La stagione della Roma è di nuovo al punto di partenza. Squadra scollata, giocatori ed allenatore mai così distanti ed un gioco che nonostante le parole nei post partita di Juric non è mai decollato. Una situazione che potrebbe sembrare analoga a quella di 9 mesi fa quando però in quel caso c'era chi, mettendosi contro tanti, metteva i giocatori spalle al muro. Quella persona era José Mourinho che a causa della sua dialettica si era fatto tanti nemici ma il presente della Roma riporta inevitabilmente alle sue parole. A cominciare da quando per sua stessa ammissione decise di giocare con la difesa a tre per aiutare la squadra che non era pronta per fare nessun altro tipo di gioco: "I giocatori devono stare a loro agio in campo. Non è la mia idea di calcio preferita, ma è un po' la conseguenza delle loro caratteristiche. Dobbiamo cercare di fare un puzzle dove i calciatori si sentono meglio". Una presa di coscienza e di umiltà che a Juric non è mai passata per la mente. La Roma è lunga, lontana tra i reparti, costretta a corse che non gli appartengono per assecondare uno stile di gioco che non c'entra nulla con le "qualità" di questa squadra che in 9 mesi è passata del fare del blocco basso l'unica via maestra, al pressare uomo contro uomo passando per un tentativo durato pochi mesi di palleggio palla a terra. Un altro allarme lanciato da Mourinho e caduto nel vuoto era quello relativo agli esterni: "Facciamo tanto lavoro sugli esterni, ma poi non arriviamo al cross: o va basso o alto, sul secondo palo o sul primo, non facciamo un cross. Facciamo grandissima fatica con il gioco che sviluppiamo ad arrivare in quelle posizioni. E quando arriviamo lì non abbiamo continuità". Parole che potrebbero essere state pronunciate qualche giorno fa ma che ormai sono datate mesi nei quali però nulla è cambiato, anzi.
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Roma, mancanza di personalità e società distante: Mourinho aveva messo in guardia
Mancanza di personalità e di una società
—Tra le problematiche maggiormente denunciate c'era la mancanza di personalità ma soprattutto quella di una società. Ma andiamo con ordine. "Abbiamo giocatori di talento, ma la rosa non ha il potere, e anche nella scelta dei giocatori che giocano sempre c’è mancanza di personalità. Voglio che loro diventino vicini al mio modo di essere, non voglio diventare io simile al loro profilo psicologico". Queste erano le parole pronunciate il 9 gennaio 2022 dopo una sconfitta per 4-3 contro la Juventus. Una mancanza di personalità che si rifletteva e si riflette poi soprattutto in trasferta quando ad alcuni "manca la mamma o la nonna che fa il dolce". Detto fatto, in stagione la Roma non ha mai vinto in trasferta e contando più in generale le ultime due stagioni, i successi lontano dall'Olimpico sono appena 6 in 24 giornate (numeri da zona retrocessione). Venendo poi al nocciolo della questione e dei problemi della Roma si arriva a puntare il dito contro la società. "Sono un po’ stanco di essere allenatore, essere uomo di comunicazione, di essere quello che dice che siamo stati derubati. Sono un po’ stanco di essere tanto". Un allarme che il club ha fatto finta di ascoltare salvo poi girarsi completamente dall'altra parte lasciando al loro destino anche De Rossi e Juric, allenatori decisamente non con il carisma e l'esperienza del portoghese. Mourinho non era il problema e non era il salvatore ma della sua esperienza si sarebbe potuto fare tesoro.
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