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Mourinho: “Io resto qui fino a giugno 2024. L’unico che può cacciarmi è Friedkin”

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Le parole dello Special One: "Non sono io il problema. Domani dobbiamo avere il coraggio di entrare in campo e di accettare una reazione di grande romanismo che può essere un supporto fantastico o può essere una manifestazione di scontentezza"
Redazione

La conferenza stampa di José Mourinho alla vigilia di Roma-Frosinone che si giocherà domenica 1 ottobre 2023. Lo Special One risponderà alle domande dei cronisti presenti a Trigoria. Qualche dubbio di formazione per il mister che dovrà fare a meno di Llorente e ha a disposizione in difesa solamente Ndicka e Mancini.

MOURINHO IN CONFERENZA STAMPA - LIVE

Momento delicato, come deve ripartire la squadra? Cosa si aspetta dai giocatori? "Vogliamo e dobbiamo vincere. Non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi nel senso di ritirare responsabilità di questa partita. Abbiamo avuto 3 partite prima della fine del mercato dove quell'unico punto ci ha lasciato in una situazione che a tanti giocatori ha lasciato un peso. Dopo l'Empoli e l'Europa League pensavo che quel peso fosse uscito ma non è successo. Il pareggio a Torino in condizioni normali, visto che in Serie A squadre potenzialmente inferiori sanno fare risultato contro le big, sarebbe stato positivo ma è diventato negativo. Se fossimo arrivati lì con 7 punti sarebbe stato positivo perché l'avversario era difficile. A Genova mi aspettavo continuità e miglioramento ma non è successo. In questo momento il giocatore più consistente ha giocato in difesa e quando siamo andati a 4 con lui (Cristante) e Ndicka che non hanno mai giocato a 4, la squadra ha perso stabilità. Pareggiamo ma era fuorigioco ma sembrava potesse arrivare lo stesso. Poi hanno segnato il terzo e fuori contesto anche il quarto. Poteva esserci anche il quinto ma erano fuori contesto. Domani dobbiamo avere il coraggio di entrare in campo e di accettare una reazione di grande romanismo che può essere un supporto fantastico o può essere una manifestazione di scontentezza. Dobbiamo avere il rispetto per queste manifestazioni, sia positiva che negativa. E dobbiamo avere il coraggio di giocare con una buona squadra. Sarà una partita doppiamente difficile perché abbiamo pressioni extra. Dobbiamo avere coraggio. Con due giorni per lavorare e recuperare dal risultato di Genova a domani, non c'è altro da fare che avere coraggio e personalità. Vorrei che la partita fosse oggi".

Il suo contratto scade nel 2024 e questo può essere un alibi. Ad oggi firmerebbe il rinnovo? “È una situazione ipotetica e non mi piace parlare di questo. Quello che ti posso dire è che tre mesi fa, periodo di Budapest, c'era quasi un dramma nel pensare che io potessi andare via. A Budapest ho detto ai giocatori e allo staff che sarei rimasto e due o tre giorni dopo contro lo Spezia ero squalificato e lì dopo la partita ho detto ai tifosi che sarei rimasto. Qualche giorno dopo ho visto Friedkin e gli ho dato la mia parola. Durante le vacanze ho avuto la più importante e pazza offerta di lavoro che un allenatore di calcio abbia mai avuto e l'ho rifiutata per le parole che avevo dato ai giocatori e alla società. Tre mesi dopo sembra che sono io il problema e non lo accetto. Non sento e non vedo la Tv ma ho amici, collaborati e gente che mi fa arrivare queste cose e non le accetto perché non è vero. Non sono il problema. Nel calcio e nella vita le cose hanno molti fattori. Non si può dire neanche dopo una vittoria, che il responsabile è unico. Lo siamo tutti. Sono tutte piccole cose che succedono in un club, in un'azienda. Tre mesi fa questa persona si compromette con la sua parola, la mantengo fino al 30 giungo 2024. Sarò qui a lavorare e lottare ogni giorno per tutti. Solo una persona può dirmi che finisce prima di quel giorno ed è Friedkin. È l'unico che può dirmi di andare. Se lui non me lo dice sarò qui fino al 30 giugno. Sono la stessa persona che ha dato la parola ai giocatori, a tutta Trigoria, ai tifosi, al mondo perché purtroppo quando parlo lo faccio al mondo. Fino al 30 giugno sono qua con i miei giocatori. Non ho paura dei fischi dello stadio. Se vogliono venirmi a trovare sono qui a Trigoria, è qui che vivo. Quando vado a cena fuori vado in albergo una o due sere ma la mia vita è qua. Non ho paura né mi manca fiducia. Domani sono là, io con i miei giocatori insieme come sempre a prenderci le responsabilità di quello che può succedere durante e dopo la partita. Noi l'unica cosa che pensiamo è vincere domani perché ne abbiamo bisogno". 

