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Ranieri: “Lotteremo fino all’ultimo. Champions? Credo nel lavoro e nei miei giocatori”

Ranieri: “Lotteremo fino all’ultimo. Champions? Credo nel lavoro e nei miei giocatori” - immagine 1
le parole del tecnico dopo la sua ultima partita all'Olimpico
Redazione

Claudio Ranieri ha parlato ai microfoni di Dazn al termine del match vinto contro il Milan. Queste le sue parole:

Cosa prova in questo momento? "In questi istanti ancora sto sotto gli effetti dell'adrenalina. Magari rivedendo queste immagini mi toccheranno ancora di più. Essere apprezzati dalla propria gente è qualcosa di meraviglioso, la squadra non si è mai disunita, hanno fatto squadra e si sono sempre aiutato e per questo, in quella situazione non facile, quando tutto sembra nero, sono veramente contento per loro, per i tifosi, il presidente e tutti quanti".

Sulla coreografia. "Guardavo l'arbitro e gli dicevo di iniziare (ride, ndr). Ho lavorato fino ad ora per le emozioni che ti può dare il calcio, in negativo e in positivo".

Che stagione è stata per lei? "L'ho detto, questi ragazzi mi hanno sentito dall'inizio. Molti sapevano che carattere ho, gli ho detto che mi serviva aiuto, anche quello del pubblico, sono bravi e io gli ho dato fiducia. Al mio arrivo il morale era a terra e la fiducia non c'era. Anche a Napoli la squadra c'era, a Tottenham abbiamo fatto una grande partita. A me piacciono queste cose, ai miei giocatori chiedo di lottare fino all'ultimo, così se perdi è perché gli avversari sono stati più bravi. Quando dai tutto puoi solo accettare la risposta del campo. Poi siamo riusciti ad inanellare i 19 risultati utili e sono stati importanti".

Crede nella Champions? "Non ho mai creduto a niente, ho creduto solo nel lavoro e nella pulizia mentale dopo vittorie e sconfitte. Mettiamoci sotto, lavoriamo bene, c'è un altro avversario e dobbiamo essere pronti. Io credo nei miei giocatori, so anche andremo a Torino contro una squadra compatta e vivace, andremo a fare la nostra partita e alla fine vedremo cosa saremmo riusciti a fare".

RANIERI IN CONFERENZA STAMPA

Le emozioni straordinarie che le ha regalato questo stadio. "Sono state emozioni fortissime. Ho fatto questo mestiere per l'emozione che il calcio riesce a dare, positive e quelle negative che vanno accettate. Questa serata c'è da incorniciare, per l'afeftto e l'amore che i tifosi mi hanno dimostrato. Sono contento che la squadra si sia fatta male nelle difficoltà, non hanno mai mollato, hanno compreso il mio linguaggio. Pochissime volte ho dovuto alzare la voce, la dice lunga sull'intelligenza di questo spogliatoio".

A prescindere da come andrà, a 90 minuti dalla fine si gioca ancora la Champions. "Un fatto bello, sportivo, finché non è finita non è finita. Dobbiamo lottare e uscire dal capo cone oggi, consapevoli che abbiamo dato tutto accettando il risultato. Oggi avevamo iniziato bene, trovando il gol, pressando, dopo l'espulsione ci ciamo rilassati, come pensando che fosse facile. I giocatori del Milan hanno una qualità indescrivibile, forse sono i più forti, forse non sono riusciti a fare squadra. Quando si quadra, e lo possono fare in ogni momento, non ce n'è per nessuno. Siamo stati bravi a sfruttare poi l'uomo in più, cosa che nel primo tempo non siamo riusciti, erano più pericolosi loro che noi".

Il motivo per cui ha rispolverato Paredes e Saelemaekers. "Perché avevo bisogno di un filtro davanti alla difesa e di due mezze ali che mi facessero da incursori, non da valletti a Paredes. Ho chiesto sia a Cristante che a Koné di allungare e di andare vicino agli attaccanti tra le linee. Quindi con Paredes avevamo bisogno anche di gestire la palla dietro, potevamo fare girare velocemente il pallone e con le imbucate lui poteva servire le punte o le mezze ali. Saelemaekers lo avevo visto bene, l'ho visto ispirato a Bergamo, oggi giocava contro la sua ex squadra e pensavo che mi potesse ripagare e infatti ha fatto una bellissima partita".

La Roma ha la certezza dell'Europa, un risultato straordinario: che Roma lascia al futuro allenatore? "Lascio un gruppo solido. Giocatori che si allenano a mille all'ora, dal riscaldamento sono tutti pronti, reattivi, non voglio dire che sono amici ma convivono bene l'uno con l'altro. Mai una discussione, mai nulla. Chi arriverà potrà arrivare veramente bene".

Una serata pregna di sentimenti, la più bella della sua carriera? "Sicuramente quello che ho vissuto con tutta quella curva, lo stadio, sicuramente è bella. Ma evidentemente ho ancora l'adrenalina dentro, me la godrò nei prossimi giorni quando rivedrò i filmati e le foto, è arrivata l'ora di rivedere la mia carriera. Datemi ancora qualche giorno".

Col Torino sarà la panchina 501, come le tre cifre finali del codice fiscale di chi è nato a Roma. "È vero, ma non me ne frega niente. Signore mio... (ride, ndr)".

Quale deve essere il segreto di un allenatore, di un manager come lei, per gestire certe cose? "Non so qual è il segreto. Io cerco di entrare in sintonia con la squadra. Io parlo poco ma credo nel dialogo, nella lealtà e nel rispetto reciproco. Io sono me stesso, parlo chiaramente in faccia, non ho paura di dire le cose. Mai ho rimproverato un mio giocatore dandogli la colpa di qualcosa. Si lavora per migliorare. Non so se è un segreto, ma cerco di tirare fuori il meglio da tutti. Si devono allenare col sorriso sulle labbra, poi si lavora duramente ma divertendosi. Sono sempre stato così dall'inizio della carriera, i fatti mi hanno dato ragione. Non sono stato un grande giocatore, ero un giocatore normale, col Catanzaro. Non mi sono mai dimenticato di come ero io e i miei compagni, e questo mi ha portato a rapportarmi con i giocatori".

Il poeta diceva 'Emoziono se mi emoziono'. Nel suo post-vita le mancheranno queste emozioni? "Il post vita? Mi faccia abbassare le braccia (ride, ndr). Sicuramente mi mancheranno, ma è giusto dire basta anche per il bene della Roma. Potrei restare ma no, c'è bisogno di un altro allenatore altrimenti perderemmo un anno. Non vorrei questo per la mia Roma".