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Roma-Juve nella Storia: “Cimitero degli elefanti”

(di Danilo Leo – Forza Roma stadio) Per fortuna non son più quei tempi cupi.

Redazione

(di Danilo Leo - Forza Roma stadio) Per fortuna non son più quei tempi cupi.

La Roma, per chi ha qualche primavera in più sulle spalle, viene ricordata sovente come il “cimitero degli elefanti”, la società nella quale campioni ormai usurati dal tempo e con poco più da esprimere, vengono a svernare e a lucrare le ultime risorse di una carriera declinante, sostenuti ormai solo dal proprio nome e non più dalle gagliardie di una gioventù passata a raccogliere glorie negli squadroni del nord con la maglia a strisce. Potremmo fare nomi famosi in questo senso, Schiaffino, Nordhal, Bronee, Barison, Charles….

E l’elenco non è neanche finito qui. Quando nella campagna acquisti della stagione 1970-’71, la Roma di Alvaro Marchini dovette cedere, fra vere e proprie sommosse popolari, i gioiellini della sua rosa: Fausto Landini (18 anni), Luciano Spinosi (20) e Fabio Capello (24), avendo in cambio oltre che un neanche spropositato gruzzoletto, Gianfranco Zigoni, Roberto Vieri e Luis Del Sol, tutto lasciava pensare che, soprattutto per quel che riguardava il centrocampista spagnolo, ormai 35enne onusto di gloria raccolta fra Real Madrid, Juventus e nazionale del proprio paese, potesse ripetersi il caso di svernamento tiepido e languido che aveva riguardato illustri suoi predecessori in maglia giallorossa.

Ed invece, il vecchio Luis convinse tutti quanti, ben più di Zigoni e Roberto Vieri, che invece erano arrivati nella capitali ancora molto giovani e pieni di ambizioni. D’altra parte, Luis Del Sol è stato un campione con la C maiuscola. Dopo gli inizi nel Betis Siviglia (la squadra della sua città), venne acquistato nel 1959 dal Real Madrid. Aveva come compagni di squadra dei miti del calcio come Di Stefano, Santamaria, Puskas, Gento, ma di quella compagine che vinse campionati, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale, Del Sol era assieme polmoni d’acciaio e cervello tattico raffinato. Quando nel 1962 lo acquistò la Juventus, il suo ingaggio fece un po’ da contraltare a quello di un altro grande di Spagna, Luisito Suarez che dal Bercellona passò all’Inter di Helenio Herrera.

In Italia, vinse con la Juventus uno scudetto ed una Coppa Italia, dopo che aveva trionfato per due volte nella Liga col Real, vinto Coppacampioni e Intercontinentale e, nel 1964, anche il campionato europeo con la Spagna. Nella Roma, in due stagioni disputò 57 partite e segnò 4 reti. Offrì un rendimento sempre costante ed elevato, esibendosi per qualche partita anche come “libero” al posto di Sergio Santarini infortunato. E quando se ne andò, nonostante avesse raggiunto i 37 anni, fu anche rimpianto.