Cristante è il giocatore più in forma della Roma. Lo abbiamo visto in una posizione diversa anche per l’infortunio di Sanches. Ha fatto due gol e tre assist mentre nelle altre stagioni era davanti la difesa e la fase difensiva ne beneficiava. Dove lo schiererà domani e nelle prossime partite, davanti la difesa, da mezzala o centrale nella linea a tre? "Pinto è stato qua i primi di settembre e ha fatto una buona spiegazione del modo in cui la Roma è obbligata a interpretare il FFP. Per avere questo non puoi avere quello. Devi prendere decisioni anche se sai che saranno rischiose. Ibanez non c'è più e neanche Kumbulla che lo scorso anno ci dava una mano a sopperire questa problematica. Senza Smalling siamo in 3 in un periodo dove si gioca tre partite a settimana, otto partite in poco tempo. L'infortunio di Llorente fa parte di lui, è la sua storia clinica e ci ha messo in difficoltà. Come dicevo prima però non è il momento di trovare alibi e di incolpare qualcuno perché non è colpa di nessuno. È conseguenza del FFP che è reale. Conoscevo questa situazione e sapevo che con il Genoa qualcuno poteva farsi male. Nel momento in cui abbiamo fatto gol e la squadra sembrava sviluppare in una direzione, è stata forzata a fare un cambio con Cristante che al momento è il giocatore che ci dà di più. Ha avuto una evoluzione fantastica a livello tecnico e tattico. Non è un genio con la palla ma è più sveglio e veloce. È fondamentale per noi. Quando è andato in difesa siamo peggiorati. Per giocare a 4, ci servirà Joao Costa titolare e sarà convocato. Non ti dico però se giochiamo a 4. Dybala non può giocare a destra in un sistema a 4. Dite che Dybala sembrava stanco giocando dentro al campo, immaginate se giocasse fuori. Non dovrei nemmeno parlare di questo con voi. Domani c'è una partita difficile con pressione extra e dobbiamo giocarla al massimo della nostra potenzialità. Mi aspetto di più dai giocatori e da me stesso perché sono molto esigente com me stesso ma me lo aspetto anche da loro. Ci alleniamo sulle palle inattive difensive. Non ho mai detto ai giocatori d'attacco di arretrare e lasciare Lukaku isolato. Mi aspetto di più da loro e da me stesso. Qualche volta dai giocatori senti di più o di meno, ma questi ragazzi sono miei amici. Siamo un bel gruppo e non c'è solo empatia di lavoro. C'è empatia fra di noi e questa è una base che non ha prezzo principalmente in questi momenti qua. La storia che l'allenatore è solo nei momenti difficili per me non è vera perché ho loro. A me piace stare solo, nascondermi nei miei pensieri e nella mia analisi. Mi piace isolarmi ma con questi giocatori non mi sono mai sentito da solo ma mi aspetto di più. Voglio vedere in campo le cose che prepariamo, una fame e una voglia diversa. La gente nuova crescerà più velocemente se gli facciamo vedere che siamo noi. Ndicka difensivamente non è all'altezza di Ibanez, non è un guerriero o un gladiatore ma è molto più bravo con la palla. Ci arriverà se gli facciamo vedere come si fa. Abbiamo avuto 7 calci d'angolo a favore nostro a Genova ma non abbiamo mai attaccato la palla. Dobbiamo migliorare per forza. Mi aspetto di più dai giocatori ed è più facile dire questo quando c'è amicizia".

Al terzo anno spesso i giocatori si abituano e hanno meno attenzione? “Non la penso così. Se una persona sta bene non cambia, non c’è il terzo o il decimo anno. Anche al primo anno ci sono dei problemi. Ho amicizie che mantengo dopo 60 anni. È una maratona. Non lo vedo come un problema. Quando non senti questo amore senti che è il momento di dire basta se sei stanco di un rapporto che arriva al limite. Ci sono allenatori con tanti soldi da spendere, che cambiano giocatori con facilità. Noi non possiamo fare così. Ci sono altre società che decidono di mandare via l’allenatore e di prenderne un altro ma penso che il punto di partenza non sono gli anni ma è un problema di rapporto che esiste o meno e in questo caso esiste. Mi piace tanto lavorare qua e non posso dire che ci sono stati club che mi sono piaciuti di più”. 

Chi ha qualcosa di più sa dare qualcosa in più. Immaginavo che lei sappia tirare fuori qualcosa da sé stesso senza ascoltare gli altri. “La risposta che ti do è la risposta che ti volevo dare quando ho fatto lo scemo e ti ho dato una brutta risposta. È in questi momenti dove uno si deve isolare. Una cosa è isolarsi perché gli altri ti vogliono isolato, non ti vogliono bene e ti lasciano da solo. Lì l'allenatore sarebbe da solo. Un altro caso è quando sei solo per scelta tua e questo è il mio. Sono andato a letto alle 6 del mattino e oggi sono stato a pensare da solo fino ad ora. Adesso c'è tanta gente che parla e dà opinioni sia dentro che fuori. Se vado dai miei assistenti tutti mi dicono una cosa diversa. Anche Rapetti che è meno calcistico ma più umano. Se vado da loro sento tante cose perché ora tutti hanno un'opinione. Ieri ai giocatori ho detto che avrei delle domande e avrei anche risposto. Se avessi qualche risposta, avrebbero dovuto dirmelo. Ho fatto fino a 10 domande e nessuno mi ha mai detto che avevo sbagliato. Ho risposto come avrebbero fatto loro perché li conosco molto bene e non volevo sentire nessuna opinione". 

 

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