(di Daniele Scasseddu) – Da qui alla fine della stagione la Roma deve giocare al meglio le partite restanti: la concentrazione deve essere un punto sul quale Luis Enrique dovrà battere.
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Roma nel segno di Borini. Novità sulla tessera del tifoso
(di Daniele Scasseddu) – Da qui alla fine della stagione la Roma deve giocare al meglio le partite restanti: la concentrazione deve essere un punto sul quale Luis Enrique dovrà battere.
La Roma vista a Palermo è stata una squadra più quadrata, più attenta, riuscendo a mantenere il controllo della partita per tutti e novanta i minuti. Borini è il faro, l’anima in questa parte di stagione, l’uomo in più. Ce ne vorrebbe uno per reparto con la sua grinta e voglia di lottare fino al fischio finale, ed è per questo che Luis Enrique difficilmente rinuncerà all’apporto di quel ragazzo definito “dai più” un vero “rompiscatole” . L’Europa League deve essere un obiettivo della Roma; centrare un posto in Europa, anche se in quella meno prestigiosa, non è una macchia né un peccato, anzi darebbe visibilità, introiti ed una nuova linfa per preparare al meglio la stagione che verrà
NEL SEGNO DI BORINI - Nove partite sette gol. Praticamente da un mese e mezzo nella Roma segna solo lui. Fabio Borini ormai non è più una sorpresa ma al momento l’unica certezza offensiva di una squadra in cui Osvaldo ha giocato col contagocce da Natale a oggi, Totti è costretto a fare il regista-rifinitore lontano dalla porta, Lamela è capace di grandi strappi e accelerazioni ma il feeling col gol è tutto da trovare e Bojan è ancora un punto interrogativo. Arrivato quasi per caso, ma guai a dirlo a Sabatini, l’ultimo giorno di mercato ha stupito Luis Enrique fin dai primi allenamenti a Trigoria: voglia e cattiveria, estrema disponibilità al sacrificio aiutata anche da un fisico da maratoneta, capacità di capire al volo le richieste dell’allenatore. Non è partito titolare, lo è diventato nel girone di ritorno soprattutto per via del ko di Osvaldo soffiando il posto all’ex talento della cantera del Barcellona, uno che a 17 anni faceva gol in Champions League e che adesso è costretto a guardare dalla panchina l’esplosione di un giocatore che fino a qualche mese fa in Italia conoscevano in pochi. Il tecnico asturiano gli sta concedendo fiducia illimitata, ricevendo in cambio fatti e non parole: gol, ma non solo gol perché il contributo che Borini sta dando alla causa giallorossa va ben al di là della sua attuale, devastante capacità di far gol.
Contro il Palermo, ad esempio, Luis l’ha fatto partire a destra, spostando Lamela sull’altra corsia, per mettere in difficoltà Balzaretti, costretto così a limitare le sue sgroppate in avanti. E partendo da destra, e tagliando il campo verso sinistra su uno splendido lancio in verticale (tunnel a Munoz...) di Lamela, Borini ha segnato il gol-partita. C’è chi sostiene che l’ex Chelsea e Swansea sia il meno italiano degli attaccanti italiani, perché lo vedi nell’area avversaria impegnato nella fase offensiva e un attimo dopo lo trovi nell’area della Roma a difendere. Ha un’estrema facilità di corsa, e questo lo aiuta. Gioca un calcio totale, perfettamente in linea con le teorie di Luis; non fa il compitino fine a se stesso e finalizzato ai propri interessi, ma si mette al servizio dei compagni.Appare sgraziato, talvolta. Forse non è il massimo della qualità sul piano tecnico. Palla al piede viaggia ancora un po’ troppo con la testa bassa, ma nella Roma è diventato un titolare insostituibile.
IL CONTRIBUTO DI LOBONT - Deve aspettare il suo turno, in attesa che Stekelenburg non possa giocare. E ciò non accade, come dalle altre parti, in Coppa Italia, perché Luis Enrique non dà spazio al “secondo” in gare ufficiali se il “primo” è a disposizione. Con l’olandese, poi, Bogdan Lobont si alternava già ai tempi dell’Ajax, proprio come sta accadendo in questa stagione alla Roma. E sabato scorso, a Palermo, Lobont è stato tra i protagonisti del ritorno alla vittoria dei giallorossi. Bravo, attento e fortunato: e per il portiere la fortuna da sempre ha un valore importante. Bravo, perché Lobont al Barbera ha chiuso la porta in faccia agli avversari in più di un’occasione: in tuffo, in uscita con i pugni, in piedi.
