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Getty Images
A Trigoria la situazione sembra più grigia che mai, le voci dell'ennesimo ribaltone in panchina si fanno sempre più fitte, così a pagarne le conseguenze sono soprattutto i giocatori più giovani. Il cambio da De Rossi a Juric è stata una mazzata a livello tattico ed emotivo, e le scorie di una sostituzione così repentina, al momento, stanno facendo più danni dell'esonero stesso. Negli spogliatoi e sul campo la squadra è confusa, non ha ben chiaro il piano partita difensivo (Dybala doveva seguire o no Bastoni a tutto campo?), e in attacco le poche azioni architettate dai giallorossi spesso sembrano frutto più di trame fortuite che pianificate.
La vittima numero uno di tutto questo? Matias Soulé. Arrivato in estate su richiesta di Daniele De Rossi, per portare dribbling e imprevedibilità ad una fascia che non è pericolosa dai tempi di Momo Salah. Lo scorso anno, a questo punto della stagione, l'argentino si era già sbloccato contro la Fiorentina (6ª giornata), e contro l'Hellas Verona (8ª giornata), mentre a Roma sta ancora cercando la sua dimensione e soprattutto la sua posizione in campo. L'abbiamo visto accanto a Dybala (suo grande amico e giocatore che può mandarlo in porta meglio di chiunque altro), solamente nel primo tempo con l'Empoli, dove ha giocato come ala/trequartista sinistro - posizione che non gli si addice minimamente, abituato a puntare con sinistro e rientrare. Da lì, buio totale. Domenica, contro l'Inter, i giallorossi hanno costruito con un 4-2-3-1, piazzando Pellegrini dietro a Dovbyk, Zalewski a sinistra e Dybala sull'out di destra. Ora, perché non provare - almeno per qualche minuto - a far giocare i due argentini insieme? Con la Joya in zona centrale a supporto di Dovbyk? Abituato a fluttuare per il campo, tra le linee di centrocampo e difesa, sembra proprio quella la posizione adatta a lui - ruolo dove lo scorso 26 febbraio ne ha fatti 3 proprio a Juric, stessa data a cui risale il suo ultimo gol su azione in Serie A.
Mentre a Roma viene già definito "il nuovo Iturbe", Soulé sa di dover fare meglio per dimostrare il suo vero valore, e probabilmente (oltre al modulo) il problema maggiore è proprio questo. Anche mister Juric ha sottolineato che "È un ragazzo che si dà da fare, ha qualità. Sono convinto che crescerà. Poi è un giocatore che ha fatto un anno a Frosinone e ora è a Roma: bisogna lavorare ma sono molto fiducioso". È innegabile che le sue prestazioni in questo inizio siano state un po' opache, visto anche ciò che ci si aspetta da lui, ma i numeri in realtà dicono altro: confrontato agli altri esterni della Serie A (in media ogni 90') è primo per dribbling (10,5), duelli offensivi (19,8) e intercetti (5,9), è terzo per conduzioni (4,5), passaggi in avanti (9,9) e azioni offensive riuscite (7,5) ed è quinto per cross (3,7) e azioni difensive riuscite (6,9). Anche in Europa, tra gli esterni che hanno giocato almeno 400 minuti, solo Dembélé, Nico Williams e Doku hanno fatto meglio di lui in 1 contro 1. Il calcio per fortuna si gioca sull'erba e non sul piano cartesiano, ma sicuramente a Roma dovremmo imparare ad avere pazienza per coltivare dei campioni. Soulé sta giocando in un ambiente che debiliterebbe anche Haaland, figuriamoci un classe 2003 che per la prima volta mette piede sul palcoscenico dell'Olimpico col simbolo dell'Europa League sulla maglia. Ma è proprio giovedì, in Europa, che Matias vuole trovare una scossa, un po' di elettricità per cambiare la sua stagione - e magari anche quella della Roma: non può essere un caso che il nome dei prossimi avversari sia proprio "Dinamo".
Federico Liuti
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