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Roma, in trasferta manca la “torta della nonna”. Da Mou a Juric solo 3 vittorie su 16

Roma, in trasferta manca la “torta della nonna”. Da Mou a Juric solo 3 vittorie su 16 - immagine 1
La sconfitta di ieri è solamente l'ultimo risultato di un trend europeo che continua oramai da più di 3 anni
Redazione

Prima della partita di ieri in casa degli svedesi, sui social e con gli amici si scherzava sul fatto che la Roma avrebbe dovuto giocare nuovamente sulla penisola scandinava, su un "campo di plastica" e contro un avversario che aveva il giallo e il nero come colori principali. Tutti indizi che riportavano, ovviamente, alle sciagurate trasferte di Bodo sulla costa norvegese, dove i giallorossi hanno perso in ben 2 occasioni sotto la guida Mourinho che parlava di atteggiamento diverso in trasferta, come se mancasse "la torta della nonna" ad alcuni giocatori. Scherzo che a volte, purtroppo, può anche tramutarsi in realtà e la Roma è stata sconfitta di nuovo da quella che è ormai la sua nemesi.

Il dato horror in Europa

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Tre vittorie nelle ultime 16 partite in trasferta. Questo è il dato forse più preoccupante della serata, molto più del risultato, che alla fine può derivare da episodi, sfortuna o arbitraggio (non che ci sia stato nulla di questo nella partita di ieri, oltre ovviamente al classico legno colpito dalla Roma - siamo a 5 dopo le prime 8 in stagione). Una partita, a livello statistico, non significa quasi nulla. Il problema è che i giallorossi nelle ultime 16 hanno vinto fuori casa solo contro Milan, Helsinki e Vitesse. Mentre hanno perso con: Bodo/Glimt, Ludogorets, Salisburgo, Feyenoord, Slavia Praga e Brighton... non certo delle corazzate. Per fortuna nelle prossime due trasferte la Roma non dovrà affrontare il Tottenham a Londra.

Esiste una soluzione?

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Ivan Juric nel post-partita ha chiaramente detto che "La squadra ha fatto tante cose positive, ha mosso bene la palla. Sicuramente c'è da migliorare, abbiamo subito gol su rigore e ho visto una partita buona, tante occasioni, tanto gioco. Ho visto tanti miglioramenti nel livello del gioco e nelle idee". Pensiero che può essere - come qualsiasi opinione - condivisibile o meno; anche se "giocare bene" e perdere contro una squadra che è quinta nel campionato svedese pare un'impresa quasi titanica. Al netto di qualsiasi considerazione tattica, per una squadra che punta a vincere la competizione, non riuscire a strappare nemmeno un pari a una formazione che in Europa non vinceva da oltre 46 anni non è accettabile. Dopo Udinese, Athletic e Venezia, i giallorossi hanno nuovamente dominato il possesso palla (75.1%). Ma il problema è che stavolta, a differenza del primo tempo con Udinese e Bilbao, la Roma ha gestito il pallone con una pigrizia disarmante: nessun taglio in profondità, nessuno scambio veloce, nulla di nulla. Un deserto di idee contro una squadra che farebbe fatica a sopportare più di qualche triangolo. Il tecnico ha parlato anche di "tanti tiri", ma guardando le statistiche la Roma ha tirato in porta solamente una volta in più degli svedesi (5 vs 4). La domanda continua ad essere la stessa da più di tre anni: perché si continua a giocare con un ritmo così basso contro una formazione che ha evidenti limiti tecnici, non pensando al fatto che un successo consegnerebbe tre punti come quelli contro Tottenham o Athletic? Il nuovo formato della competizione richiede per il passaggio del turno solamente punti (e differenza reti), quindi perché non sfruttare queste trasferte più "facili" per avvicinarsi alle prime 8 del tabellone?

 

Federico Liuti