma sono serviti ad introdurre le cose che abbiamo. Si raccontano solo le sconfitte, l’avvento di Baldini: cercherei di ripristinare la verità. Provo fastidio a pensare che si dica che lui è un somaro. Ha sempre lavorato in sintonia con me ed è un artefice. Inoltre gli sono grato per avermi portato qui".

Roma anti Juventus: lo pensava ad inizio anno?

"Sì, lo pensavo. Non avrei potuto dirlo con certezza ma avevo il sentore che la squadra fosse forte: non era una speranza ma un pensiero solido, concreto".

Trova giusto il distacco dai bianconeri?

"Potrei anche non trovarlo giusto ma lo considero inevitabile. Sono stati fortunati in alcuni casi ma bisogna riconoscergli il merito. Attaccheremo la prima, difendendo la seconda posizione. Siamo sicuri che non sia finita".

Alcune decisioni arbitrali fanno discutere

"La domenica sera riguardando le cose qualche rammarico si materializza. Quando parlavo di fortuna parlavo anche di alcune decisioni ma non ne farei un discorso trainante. Dobbiamo vincere le nostre partite sperando che le altre rallentino un pò".

La squalifica a De Rossi...

"Il fatto non sussiste. So che non sono popolare per la cognizione della collettività: ma quello che ha fatto Daniele credo sia stato solo un eccesso tattico, una contromisura in un grappolo di uomini in area di rigore. Lui lo ha fatto troppo vivacemente ma non ha toccato con il pugno l’avversario. Non c’era alcuna cattiveria, la definirei furbizia. L’arbitro vede il grappolo di uomini ma non vede, perchè non c’è, il pugno. E’ una cosa eccessiva la conseguenza che si è configurata: mi è dispiaciuto. La televisione determina gli indirizzi, i pensieri e le decisioni: oggi siamo al loro servizio ma lì c’è stata la prima condanna del giocatore: per me è improprio, l’arbitro stava guardando. La prova televisiva si invoca quando l’arbitro non guarda. L’ho vissuta molto male questa cosa: nè dialettica, nè contraddittorio. Non penso mai ai complotti, credo in un calcio sano, stradaiolo: sono libero nei pensieri però vedo che la Roma è diventata l’oggetto presso le quali si applica la pena esemplare, la condanna esemplare. Una cosa sinistra. Non penso che nè questo club, nè questa città meriti questo trattamento".

Un opinione sul codice etico?

"Prima le televisioni, poi il commissario tecnico hanno condannato il giocatore. Credo fosse meglio convocarlo, avrebbe potuto dare seguito a quello che dice il codice etico".

Il tifo è importante, l'assenza dei tifosi allo stadio è un danno economico, tecnico, sportivo per le società, ma anche un danno per il calcio in generale...

"Il calcio è della gente, di chi ne gode e lo va a guardare. Se togli questa componente, annichilisci, uccidi il calcio".

La scelta di Rudi Garcia...

"L’ho sempre seguito. Quando vedo una squadra giocar bene chiedo chi sia l’allenatore, mi incuriosisco: il discorso su Garcia parte da lontano. E’ stato uno dei candidati, fra 5-6 che avevamo in mente. Si è presentato con le sue idee, giuste, e le parole giuste, alcune decisive. Si è subito integrato, ha colmato subito le distanze e dopo 10 giorni ha fatto una conferenza parlando come i grandi. Gioca un calcio ‘leggero’, serio ma leggero: i calciatori sono a proprio agio, infonde tranquillità e forza. Siamo contenti di averlo portato in Italia e a Roma".

E’ orgoglioso dei progressi della squadra?

"Mi ha impressionato l’orgoglio della squadra, la forza: bisognava prenderne atto e trasferirlo sul campo di calcio. Sono orgoglioso del fatto che l’allenatore abbia tradotto lo stato d’animo collettivo. La forza della Roma è nell’autostima e nella fiducia tra i calciatori: questo costruisce meccanismi in campo di grande competitività. I ragazzi stanno facendo molto bene".

Che ci dice di Lamela, dato che lei si innamora dei suoi giocatori?

"Sono innamorato della mia squadra, non dei calciatori. Quando approccio la partita guardo la prestazione dei calciatori, la vivo a 360°. I miei calciatori sono sempre i migliori, ne ho la pretesa. vorrei che tutti esprimessero compiutamente, tutte le volte le proprie qualità. Erik è un giocatore fenomenale, fortissimo, arrivato a Roma da giovanissimo, con una caviglia gonfia e si è subito segnalato in una situazione non favorevole. Zeman lo ha portato dentro un percorso tecnico preciso, ha voluto inculcargli alcuni movimenti e ha fatto cose molte importanti. E’ stata una rinuncia per noi gravi, ma abbiamo fatto le nostre scelte, mai gratis: è stato difficile per me, per tutti noi. Le difficoltà a Londra credo dipendano dalle difficoltà di comunicare in immediato: lui gioca un altro calcio, non ha capito la squadra e la squadra non ha capito lui. Ha tutto il tempo di imporsi".

La Roma cambierà molto il prossimo anno?

