La Roma se l’è cercata, se l’è proprio cercata. E in quel caso non nel senso brutto del termine. La Roma lo scudetto di 20 anni fa, del 17 giugno 2001 alle 17,03 l’aveva proprio cercato, voluto, posseduto. Con tutte le forze, con tutta l’anima. L’aveva pianificato Franco Sensi, l’aveva plasmato Fabio Capello, l’avevano realizzato Totti e compagni. E che compagni, e che uomini. Così forti da spazzare via tutte le dicerie su una piazza troppo difficile per permettere pomeriggi così. E invece in quel 17 giugno quella piazza era la più bella della galassia. Era tutto, era di tutti. Sono passati 20 anni però. Molti di voi erano appena nati, qualcuno non lo era nemmeno. Alcuni erano studenti appena diplomati e oggi sono padri di famiglia. Altre erano mamme e ora sono nonne. Qualcuno, purtroppo, non c’è più. Oggi molti di voi parlando con amici o parenti avranno detto: “Ma davvero sono passati 20 anni?”. Eppure tra i ricordi più vividi della nostra vita quel 17 giugno è quasi sicuramente il più forte. Non c’erano gli smart-phone, non c’erano i social. Giusto qualche macchinetta fotografica, alcune (come quella del sottoscritto) completamente inzuppate da un bagno in una delle tante fontane di una Roma. Nonostante questo, anzi grazie a questo, ricordate tutto. Da come vi siete svegliati, da quanto poco avete dormito, dalla fretta che avevate di andare allo stadio o di accendere la tv, di quali persone avete incontrato e di quanto non ve ne fregasse nulla di cosa dovevate mangiare a pranzo. Di quei colori caldi di uno stadio già pieno alle 11 di mattina, di quell’aria di impresa, degli occhi sgranati di Montella mentre entra in campo e vede quel mare di bandiere. E’ rimasto tutto nella memoria perché sapevamo che quel giorno sarebbe rimasto raro, anzi unico. Purtroppo. In quel 2001 (proseguito poi con un evento storico che ci ha ribloccato la memoria) la Roma se l’era proprio cercata. E se l’era goduta, magari anche con qualche eccesso come l’invasione contro il Parma. Doveva essere qualcosa di grosso perché in fondo sapevamo tutti che sarebbe stato irripetibile. Dal secondo al terzo scudetto d’altronde di anni ne erano trascorsi 18 e sembrava una eternità. Oggi sembra una follia anche solo pensare di interrompere i ricordi per viverne un quarto. Ci siamo andati vicini almeno altre tre volte prima del decennale ma tra arbitri, sfortuna e immaturità è andata male. Poi la gestione Pallotta ci ha fatto invecchiare svuotando quella ricerca del sogno in una guerra intestina fatta tra chi esaltava le plusvalenze e chi proprio non ce la faceva a festeggiare i piazzamenti. Ci siamo invecchiati, ma siamo pronti per riempire ancora quelle piazze, quelle fontane. Ora c’è Mourinho che somiglia tanto a quel Capello. Ora c’è Friedkin che non ha l’amore di Sensi ma la stessa ambizione. Certo quella Roma aveva già da alcuni anni Cafu, Candela, Totti, Tommasi, Aldair, Zago o Delvecchio. Sono bastati (si fa per dire eh) tre top acquisti come Batistuta, Emerson e Samuel per far stappare bottiglie e far esplodere tutti i quartieri. Oggi servirebbe addirittura di più. Ma chi ben comincia è a metà di un opera che diventerebbe Epica. Come quell’Iliade giallorossa del 2001. Perché come recita Jeremy Irons “abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni”.
Forzaroma.info
I migliori video scelti dal nostro canale
news as roma
Roma, Venti di ricordi. Ma è tempo di scrivere un altro capolavoro
Troppi anni passati dallo Scudetto del 2001 dei giallorossi. È arrivato il momento di tornare a nuovi successi
© RIPRODUZIONE RISERVATA