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Roma, il fallimento del Lucho-pensiero e i miraggi blaugrana

C’era una volta il sogno blaugrana. L’allievo, però, fatica a superare il maestro e la faccia rassegnata, seduto sulla panchina del Via del Mare, racconta tutto questo.

Redazione

C'era una volta il sogno blaugrana. L'allievo, però, fatica a superare il maestro e la faccia rassegnata, seduto sulla panchina del Via del Mare, racconta tutto questo.

Luis Enrique ha perso una forte scommessa contro sè stesso. Lui più che la Roma, che ha deciso di rinfrescare l'Italia con un progetto cotto e mangiato, ma ancora difficile da digerire per i tifosi giallorossi e per il pallone nostrano. Chi ha perso, per adesso, è in primis lui, Lucho. Orgoglioso e testardo, la sua Roma è solo una lontana parvenza del dolce stil novo del Barcellona. Il tiki-taka di Iniesta e i suoi fratelli è sinfonia stonata, quando diventa giallorossa. Piquè e Puyol contro Kjaer e compagni, poi, è paragone eloquente e cristallino di un progetto tattico in frantumi. Dietro la Roma balla che è una meraviglia: ha preso 46 gol in stagione, davanti fatica ad ingranare perché non concretizza l'enorme mole di gioco creata. Lucho, però, resta a testa alta, forte del suo carattere, della sua grinta e delle sue idee. "Non mi vergogno e non mi dimetto", tuona. Roma, però, sta per esaurire l'enorme dose di pazienza della quale si è armata in quest'annata. I fischi ed i cori di disapprovazione si fanno sempre più forti, in una tifoseria che ha sempre e comunque spalleggiato il suo condottiero spagnolo.

Stavolta, però, sembra non riuscire a digerire i quattro schiaffi di Lecce, anche se la società continua a non metterlo in discussione. E lui, Luis Enrique, va avanti, col miraggio blaugrana sempre più lontano.

(Tuttomercatoweb.com)