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Mourinho: “Friedkin sa tutto quello che penso. In trasferta ci manca personalità”

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Le parole dello Special One: "Renato Sanches domani non ci sarà, nemmeno in panchina. Non so se Smalling tornerà prima del 2024, lo spero"
Redazione

Josè Mourinho ha presentato la sfida di domani contro l'Udinese (ore 18) in conferenza stampa. I giallorossi sono alla ricerca di una vittoria dopo il pareggio del derby di due settimane fa che gli permetterebbe di avvicinare la zona Champions in una giornata ricca di scontri diretti. Udinese che, invece, vuole confermare il buon momento di forma dopo il cambio in panchina con Cioffi. Queste le sue parole:

MOURINHO IN CONFERENZA STAMPA

L'Udinese è difficile da affrontare perché mette fisicità a centrocampo, sarà fondamentale il ritorno di Pellegrini nel possesso palla? "È importante nella qualità del possesso palla collettivo. Dobbiamo stare attenti alle loro ripartenze perché hanno gente molto veloce. Se perdiamo palla in zona pericolosa siamo più aperti. La nostra squadra è migliorata in questo. Abbiamo più la palla rispetto a prima. Lorenzo è sempre un giocatore importante per noi ma io guardo all'Udinese con queste difficoltà di cui hai parlato. Il loro inizio di campionato è una sorpresa perché hanno potenzialità. Se giochiamo bassi e gli regaliamo palla, ci fanno male. Sono forti su palla inattiva e hanno gente che tira da fuori come Samardzic e Walace. È un'ottima squadra. Non guardo la classifica per definire la difficoltà della partita che è veramente difficile".

Quanto è cambiato l’Udinese rispetto allo scorso anno? “Hanno perso giocatori importanti per loro ma conosciamo l'Udinese e chi lo gestisce. Hanno gente con esperienza nel calcio, non è un problema per loro vendere giocatori come Beto e Becao. Hanno preso Kabasele che ha esperienza in Premier League e trova terzini veloci, aggressivi che hanno gamba. Sono molto intelligenti, sono gente con tanta esperienza nella gestione di un club di calcio. L’Udinese è sempre l’Udinese anche se gli piace fare soldi in estate". 

Gli infortunati hanno saltato complessivamente 52 partite. Come sta Smalling, si aspetta di più da lui? “Hai questo numero e lo abbiamo anche noi. Questo numero di 52 partite è un numero che si concentra tanto du 2/3/4 giocatori massimo. Ci sono altri che non hanno saltato un’unica partita. Sono i giocatori con storia clinica pulita con infortuni occasionali come ad esempio Cristante, Mancini, Rui Patricio, Bove. Questo tipo di giocatori non è nel gruppo dei 52 del quale fanno parte fondamentalmente Smalling, Renato, Pellegrini, ogni tanto Dybala e Spinazzola. È quel gruppo lì e lo sappiamo. I giocatori sono professionisti e fanno di tutto per stare bene anche nella vita privata. Noi allenatori e staff lavoriamo tanto insieme. Qualche volta la gente pensa che l’allenamento sono 2 ore e mezza ma noi lavoriamo su tante variabili e pensiamo che stiamo facendo un ottimo lavoro. Nel caso di Smalling, l'infortunio c’è. Anche tra le persone normali c’è chi riesce a sopportare meglio il dolore. Smalling non è un ragazzo che sa giocare soffrendo, si tira un pochino indietro. Il suo infortunio è difficile. È una grande frustrazione per me perché è nella posizione in cui noi abbiamo più necessità. Dobbiamo avere pazienza e io non devo massacrarmi e non posso farlo con lui. Vediamo quando torna. Nell'ultima settimana non ha fatto neanche un minuto fuori l'infermeria. Non sa nemmeno se fa freddo fuori perché non ci va da tempo. È però la prima settimana in cui non c'è più il dolore. La prossima settimana speriamo che possa andare in campo ma non con me, con i preparatori. È in ritardo. Non mi aspetto Smalling nelle prossime 2 o 3 settimane. Non so se torna prima del 2024, speriamo e vediamo". 

C’è empatia con i Friedkin o l'importante è averla con la squadra? "Dipende come lo vedi. Con la squadra lavori ogni minuto, viaggi e stai insieme e come con la famiglia. Se non hai empatia con la famiglia sei in difficoltà. Sono loro che mi sono più vicini. Questa è quella che io chiamo empatia funzionale: creare empatia lavorando. Con la proprietà è diverso perché io sono qui e la proprietà è là. Io sono pagato per non creare problemi alla proprietà, si devono fidare del mio lavoro così che loro possano diversificare i propri impegni. L'altro giorno mi hanno chiesto quando avessi parlato l'ultima volta con i Friedkin. Se me lo chiedi oggi, l'ultima volta che ho parlato con loro è ieri. Lavoriamo, ma non abbiamo parlato del contratto". 

