Un video circolante all'interno degli ambienti della Roma ha scosso l'ambiente di Trigoria. Nel filmato, una dipendente della squadra è stata ripresa in momenti intimi con il suo compagno, anch'egli dipendente del club. L'episodio è emerso oggi 14 marzo 2024 grazie al Fatto Quotidiano, ma si è verificato lo scorso autunno, tra settembre e ottobre. Il video è stato intercettato all'interno del cellulare della dipendente da un giocatore straniero della Primavera che lo ha poi diffuso rapidamente tra giocatori, dirigenti, staff e altri addetti ai lavori presenti a Trigoria. Come conseguenza diretta di questa divulgazione, la dipendente e il suo compagno sono stati licenziati per comportamenti inadatti al loro ruolo lavorativo. Tuttavia, la Roma sostiene che i licenziamenti siano stati motivati da ragioni lavorative e non direttamente legati al video intimo. È atteso un ulteriore sviluppo della situazione, con possibili azioni legali da parte della dipendente e del suo compagno contro il club giallorosso. Resta da vedere se emergeranno ulteriori dettagli sul caso, inclusa la possibilità di denunce penali per reati connessi al "revenge porn". Nelle prossime ore uscirà una nota del club. Sulle questione ha parlato Salvatore Foti, vice allenatore di José Mourinho prima dell'esonero: "Capisco il vostro lavoro, so che è una cosa dove ci sono di mezzo avvocati. Non parlo di cose non di mia competenza. Mi dispiace, so che è successo e che la cosa andrà in tribunale perché si parla di licenziamento e perdita di lavoro. Io l'ho saputo dopo il fatto. C'eravamo ancora noi o poco dopo che eravamo andati via", ha detto all'agenzia Lapresse. Come riportato da La Repubblica, sul caso è intervenuto anche il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury che ha condannato la decisione della Roma: "Mi auguro che ci sarà nell'ambiente della Roma chi prenderà posizione contro un provvedimento insensato e che questo venga annullato".
Forzaroma.info
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Roma, licenziati due dipendenti dopo la diffusione un video hard
La Roma sostiene che i licenziamenti siano stati motivati da ragioni lavorative e non direttamente legati al video intimo
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