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Roma, il senso del bel gioco che ora appaga i puristi. Ma Mourinho non è cambiato

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Con l'argentino la Roma aumenta il tasso di tecnica e tiri in porta (7 a 2 contro Gasperini). Il bel gioco di Mourinho dipende dai giocatori, ma questo vale per tutti. Da sempre
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Il giochismo non esiste, nemmeno come parola sul vocabolario. Ma non ditelo troppo forte. Esiste il gioco, che può essere di varia natura e che può portare a determinati risultati soprattutto se i giocatori (derivazione da "giocare" appunto) sono bravi. E magari sani. La Roma vista con l’Atalanta, ma anche con Napoli, Juve e a tratti Fiorentina ora appaga il senso estetico di chi pensa che quella parola esista. In realtà la Roma ha solo migliorato le trame offensive perché gioca Dybala, e perché al suo fianco c'è Lukaku. Caso vuole che ad un giocatore forte corrisponda spesso una bella giocata. Sillogismo facile, quasi banale. Non per tutti evidentemente. Se poi ci fossero esterni che valgano almeno la metà dell’argentino allora saremo (quasi) a cavallo. Per la zona Champions ovviamente, perché per altri obiettivi servirebbe avere almeno i reparti con i numeri giusti.  Quelli che non hanno Spinazzola e compagni di fascia misti a assortiti. Si contano infatti ben 15 cross dal fondo, con un accuratezza (e quindi col pallone che quanto meno arriva a un compagno) del 33%. Praticamente 1 cross su tre. Una miseria.

Ma andiamo appunto ai numeri giusti, che non sono quelli di Aureliano. La Roma ha vinto la palma quasi inutile del possesso palla: 55%-45%. E quindi sui passaggi riusciti:81% per la Roma, 78% per l’Atalanta. A livello offensivo è un dominio: la squadra di Mou è arrivata alla conclusione in addirittura 16 occasioni, sette volte nello specchio con un Carnesecchi in versione Storari dei brutti tempi. Solo 2 tiri quelli di Scamacca e compagni su un totale di 8. Evviva quindi? Non proprio, perché proprio questa crescita di propositività si paga a livello difensivo dove Mourinho è costretto ad adattare mezza rosa a causa di assenze e infortuni. E infatti sulle palle recuperate l’Atalanta è avanti con 60, quattro in più della Roma. Con Smalling magari sarebbero più alte. Perché il bel gioco (anche difensivo) di Mourinho dipende dai giocatori, ma questo vale per tutti. Da sempre. Ripassiamo perciò all’analisi generale. In parole povere Mourinho che già copriva la funzione di comunicatore, amalgamatore (tanto se esiste giochismo, vale tutto), uomo mercato e capo popolo (in senso buono) ora - sempre per i puristi - è anche un bravo allenatore.  Ricapitolando: ha portato risultati (1 coppa e 1 finale), gente allo stadio, sponsor e ora anche il gioco. La domanda nasce spontanea: cosa aspettano i Friedkin a rinnovarlo? La risposta verrà data a breve, probabilmente entro la fine del mese. Ma se sarà un no, ci aspettiamo spiegazioni. Perché i “giochisti” non esistono senza grandi giocatori. E i grandi allenatori, che accettano questo programma al risparmio, non ci pensano nemmeno a venire alla Roma. 

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