Attento, perché ha svolto il ruolo del portire come lo intende Luis Enrique: anche i tecnici a Trigoria hanno notato che Lobont ha assimilato meglio di Stekelenburg uno dei concetti principali della fase difensiva alla catalana, quello per il quale il portiere non deve stazionare sulla linea di porta ma una decina di metri fuori, per partecipare alla serie di passaggi che parte proprio dal limite dell’area e per intervenire più velocemente in caso di errori di impostazione della squadra. Lobont è destinato a fare il vice di Stekelenburg ancora a lungo: il suo contratto con la Roma scade nel 2013. A Trigoria è apprezzato da tutti. Luis Enrique, sabato notte, a Palermo, ha fatto i «complimenti a Lobont perché è un grande professionista e un grande uomo, sempre pronto per la squadra e ha fatto vedere di essere anche un grande calciatore»
TESSERA DEL TIFOSO: INVERSIONE DI ROTTA : Non una conquista della Roma, ma una scelta ragionevole''. L'amministratore delegato della Roma, Claudio Fenucci, risponde cosi' sulla prossima evoluzione della 'tessera del tifoso' in fidelity card che ''va incontro alle esigenze delle societa', e anche a quelle dei tifosi''.
"Hanno vinto le tifoserie ultras e violente, hanno vinto quelle societa' di calcio come la Roma che mai avevano accettato le regole''. Cosi' Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno , commenta l'abrogazione della Tessera del Tifoso in un post su Facebook. ''Qualcuno ha deciso di abolire la tessera del tifoso - scrive Maroni - che pure (confermano oggi dal Viminale) 'ha dato grandi risultati' nella lotta contro la violenza negli stadi. 'Ci saranno meno controlli' annuncia la Federazione calcistica italiana'. Ma come? Meno controlli per contrastare i violenti?''. ''Brutta notizia - aggiunge l'esponente della Lega - per i tifosi che vanno allo stadio solo per divertirsi e non per menare le mani. Hanno vinto le tifoserie ultras e violente, hanno vinto quelle societa' di calcio come la Roma (di cui e' tifosissima la ministra Cancellieri) che mai avevano accettato le regole''.
"Roberto Maroni perde due volte: la prima quando ha fatto la tessera tifoso e la seconda ora che confonde il tifo per il calcio con la politica".Paolo Cento, presidente del Roma club Montecitorio , commenta cosi' all'Adnkronos le critiche dell'esponente leghista alla decisione del Viminale di introdurre dal prossimo anno la 'fidelity card', un'evoluzione della tessera del tifoso. Secondo Cento la tessera del tifoso e' "probabilmente una delle ragioni della crisi della Lega al nord, visto che anche li' e' uno strumento osteggiato da molti tifosi". Maroni sostiene che con la fidelity card "hanno vinto le tifoserie ultras e violente, hanno vinto quelle societa' come la Roma, di cui il ministro Cancellieri e' tifosissima", che "non avevano mai accettato queste regole". Cento obietta: "La Roma e' stata la prima societa' che ha avuto il coraggio di sollevare qualche elemento di critica sulla tessera del tifoso, ma questo non significa stare dalla parte dei violenti. Stiamo semplicemente in democrazia".
Poi, sulla 'fidelity card': "Speriamo che non sia solo il nome a diventare piu' appetibile e che non si lasci inalterata la discriminazione dei tifosi vietando trasferte o rendendo obbligatoria la carta per gli abbonamenti, perche' se cosi' fosse sarebbe una marcia indietro solo a livello simbolico. Il punto cruciale e' la cancellazione dell'art.9 del decreto Amato, che rendeva ancora piu' odiosa la tessera perche' ne interdiva l'utilizzo a chi aveva avuto problemi con le diffide. Il principio da affermare e' che cittadini e tifosi hanno gli stessi diritti. Bisogna evitare forme di repressione illiberale per le tifoserie".
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