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Roma, tu sì que vales: con Pedro, Villar e Perez il modello ispanico fa boom

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L'ex Chelsea guida con l'esperienza gli altri quattro spagnoli di Fonseca per costruire insieme la Sagrada Familia della capitale

Saverio Grasselli

Sonríe más, transmite paz, nunca te rindas. In italiano "Sorridi di più, trasmetti pace, non arrenderti mai". Il mantra è già in circolo a Trigoria, distribuito dal nuovo nucleo spagnolo che lentamente sta espandendo le sue radici: l'asse Pedro-Villar-Carles Perez (Borja Mayoral e Pau Lopez valori aggiunti e da ripristinare) è pronto a prendersi la scena capitolina, a insaporire il gioco come paprika sulla paella cotta da Fonseca. E' vero, c'è ancora margine per delineare un'identità di gruppo stabile, come è scontato che i tempi saranno decisamente più celeri rispetto a quelli che mancano per vedere la Sagrada Familia completa. E la Roma, dal canto suo, spera di realizzare la bellezza della sua opera nel minor tempo possibile.

PEDRO LEADER

A capo del quintetto spagnolo l'esperienza dei 25 trofei in carriera, sua maestà Re Pedro da Santa Cruz de Tenerife. Dall'incertezza di vederlo pronto per la prima di campionato (causa infortunio alla spalla) alla titolarità in tutti gli impegni della Roma in SerieA: l'ex Chelsea e Barcellona si è caricato la squadra sulle spalle e ha da subito dimostrato la sua differenza tecnica, regalando la prima vittoria stagionale contro l'Udinese (grazie ad una magia tutta sua), poi segnando l'1-1 ieri sera con il Benevento. Un paso doble che non gli riusciva dal 2018, coronato infine dal rigore preso sul 2-2 (poi realizzato da Veretout). Insomma, quando la Roma balla, Pedro la prende per mano e la guida. Stimoli e ambizioni: “Dobbiamo pensare a vincere il titolo, possiamo farlo [...]. In ogni caso, l’obiettivo primario è la Champions League”. Mentalità vincente da infondere in tutto il resto del gruppo.

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L'APPRENDISTA VILLAR

Arretrato nella posizione il giovane apprendista di Murcia Gonzalo Villar, che quando Fonseca lo inserisce a partita in corso risponde sempre presente. E le statistiche parlano chiaro. Negli scorci di gara contro Verona, Udinese e Benevento, il baby centrocampista spagnolo ha fatto ballare il tango agli avversari: 21 palloni giocati in 26 minuti totali (66,6% di passaggi riusciti), mettendo in pratica quella verticalità che Fonseca cerca da un anno a questa parte. In totale sono 7 i palloni giocati in avanti riusciti, con l'emblema di ieri sera nell'azione che porta al gol del 4-2. Dribbling a centrocampo, visione di gioco e scelta azzeccata: Villar con un trick fa passare quella frazione di secondo che sancisce la posizione irregolare di Pedro (quando tutti avrebbero gridato 'passala a destra!'), scaricando su Mkhitaryan in corsa e aprendo la prateria davanti all'indifeso Montipo, che può solo guardare Dzeko battere a rete. Personalità a 22 anni: naturale che il posto da contendersi in questo momento sia con Pellegrini, ma Villar avrà tutte le carte in regola per sostituirlo come si deve nel tour de force che accompagnerà la Roma fino al prossimo stop per le Nazionali.

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FANTASIA CARLES PEREZ

L'altro giovanotto, arrivato a gennaio dal Barcellona, è Carles Perez: alzi la mano chi non lo ha mai visto fare il torero nella corrida tra i difensori avversari, ogni volta che è apparso in campo con la maglia della Roma. Volontà, coraggio e fantasia da mettere a disposizione quando il ballottaggio con Pedro lo vedrà vincitore. Perez ieri sera ha lasciato tutti a bocca aperta, proprio quando tra i tifosi, in tempi normali, ci sarebbe stato già qualcuno fuori dallo stadio per evitarsi il traffico del Lungotevere. E che si sarebbe perso il capolavoro della serata. Il 5-2 della Roma manda un messaggio chiaro a Fonseca, mantenendo comunque il dovuto rispetto a chi gli viene prima: "Sono consapevole di chi ho davanti ma anche dei miei mezzi. Sta a me sfruttare le occasioni che mi darà il mister". Prima in stagione all'Olimpico e rete per lui, nato sotto il segno di Messi"Qualcosa ho imparato anche da lui osservandolo in allenamento: è il migliore al mondo, sono felice di aver imparato qualcosa da lui".

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MAYORAL E PAU LOPEZ

Ne 'L'appartamento spagnolo', gli ultimi due valori da aggiungere (e recuperare) sono quelli di Borja Mayoral e Pau Lopez. L'ex Real Madrid, all'esordio in giallorosso ieri, sarà rimasto estasiato dalla produzione offensiva della Roma. Dalla sua parte non solo la condivisione della lingua con professor Pedro, ma anche e soprattutto l'insegnamento empirico che gli impartirà Edin Dzeko. Il centravanti da Parla ha subito messo in chiaro le cose nella sua conferenza stampa di presentazione ("Non mi considero il vice Dzeko o la sua riserva") e sui social già ama l'Olimpico, definito da lui stesso come "nuova casa".

Discorso inverso invece per Pau Lopez, messo sempre di più in penombra dal collega Antonio Mirante, al top della forma tra assist, rigori parati e interventi decisivi. Il portiere di Girona per ora rimane fuori dall'appartamento, ma uno degli obiettivi della società sarà quello di agevolare il suo reinserimento, non solo in chiave tecnica (Mirante non potrà giocare tutti gli impegni anche in Europa League e CoppaItalia) ma anche per una ragione economica. Riuscire a rivalorizzare Pau Lopez consentirebbe alle casse del club di rientrare delle spese sborsate per acquistarlo, in caso di una futura cessione (auspicabile). Ed è qui che gli altri quattro caballeros si imporranno e martelleranno nello spogliatoio per fargli riacquisire fiducia in sé stesso.

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Sarà la bandiera, da tradizione giallorossa, ma la Roma ha già iniziato a masticare la lingua spagnola: ora manca solo spalancare la Puerta del Sol e farsi accarezzare dalla sua luce, con il volto esposto ad est.