(repubblica.it - M. Pinci) - Fiumi di parole. Non urlate, forse per la prima volta a voce bassa. Ma ricche di una convinzione quasi stridente con un umore "di piombo"
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Sabatini: “Cessioni dolorose, ma ora siamo da Champions”
(repubblica.it – M. Pinci) – Fiumi di parole. Non urlate, forse per la prima volta a voce bassa. Ma ricche di una convinzione quasi stridente con un umore “di piombo”
: Walter Sabatini interrompe tre mesi di silenzio facendo il punto sul mercato appena concluso, e iniziando a indicare anche la strada futura. Che, a meno di sorprese, non varierà troppo rispetto al canovaccio dell'ultima estate: "Siamo da Champions, ma se non dovessimo andarci ci saranno altre cessioni illustri". Poi, una sfida - senza mai nominarlo, se non con un cenno di assenso del capo, al Napoli di De Laurentiis: "Abbiamo ceduto Lamela perché lo hanno aggredito con una super offerta". Sui motivi di un mercato chiuso in ampio attivo, il ds della Roma è chiarissimo: "Dopo il derby perso il 26 maggio abbiamo raccolto quel che restava di noi. È stato un mercato con molte, moltissime difficoltà, però è stato concluso in maniera soddisfacente. Siamo sicuri di aver costruito una squadra competitiva. L'ho detto anche l'anno scorso e forse anche due anni fa ma devo continuare a dirlo perché sono in buona fede. Quest'anno sono state fatte scelte diverse da quelle che sarebbero state fatte in un'altra circostanza".
Quella più discussa riguarda senza dubbio la cessione di Erik Lamela. "Abbiamo fatto le nostre valutazioni, ma mai abbiamo pensato all'inizio di poter o voler cedere Lamela, poi col tempo sono intervenuti fattori nuovi che non dipendevano da noi ed abbiamo preso in considerazione questa eventualità,
certo non a cuor leggero visto che la cessione ci ha portato una sofferenza. Nel momento in cui l'abbiamo l'abbiamo presa la decisione, era una decisione da prendere visto che era cambiato lo scenario intorno a lui, a causa anche di un intervento esterno che è stato fatto da un'altra società che gli ha fatto un'offerta ragguardevole e anche molto articolata che noi non avremmo mai potuto pareggiare e non avremmo voluto pareggiare. Questo è il fattore imprevisto che si è concretizzato ed ha cambiato non tanto la testa di Lamela, ma gli intendimenti di tutto il gruppo di persone intorno a lui. Piuttosto il mese prima avremmo venduto il giocatore a una cifra maggiore".
Una spiegazione che si arricchisce con il passare di minuti e domande: "Lamela è stato aggredito da una società italiana (il Napoli, ndc) che gli ha fatto una proposta faraonica, con un salario da 3,5 milioni netti per 5 anni e una commissione da 2 milioni per il padre. Quando questo è successo noi avevamo perso il giocatore che non sarebbe stato più quello di prima. Non era più molto contento, lo vedevo un po' spento. Ho pensato di non poterlo recuperare. Poi magari mentre stai cedendo ti arriva un altro giocatore da poter prendere, cioè Ljajic". E Lamela è volato da Baldini: "Non ci fosse stato Baldini, sarebbe andato da qualcun altro, ma non escludo lo stesso il Tottenham perché era molto ben visto dal presidente. Certo se lo avessimo messo in vendita 40 giorni prima sarebbe uscito un prezzo più alto".
Ma il mercato romanista è stato influenzato anche - soprattutto - dal derby perso il 26 maggio: "Quella partita ci ha smascherati come inadeguati ed abbiamo capito che ci voleva e ci vorrà gente che ha già vissuto certe esperienze, gente che per caratura propria e qualità propria possa affrontare queste partite ed abbiamo fatto questa scelta. Altrimenti al posto di Maicon, rispetto alla mia romantica utopia, avrei preso Wallace". ''Ora la Roma è forte e molto diversa dallo scorso anno, quando avevamo pensato che il talento bastasse per imprimere un percorso brillante. Abbiamo dovuto con molta attenzione guardare al fatto che la squadra non sarebbe decollata e siamo tornati a cambiare ancora".
