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Rosella Sensi: “Un bel gesto la chiamata a Tirana. I Friedkin stanno facendo bene”

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Le parole dell'ex presidente: "Non vedevo la Roma dal vivo da quando ho lasciato. Riviverla dallo stadio dopo 11 anni è stato ancora più emozionante. Non è un riavvicinamento. Stanno costruendo qualcosa di bello"

Redazione

Rosella Sensi è intervenuta ai microfoni di Centro Suono Sport per un'intervista a tema Roma. Dal successo in Conference League al rapporto coi Friedkin, sono stati molti i temi affrontati. Queste le sue parole:

"Ritengo che il diritto di critica sia sacrosanto, poi le critiche eccessive potrebbero essere dannose. Ma si devono ascoltare sempre le opinioni. Quando si riveste una carica importante devi saper accettare le critiche alle tue capacità. Non si può fare altro perché fa parte del gioco".

Lei è stata forse la miglior presidente della Roma essendo giovane, donna, con le casse in crisi. Le critiche però sono state durissime. "Il complimento è immeritato pensando a papà e a Viola. Io ascoltavo le critiche di chi ritenevo valido. Bisogna selezionare quelle attendibili da quelle che non lo sono. Molte persone credevano alle voci sbagliate, ma ci sta".

Perché non è rimasta nel calcio dopo la Roma? "Io ho lavorato per poco nel mondo Femminile e sono soddisfatta. Sono stata in federazione e tra i dilettanti. Poi ho scelto di fare altro e va bene così. Sono felice".

Su Tirana, c'è stato un invito dei Friedkin? "L'attuale proprietà è sempre stata vicina. Hanno fatto un bel gesto invitandomi a Tirana. E' stata una grande emozione. Non vedevo la Roma dal vivo da quando ho lasciato. Riviverla dallo stadio dopo 11 anni è stato ancora più emozionante. Non è un riavvicinamento, ma solo un bel gesto. Stanno costruendo qualcosa di bello".

C'è stato un approccio con la nuova proprietà? "No, non ho ancora conosciuto il presidente ma spero ci sarà occasione. per esperienza non do consigli a nessuno perché la realtà bisogna viverla. E' giusto che siano liberi di fare quello che stanno facendo e anche bene".

Siamo alla vigilia dell'anniversario dello scudetto, cosa stavate facendo ora 20 anni fa? "C'era un'aria tesissima. Un misto di tensione e speranza. E' stato un crescendo impressionante. Sentivamo di essere forti ma c'era da giocare una partita. Il giorno della partita non ci parlavamo per la concentrazione. Da tifosi viviamo come se dovessimo giocare noi. Papà aveva regalato a tutti una squadra immensa e la fiducia è stata ricambiata".

E invece dopo il 17? Quest'anno non le sembra che si sia festeggiato poco? "Mamma e papà hanno festeggiato fino all'inizio del campionato successivo. Quest'anno c'è stato uno spettacolo fantastico dopo la Conference. La squadra che girava per la città con i tifosi è stato bellissimo. Non è stato poco, anzi, una dimostrazione di affetto pazzesca. Io poi ho continuato a festeggiare fino alla fine della settimana

"Rispetto a quando sono uscita dalla Roma i social hanno preso il sopravvento. Io però amo la radio che mi accompagna ogni giorno. Sono due modi di fare comunicazione diversi che non si sovrappongono".

Il rapporto con la radio è di famiglia. "Per l'ascolto certo. Sul rapporto le scelte sono molto personali; ci si deve occupare di tutti i media che ti circondano quando ricopri un ruolo. Mio padre e mia madre usavano la radio per stare più vicini ai tifosi".