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Mourinho: “Se fossi come un tempo, i miei calciatori della Roma non giocherebbero”

Mourinho: “Se fossi come un tempo, i miei calciatori della Roma non giocherebbero” - immagine 1
Il tecnico della Roma si è raccontato nel noto podcast di John Obi Mikel toccando numerosi argomenti che hanno segnato la sua carriera
Redazione

Josè Mourinho è stato ospite del noto podcast dell'ex giocatore del Chelsea John Obi Mikel, "The Obi One Podcast". Il tecnico portoghese ha raccontato alcuni tratti della sua carriera parlando anche dei cambiamenti che sono avvenuti nel calcio e nell'approccio che è importante avere oggi con i giocatori. Ecco un estratto della sua intervista:

Perché hai accettato l'invito di Mikel Josè?

"È stato il primo "ragazzo" che me lo ha chiesto. Lui è il mio ragazzo, sai che dico sempre questa cosa, in questo momento a Roma ho i miei ragazzi di 18 anni che hanno giocato la prima partita con me, che stanno crescendo con me. Ma ho anche ragazzi di 40 anni che saranno sempre i miei ragazzi". 

Cosa rendeva quel Chelsea speciale?

"Intanto per loro le sessioni di allenamento erano partite. Penso che uno dei problemi di oggi sia che i giocatori percepiscono le sessioni di allenamento come tali. Ai nostri tempi le sentivamo come un momento in cui competere e sviluppare abilità. C'erano ragazzi come Terry, Lampard e gli africani che erano duri da gestire anche per chi arbitrava le partitelle di allenamento, volevano sempre giocare di più". 

Jhon Terry ha raccontato di storie particolari con te protagonista, te le ricordi?

"Si lui sa tutto, si ricorda tutto. Una delle cose che dico oggi anche ai miei ragazzi qui a Roma è che se fossi esattamente lo stesso di come ero in quello spogliatoio del Chelsea, loro non giocherebbero. Perchè c'erano momenti in cui ho distrutto tutto, lettini dei massaggi per aria, ma sapevo che quei ragazzi avrebbero distrutto tutto al ritorno in campo. Lo puoi fare solo con alcune personalità, se lo fai con i ragazzi sbagliati nel secondo tempo non vogliono neanche la palla, si nascondono a vicenda". 

Sull'avventura alla Roma: "Ora mi trovo qui a Roma e mi sto divertendo, è un club di diverso profilo con ambizioni differenti, ma mi piace molto stare qui. Sono felice, ma sono alla fine del mio contratto, e poi diventa una decisione del club. Per ora mi concentro solo sul presente a godermi il più possibile questi momenti. È un club molto bello con tantissima brava gente, non sono i giocatori migliori del mondo ma sono bravi. I tifosi sono fantastici, la città è sorprendente, sono molto felice ripeto".

Hai avuto un record di ben nove anni senza mai perdere una partita in casa, come hai fatto?

"Non lo so, è un qualcosa che riuscivo a creare in ogni squadra, al Tottenham era diverso perchè erano gli anni del Covid e gli stadi erano vuoti, ma è importante l'aiuto del pubblico. Anche loro giocano insieme alla squadra". 

Sei stato molte volte spietato, se non vedevi quello che volevi facevi subito dei cambiamenti, giusto? 

"Si, perché la panchina è piena di giocatori buoni, l'altro giorno un ragazzo qui alla Roma mi chiedeva cosa potesse fare per giocare di più. Risposi che non poteva fare nulla, che stava facendo tutto bene, sia in allenamento che in partita. La questione è che se si vuole vincere bisogna avere ragazzi bravi anche in panchina. Hai bisogno di giocatori, di una buona panchina per raggiungere un risultato collettivo alla fine della stagione". 

 

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