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Roma, Mourinho riscopre la forza della difesa a 4: adesso può permettersela

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Il mister esce dalla gara dell'Olimpico con qualche certezza in più: in caso di necessità potrà cambiare modo di giocare. Col Torino, però, torneranno Mancini e Ibanez

Daniele Aloisi

Mourinho e il 4-2-3-1, una storia d’amore terminata a Roma e che ieri è sbocciata di nuovo in primavera. Da sempre è stato il modulo più utilizzato dallo Special One, ma per necessità era stato abbandonato la passata stagione: “Il 4-2-3-1 è il mio preferito, ma una cosa è quello che preferisci, un'altra è cosa hai a disposizione”. Nella rovinosa sconfitta di Venezia aveva fatto l’esordio la difesa a 3, poiché l’assetto a 4 aveva portato a 8 vittorie, 5 sconfitte e un pari nelle prime uscite tra campionato e coppa. Dal match contro i lagunari il 3-4-2-1 non è mai stato cambiato. Con la Sampdoria a causa delle assenze di Ibanez, Kumbulla e Mancini lo Special One ha riproposto il suo marchio di fabbrica. Il risultato? Tre gol fatti, clean sheet e aggancio alla zona Champions. “Mi è piaciuta la coppia Smalling-Llorente, perché Diego ha un'altra cultura col pallone, gioca meglio tra le linee, gioca meglio lungo”.

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José ha elogiato lo spagnolo e lui si trova a suo agio nella Capitale. Davanti all’inedita coppia di centrali Matic e Wijnaldum hanno dominato il centrocampo e, forse, Mourinho l’aveva immaginata proprio così la sua Roma. Difficile però ipotizzare un ritorno alle origini. Ibanez e Mancini non si toccano e dal match con il Torino torneranno a giocare insieme al gigante inglese. Inoltre i giallorossi sono troppo vulnerabili sulla fascia destra. Celik è fuori dalle gerarchie (ieri è entrato nei minuti finali) e Zalewski soffre troppo da esterno basso. La difesa a 3 tornerà, ma il mister esce dalla gara dell'Olimpico con tre punti e qualche certezza in più. Adesso in caso di necessità potrà cambiare modo di giocare senza adattare i calciatori in ruoli non congeniali per le loro caratteristiche.