(di Alessio Nardo) Disagio, dolore, voglia di cancellare il pessimo presente e ridisegnare al più presto un futuro importante. Via da questo piccolo inferno, via dagli equivoci, via da tutto. Affinché certe brutali sensazioni non vengano mai più avvertite da chi, per puro amore, vive quotidianamente la Roma e ciò che essa rappresenta. Un sogno, l’eterna speranza, la voglia di crederci sempre. Anche sabato pomeriggio, dopo una stagione devastante, la gente romanista era all’Olimpico, con l’auspicio che la squadra di Vincenzo Montella non mancasse l’ultimo treno utile. Finalmente una grande partita? Una grande risposta? Macché. L’ennesima sciagura dinanzi agli occhi di un popolo incredulo. Palermo come la Juve due settimane fa, come la Samp in quel terribile 25 aprile 2010, come il Panathinaikos in Europa League. Danzante, ballerino e vincente sui resti di una Roma nell’ormai classica versione ‘disfatta’.
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Roma, l’amarezza di oggi e la speranza del domani
(di Alessio Nardo) Disagio, dolore, voglia di cancellare il pessimo presente e ridisegnare al più presto un futuro importante. Via da questo piccolo inferno, via dagli equivoci, via da tutto.
E’ finita davvero. O quasi. Perché il tifoso romanista, sognatore indefesso, forse ancora crede nell’impossibile. A sette punti dalla Lazio e sei dall’Udinese, c’è chi tuttora spera di agguantare il 4° posto. Magari battendo Chievo e Bari, ipotizzando capitomboli degli altri, a caccia di una nuova illusione. Con la Coppa Italia di mezzo, e un’Inter orgogliosa e arrabbiata che non promette niente di buono. Ma sì, resta da giocare un mese. Sarà quel che sarà, poi basta. Basta con i capricci e le puntuali goffaggini di una squadra costruita male, senza veri uomini, inadeguata al confronto ad alti livelli. Non c’entra il clamoroso gol fallito da Vucinic, non c’entra l’indolenza di Ménez, non c’entrano i limiti tecnici di alcuni elementi ormai arcinoti. E’ l’insieme che non funziona. Venerdì scorso, Thomas DiBenedetto e soci hanno firmato il fatidico contratto d’acquisto e la storia della Roma ha subìto una svolta epocale. Ora, dalle parole si passi ai fatti. Che rivoluzione sia, dalla dirigenza all’allenatore. Passando per un buon 80% del parco giocatori.
Via le mezze figure, via chi è ormai distaccato mentalmente dal progetto, via chi in questi ultimi mesi non ha onorato la maglia fino in fondo. C’è bisogno d’aria fresca, di gente nuova. Da troppi anni la Roma è vittima di una gestione dirigenziale che ha fatto di necessita virtù optando per il conservatorismo esagerato, anziché effettuare un graduale ricambio di pedine ringiovanendo l’organico. Si è creduto di poter fare le nozze coi fichi secchi, continuando a inseguir capolavori difficilmente ripetibili. Ora si volta pagina. La mentalità casareccia sarà sostituita dalla competenza imprenditoriale di un’ambiziosa cordata statunitense, pronta a compier passi importanti e decisivi. Da Baldini a Sabatini, da Buffon a Pastore, da Lugano a Mascherano. Tanti nomi, una sola imposizione: far della Roma una magica realtà. E non solo un sogno eterno.
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