Calmatevi, rilassatevi. A Roma nessuno vuole Ferrero presidente, a meno che non parliamo degli eredi di Pietro. E quindi dell’azienda della Nutella, la più ricca d’Italia. Lo diciamo a chi in queste ore prende sul serio uno striscione mal scritto e di dubbia provenienza affisso sui muri di Roma che negli ultimi giorni sono stati deturpati da scritte decisamente meno simpatiche e da cui prendiamo le dovute distanze. “Pallotta vattene, Roma vuole Ferrero”. Senza firma, senza un collegamento grafico con gli striscioni precedenti. Ma prendiamolo per buono, sperando che non l’abbia messo qualcuno solo per spostare l’attenzione dal disamore comprovato in queste settimane dai tifosi. Una persona vuole Ferrero, facciamo due va tanto per essere ottimisti. Diritto della democrazia, inalienabile e sacrosanto. C’è chi guarda la D’Urso e snobba i film di Scorsese o Tarantino, figuriamoci. Il resto della tifoseria però vuole altro: sogna il Qatar di Al Khelaifi, anela a un tetto ingaggi da 150 milioni, spera sotto l’ombrellone di poter leggere titoloni a nove colonne sulla Roma non solo per le cessioni faraoniche che fanno vincere gli altri ma pure per acquisti importanti. Insomma vuole un progetto vincente dopo anni di purgatorio. Quello che ha convinto Conte a sposare l’Inter, quello che ha sedotto Cristiano Ronaldo lo scorso anno, quello che hanno da tempo i top club europei. Non vuole più Pallotta, o almeno la maggior parte dei tifosi non lo vuole. I motivi sono legittimi. Ma se mettiamo da parte il rancore e l’antipatia resta nel cuore di tutti i tifosi la speranza di poter andare meglio, e non di affondare. Per questo si sogna il candore delle tuniche bianche degli sceicchi e non i siparietti in romanaccio di Ferrero. Insomma chi non vuole Pallotta non vuole nemmeno Ferrero. E chi vuole ancora Pallotta forse punta a convincervi che l’unica alternativa è uno come Ferrero. E invece Roma vuole di più. Da quando l’ambizione diventa un peccato?
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Roma vuole sognare, senza Ferrero
Si sogna il candore delle tuniche bianche degli sceicchi e non i siparietti in romanaccio del presidente delle Sampdoria. Insomma, chi non vuole Pallotta non vuole nemmeno lui
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