Nella vita ci si abitua a tutto, e quindi pure alla mediocrità. Così il pareggio di Firenze diventa un motivo di festeggiamento che spinge Florenzi a fine partita a dire addirittura: “Da tanto che non giocavamo così, è stata un’ottima Roma”. Ci perdoni Alessandro, ma di ottimo sabato c’è stato solo il suo gol che ha salvato la squadra di Di Francesco dal 4° ko stagionale e permesso ai giallorossi di non vedere andare via pure la Fiorentina di Pioli e Simeone. Mica di Antognoni o Batistuta. Mediocre è la classifica quindi che vede la Roma al nono posto dietro a squadre come Sassuolo e Torino, ma mediocre è pure l’atteggiamento di un club partito per diventare “uno dei 5 club più forti del mondo” o addirittura “la regina d’Europa” e finita negli anni dalla lotta a distanza alla Juve per uno scudetto mai nemmeno sfiorato, alle battaglie col Napoli per il 2° posto per finire alla triste disputa con Lazio e Milan per un quarto posto fondamentale per la sopravvivenza economica.
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Roma, non ti abituare alla mediocrità
Nella contemporaneità la mediocrità è invece diventata il peccato più grande (Martha Graham), vuoto che invade ogni sfera della vita sociale
Mediocre è pure la contestazione agli arbitri. Per carità Monchi ha ragione sui tre episodi citati, ma per incazzarsi bisogna pure avere il fisico come accadde in quel 5 ottobre 2014 contro la Juve (ricordate il violino di Garcia?). Ovvero: la Roma avrebbe meritato qualche punto in più con Spal, Napoli e Fiorentina? No. E questo lo hanno capito pure i tifosi che hanno contestato squadra e dirigenza alla stazione di Firenze. Avrebbero potuto insultare Banti o Orsato come accaduto decine di volte in passato. Invece si sono concentrati su Dzeko, Pallotta o Baldissoni. Forse nemmeno a loro è bastata “l’ottima Roma” vista da Florenzi e da qualche addetto ai lavori. O forse si segue l’esempio dei latini. Per loro, infatti, la “aurea mediocritas” aveva una connotazione positiva, significava stare in una posizione intermedia tra l’ottimo e il pessimo, tra il massimo e il minimo, ed esaltava il rifiuto di ogni eccesso, invitando a rispettare il “giusto mezzo”. Nella contemporaneità la mediocrità è invece diventata il peccato più grande (MarthaGraham), vuoto che invade ogni sfera della vita sociale. A tal proposito è stato persino coniato il termine di “mediocrazia”. Lo diciamo sin da subito: per una volta non siamo d’accordo coi latini.
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