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Roma, ma quale rivoluzione. Questo è l’ordine immutabile dell’ennesimo flop

Roma, ma quale rivoluzione. Questo è l’ordine immutabile dell’ennesimo flop - immagine 1
Ranieri rischia di uscire dall'Europa il 30 gennaio senza avere altri rinforzi di un certo tipo. Ennesimo errore di programmazione che sarebbe imperdonabile. Ma le paure sono anche proiettate sul futuro
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Fragile come uno studente che va in Erasmus dopo aver passato una vita a mangiare tortellini in brodo con mamma e papà. La Roma fuori casa è un’ammissione di colpa, un emblema di debolezza, un dolore per il cuore. E diamo ragione a Ranieri. Questa vittoria in trasferta manca più a noi che alla squadra, ma questa è un’aggravante. Fuori dall’Italia non si vince dal 23 settembre 2023, in assoluto bisogna risalire al giorno della Liberazione. Definirla coincidenza farebbe venire i mal di pancia pure al più scettico dei razionali. Ma la Roma chi la libera dalla mediocrità? Ci sta provando Ranieri, ma da solo non c’è riuscito nemmeno Mourinho. Non ci stanno provando seriamente i Friedkin che continuano ad affidare il mercato a Ghisolfi che fin qui ha collezionato solo flop. La rivoluzione annunciata è diventata una debole restaurazione, una conferma dei punti deboli. Al 23 gennaio la Roma ha preso un secondo portiere e un terzino olandese che sembra lontano dall’essere un Dumfries. Intanto Ranieri si deve giocare l’Europa con Celik, e rischia di uscire il 30 gennaio senza avere altri rinforzi di un certo tipo. Una mancanza enorme per una squadra che aveva bisogno di una forte scossa in un mercato che oltre a riparare doveva risanare le ferite dell’estate.

La suggestione Frattesi potrebbe ridare speranze, ma rischia di arrivare a giochi finiti. Almeno in Europa. Ennesimo errore di programmazione che sarebbe imperdonabile. Ma le paure sono anche proiettate sul futuro. Davvero Ghisolfi si occuperà della costruzione della presunta rivoluzione estiva? C’è da tremare. A Trigoria manca ancora un Ceo, manca un direttore generale, manca un direttore tecnico, manca anche l’allenatore perché Ranieri ha già chiarito di non voler continuare. E mancano idee: Dybala prima è indesiderato, ora è indispensabile. A Pellegrini è bastato un gol nel derby per allontanare le voci di mercato. I giovani Soulé e Baldanzi ci sono, ma non giocano quasi mai. Dovbyk non è Lukaku, non lo sarà nemmeno tra tre vite. Dietro di lui c’è Shomurodov che hanno provato a vendere più di un materasso durante una pubblicità di Mastrota. Di Dahl, Saud, Sangarè nemmeno parliamo. Svilar, il migliore, è ancora senza rinnovo. Di élite vediamo poco, anzi solo una cosa: l’enorme e a volte incomprensibile pazienza di questa tifoseria.