"Sarà possibilmente integrata, non cambierà molto. Ci sono delle integrazioni che dovranno esser fatte, sperando che il nostro margine di errore sia ridotto. Tutte le squadre sono costrette a fare mercato in uscita e in entrata: l’anno scorso siamo andati un pochino oltre ma abbiamo dovuto fare delle scelte significative. Parliamo alla vigilia della gara più importante della stagione e i calciatori dovranno essere all’altezza della partita e di quelle a venire".

La situazione di Pjanic?

"Con Miralem stiamo discutendo del rinnovo. E’ una situazione difficile, la stiamo affrontando. Non ho minimamente pensato di mettere sul mercato Pjanic per prendere una contropartita: non ci saranno scambi per lui ma ritengo rimarrà un giocatore della Roma".

Mattia Destro?

"Rappresenta un investimento importante, giocatore fortissimo: neanche lui sa quanto lo è ancora. Quando ci riuscirà parleremo di uno dei primi attaccanti europei. Deve limare alcune spigolosità del suo carattere che lo fanno interagire, a volte in maniera sbagliata. Ma le sue qualità all’interno dell’area di rigore sono di primissimo livello".

Quanto dovrà cambiare la Roma per affrontare la Champions?

"La Roma sarà integrata, arriveranno raddoppi di ruoli, unità in più facendo auspicabilmente la terza competizione. Si sta creando uno zoccolo duro che dovrà diffondere attorno a sè il verbo calcistico. Ad oggi, parlando di un mercato plausibile, penso che togliere un giocatore nostro per metterne un altro, faremmo tutti fatica. Sono molto geloso dei miei calciatori: mi dispiace quando i miei vengono trattati male, abbattuti con dei voti che non trovano riscontro dentro al campo".

E’ geloso della sua idea di acquistare Dodo?

"E’ un giocatore fortissimo, non mi interessa ciò che si dice. Tutte queste difficoltà nella fase difensiva io non le vedo: è partito con l’infortunio, non c’è stata nei suoi confronti la pazienza che bisognerebbe affidare ad un talento. Prima spiegavo l’agente di Ljajic che bisogna prendere rischi: Adem deve prendere rischi, perchè è un talento puro. Vorrei ci fosse più generosità verso i calciatori della Roma, non per rivendicare cose per me. Io sono autenticamente romanista, voglio tutta la mia carriera qui e finirla vincendo qui. Ma come vengono trattati i calciatori? A volte non c’è l’orgoglio della piazza, l’orgoglio di protezione: deve essere incrementato. Roma deve difendere i propri talenti. Un esempio, quando ci sono state reazioni eccessive su un risultato nefasto che c’è stato, tutti i dirigenti sono stati attaccati. Le critiche sono plausibili, bisogna ascoltarle ma quando i dirigenti vengono offesi, insultati, come si pretende che gli stessi possano essere rappresentativi a livello internazionale. La Roma per essere forte ha bisogno di una dialettica diversa. A Roma ci sono menti e penne, non posso confrontarmi con molti, sono stato costretto in questo senso".

La biografia di Ferguson...

"Io non leggo volentieri le biografie di gente in vita. Ho letto ‘Febbre a 90? per leggere gli stati d’animo del tifoso vero, autentico, che associa la sua vita rispetto alle fortune del club. Ferguson ha scoperto molti talenti, me ne ha fregato anche uno qualche anno fa e non lo perdono facilmente. Io sono incredibilmente soddisfatto delle prestazioni di Alessio Romagnoli: ci terrei molto che ragazzi di Roma appartenessero al nostro progetto. E’ un orgoglio".

Qual è l’acquisto della carriera di Sabatini?

"Ce ne sono stati tanti. Per me il calcio è una speranza sempre in movimento, dinamica. Quando penso ai calciatori è sempre qualcosa di non statico. E’ una sfida quotidiana, la cosa che mi ha reso sopportabile la vita. Come soggetto umano sono piuttosto marginale: il calcio mi ha integrato nella vita, vivo attraverso il calcio. E’ questo che vorrei dire anche a Roma, che viene spesso denigrata in modo ignobile. Qui ci sono grandissime professionalità, che la Roma possa portarseli avanti a lungo. Qui c’è gente che sa, che si mette totalmente a disposizione, e che bisogna preservare".

Chi vincerà il mondiale?

"Ho troppi calciatori in giro (ride, ndr). A parte l’Italia, nonostante le squalifiche di alcuni calciatori, direi il Brasile. Roma ha avuto grandissimi calciatori: stiamo facendo grandi cose, c’è una foto con la firma di Schiaffino al museo. Il Brasile deve vincerlo così non succederà niente e saranno felici. Penso che una chance ce l’ha anche il Belgio: se non sentiranno la pressione potrebbero essere una sorpresa. Io ho tanti calciatori in giro, troppi che rappresentano nazioni, territori… Non voglio fare il calcio asettico, anche la Bosnia meriterebbe tanto e come non posso non dire Costa d'Avorio".

Per concludere, è vero che tra i progetti di Pallotta c’è anche quello di farla smettere di fumare?

"Si, ma quello ha già abortito, Pallotta lo sa. E’ un successo che non coglierà. E’ molto più facile che vinca lo scudetto, che arrivi in finale di Champions…"