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Roma, isterismi e addii al veleno. Ma che succede a Trigoria?

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Dzeko contro El Shaarawy è solo l'ultimo caso di una stagione complicata. Ranieri, arrivato per risollevare una squadra in ginocchio, dovrà fare anche da psicologo

Francesco Balzani

Insulti ai tifosi, sceneggiate in campo, liti negli spogliatoi ed esclusioni mal digerite. Claudio Ranieri, oltre a dover rimettere in piedi una squadra a pezzi tatticamente e fisicamente, si ritrova pure a fare da psicologo in una Trigoria che sembra sempre di più una polveriera. L’ultimo episodio di nervosismo, che al tecnico di Testaccio avrà riportato alla mente quel maledetto scazzo tra Perotta e Vucinic contro la Samp, è andato in scena tra il primo e il secondo tempo di Spal-Roma, come riporta "Il Messaggero". Protagonista ancora una volta Edin Dzeko che in questa occasione se l’è presa con Stephan El Shaarawy. Il Faraone è stato escluso da Ranieri a fine primo tempo, e la scelta non gli è andata affatto giù. Ma la lite tra i due attaccanti più prolifici della rosa è solo l’ultimo episodio di una crisi di nervi mal nascosta e mal gestita dal club.

ISTERIA - Da inizio stagione fatichiamo ad elencare tutti gli scatti di nervi di Dzeko e compagni. Colpa della frustrazione per le tante sconfitte o per un sistema tattico mal digerito? Forse, ma dietro ci sono pure ragioni personali. Lo spogliatoio dei senatori ha mal assorbito alcuni giovani, e ci sono situazioni contrattuali (proprio Dzeko in primis) che non soddisfano alcuni calciatori. Il bosniaco è diventato protagonista, e non per i gol (o almeno non solo), contro Fiorentina, Frosinone, Spal. A Firenze, nel bel mezzo del 7-1 dei viola, ha litigato platealmente con Cristante per alcuni movimenti sbagliati. Il diverbio è durato alcuni secondi ed è culminato poi con l’espulsione di Edin per proteste con l’arbitro. Cambia stadio, ma la febbre sale. A Frosinone Dzeko litiga con mezzo mondo, compreso capitan De Rossi e i tifosi di casa che lo insultano incessantemente. Almeno in quell’occasione, oltre alle parole, fa seguire i fatti. A Ferrara stesso copione: diverbi coi compagni, insulti coi tifosi avversari e stavolta niente lieto fine. Anzi. In un Roma-Genoa dello scorso anno, invece, a prendersi gli insulti di Edin è stato Florenzi, reo di non averlo servito tutto solo al centro dell’area. L’errore di Alessandro è stato evidente, la reazione di Dzeko pure. A fine partita ci sono voluti Kolarov e Strootman a trattenere l’attaccante. Ma Dzeko non è il solo in questa gara di sbalzi umorali. Nel derby di ritorno Pastore prende male l’esclusione e litiga violentemente con Di Francesco; Luca Pellegrini si toglie la maglia e la getta in terra dopo il rosso di Cagliari; Kluivert e Karsdorp mal sopportano l’esclusione col Real Madrid e ne nasce una furiosa reazione di Di Francesco negli spogliatoio.

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PRESUNZIONE - Roba di campo, si dirà. No, perché alcuni tesserati della Roma la lingua lunga l’hanno usata pure contro i tifosi colpevoli di eccessive critiche in un’annata fin qui a dir poco deludente. Il primo a reagire, senza esagerare, alle critiche è stato Lorenzo Pellegrini che dopo il gol di tacco al derby ha messo le mani dietro le orecchie. Poi è andato in scena il Kolarov show. Il serbo a Termini ha risposto così a un tifoso che chiedeva alla squadra di svegliarsi in vista della sfida di coppa Italia con la Fiorentina: “Sveglia tua madre”. Qualche metro più avanti Manolas rincarava la dose. Kolarov non ha chiesto scusa e ne è nata una polemica a distanza con gli ultras esasperata dall’inchino (polemico?) del terzino a Verona dopo il gol al Chievo. Pure i dirigenti però non sono da meno: Monchi all’aereoporto di Oporto ha reagito a una decina di tifosi. “In sei mesi vi prendo uno per uno, vedrete. Poi vediamo chi ha ragione”, la frase incriminata. Anche Nzonzi ha detto qualcosa in francese che i tifosi non hanno compreso.

ADDII COMPLICATI - Nervosismo dentro, ma pure fuori Trigoria. Da inizio stagione, infatti, sono stati tanti i licenziamenti: dal medico Del Vescovo al fisioterapista Stefanini passando ovviamente per quello di Eusebio Di Francesco. Dimissioni anche da parte dell’ex amministratore delegato Gandini o del chief commercial office Danovaro. Addii senza troppi sorrisi. Ma quello che ha regalato più polemiche ha riguardato il ds Ramon Monchi che ha ingaggiato un duello a distanza con James Pallotta. Lo spagnolo ha dichiarato di essere andato via da Roma “per vedute diverse col presidente”. E la risposta da Boston non si è fatta aspettare. Volano pentole, piatti e recriminazioni quindi. E probabilmente accadrà lo stesso con Di Francesco appena il tecnico non sarà più un tesserato giallorosso (lo vuole la Fiorentina).

APPARENTE INDIFFERENZA - E la società? Apparentemente non ha fatto nulla. Nel senso che non sono arrivate richieste di scuse pubbliche come accaduto per esempio al Milan dopo la lite in panchina tra Kessie e Biglia. Pallotta anzi ha sostenuto Kolarov in un’intervista invitando i tifosi “ad insultare me e non Aleksandar”. Niente multe, o almeno non è stata data comunicazione di questo. E risuonano attuali le dichiarazioni di Zeman di qualche anno fa quando il boemo si lamentava del fatto che “a Trigoria non ci sono regole”. Dallo schiaffo di Osvaldo a Lamela passando per le uscite notturne di Nainggolan o Peres passando per la quasi rissa tra Perotti e Manolas nel 2017 durante l’allenamento sono tanti infatti gli episodi che avrebbero dovuto portare a ben altre misure punitive. Forse anche questo chiede ElShaarawy. Questo dovrebbero pretendere pure i tifosi della Roma.