È arrivato il momento che la squadra risponda alla presenza incondizionata dei tifosi in casa e in trasferta? “Non sono sicuro che abbiamo dato meno di quello che potevamo are ma sono d’accordo con te, dobbiamo dare di più. Non mi stanco di parlare dei tifosi. Con questi tifosi non devi darti limiti, devi dare sempre di più. Abbiamo avuto risultati negativi, qualche performance negativa ma mai mancanza di professionalità e di rispetto per la gente ma dobbiamo dare qualcosa di più. In casa di solito riusciamo a farlo anche in difficoltà e all'ultimo minuto. Fuori casa invece ci manca un po' di mentalità, quella che ho avuto sempre nella mia carriera che è godere dell'antagonismo di giocare fuori casa. Con qualche squadra mi piaceva più giocare in trasferta che in casa. Erano gang di banditi che godeva del giocare fuori casa. Noi come squadra non lo facciamo, c'è gente alla quale piace il conforto di casa che quando esce gli manca la mamma, il papà o la nonna che gli fa il dolce. Abbiamo un pochino questo problema qua. Ho avuto squadre che provocavano la gente fuori da dentro il pullman perché volevamo qualcosa, non c'era casino e quindi volevamo qualcosa per esaltarci di più. Ho avuto questo tipo di squadre con questa personalità. Dobbiamo migliorare perché fuori casa di solito possiamo fare ottime partite ma anche perdere contro lo Slavia, Ludogorets o Bodo. Anche in campionato abbiamo perso quando non dovevamo. Questa mentalità non dico che dobbiamo trovarla ma dobbiamo cambiare qualcosa. In casa sono 70mila tifosi che arrivano da casa, mentre quando vai fuori sono 1500 che hanno fatto una grande sforzo per esserci sia economicamente che altro. Dobbiamo dare di più". 

In estate sembrava che la Roma stesse provando un impianto di gioco diverso poi gli infortuni vi hanno condizionato. "Hai sempre un progetto di squadra e poi fai fatica quando non c'è continuità ma fanno fatica anche i calciatori. Io dal punto di vista della pianificazione, loro perché si devono spostare di posizione come succede a Cristante. Se metti la qualità di Paredes e quella qualità tecnica di Renato in progressione va bene. Se sono insieme danno il massimo e si compensano, se ce n'è uno solo fanno fatica. Con Renato siamo più forti in transizione offensiva e difensiva, con Paredes siamo più bravi nel possesso palla e nel controllo del gioco. Contro la Lazio che è fatta con una filosofia di controllo, abbiamo avuto lo stesso possesso ma mancava il cambio di velocità. Siamo arrivati in zone pericolose, abbiamo messo più volte noi i piedi nella loro area ma ci è mancata l'esplosione. Il nostro obiettivo era andare in una direzione nella quale vogliamo ancor andare ma abbiamo limitazioni. Renato non è infortunato ma in due settimane dove Pellegrini ha lavorato durissimo per arrivare alla fine in una condizione quasi ottimale, Renato ha interrotto il processo con un piccolo problema che lo ha fatto allenare con la squadra solo ieri. Lui ha bisogno di continuità nel lavoro e non l'ha avuta. Lavora oggi, domani, lunedì che è il giorno libero per la squadra e martedì per arrivare bene a giovedì o a domenica. Se mi chiedi se è infortunato ti dico di no, ma domani non gioca. Non va nemmeno in panchina sennò pensate che sono scemo perché non lo faccio giocare. Potenzialmente è molto bravo e sarebbe importante per noi".

Lei parla spesso di poca protezione per la squadra. Vi confrontate su questo con la proprietà oppure è rimasto tutto come dopo Budapest.Si è parlato dell'inserimento di un'altra figura tra la squadra e l'allenatore? "Ho tante qualità e molti difetti. Non so se questa è una qualità o un difetto ma di solito la gente che mi sta vicino sa tutto quello che penso. Sono così, non mi risparmio le parole. Non risparmio le critiche o i complimenti. Nel lavoro sono un libro aperto, tutti sanno cosa penso quando sono felice o meno. È molto facile".

 

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