Una scelta che potrebbe far pensare al crollo del sogno - o dell'utopia, per usare il frasario di Sabatini - all'origine del progetto americano. Scenario che il ds respinge con forza: "Non ravviso la dismissione di un'idea: il futuro è solamente a Trigoria. Abbiamo molto patrimonio, come Pjanic, Destro e altri giocatori come Florenzi e speriamo Jedvaj e Romangoli e anche Strootman, che non è un giocatore che abbiamo preso a parametro zero pagando una commissioncina da 1,2 milioni. Non vedo una totale distruzione di quello che era stato fatto, ma se prendiamo Maicon sappiamo che può incutere timore sia nello spogliatoio proprio che negli avversari. Volevamo prendere gente presente e abituata a vincere. E credo che ci siamo riusciti". Per questo gli obiettivi sono ambiziosi: "La Roma può e deve perseguire la Champions League. Non lo dico a caso, non lo dico per quelle due partitelle che abbiamo giocato, ma lo dico perché vedo i calciatori, vedo quanto le dinamiche interne possono essere cambiate. So che se un giocatore come Maicon rientra negli spogliatoi incazzato, non è la stessa cosa se ci rientra un altro giocatore dello scorso anno: abbiamo qualità morali e tecniche per competere per i primi posti". Anche perché senza Champions anche le finanze risentirebbero un certo contraccolpo con ripercussioni sulla squadra: "Le risorse dipenderanno dai risultati della squadra. Ma se mi chiedete se la Roma è una società venditrice al pari dell'Udinese la mia risposta è no. La Roma ha parecchi giocatori di patrimonio, se questa strategie porterà tra un anno a vendere Pjanic, per esempio, avremo già trovato un altro con caratteristiche simili a condizioni più vantaggiose. Non ho detto che lo venderò, anche se con lui dovremo sistemare le nostre beghe contrattuali".
Una cosa è certa, però: senza Champions, la società rischia di dover aprire ad altri addii illustri: "La Roma così come è ha una perdita di 30 milioni l'anno che va ripianata, perché in generale il rapporto costi-ricavi è sbagliato, non è adeguato. E se il bilancio sarà quello o dovremmo vendere o la proprietà risanerà. Il primo anno ho trovato un monte ingaggi da 94-95 milioni. Nei due anni successivi siamo un po' scesi, ora siamo tornati un po' sopra, rosicchiando l'utile del mercato. Non è che non potremo mai difendere i nostri talenti, ma ci sono state anche operazioni pirotecniche: se compri un ragazzo a 4,5 milioni e lo vendi a 31 devi comunque stappare lo spumante. Ma questo non cambia il mio stato d'animo, che è di piombo: c'è una forbice attiva tra i giocatori che sono usciti e quelli che sono entrati, c'è una complicazione però nei giocatori che sono entrati siamo andati un po' su col monte salariale, volevamo star più bassi ma non ci siamo riusciti. E il risultato non può essere positivo". Positivo, invece per Sabatini, l'addio di Baldini: "Mi sento molto più libero di lavorare senza Baldini al fianco. È un grande amico con il quale ho condiviso decisioni, e a volte ho sopportato delle decisioni. Ma io mi sento libero solo quando sono da solo, anche a tavola non voglio la destra occupata perché amo avere una via di fuga. E anche lui sta meglio senza di me, l'ho trovato rigenerato dalla mia assenza". In chiusura, dettagli su altre operazioni di mercato: Sul contratto di Ljajic c'è una clausola rescissoria, ma è alta, difficile da attaccare. Osvaldo? Il suo problema è che non ha mai trovato una sua quiete e armonia, con se stesso e con l'ambiente. Non ha mai fatto cose gravi, ma ne ha fatte abbastanza e ripetitive: si è messo dentro un tunnel dal quale non usciva più, Ha fatto 28 gol nella Roma in 56 partite. Speriamo ne faccia anche nel Southampton perché abbiamo qualche bonus da riscuotere".
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