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Roma, Fonseca si gioca il rinnovo: ecco perché tenerlo o puntare su altro

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L'ottimo inizio di stagione ha spinto la società ad interrogarsi sulla posizione del tecnico: dalla gestione delle difficoltà alle alternative sul mercato, sono tanti i nodi da sciogliere

Iacopo Erba

Ripercorrendo le tappe dell'avventura giallorossa di Paulo Fonseca non si può non identificare il suo percorso con quello di un acrobata in equilibrio su un filo. Costantemente ad un passo dal baratro, costretto a rivedere il proprio percorso continuamente per restare in carreggiata. Soltanto un inizio di stagione che ha regalato una Roma vincente, a tratti spettacolare e ai piani altissimi della classifica di Serie A ha convinto i nuovi vertici societari a valutare la posizione di quello che, soltanto un mese fa, era considerato un autentico dead man walking.

Sul contratto del tecnico portoghese, in scadenza nel 2021, c'è una clausola di rinnovo per un'altra stagione. E' proprio su quella che i Friedkin, magari assieme ad un nuovo direttore sportivo, rifletteranno senza lasciare nulla al caso, consapevoli che sbagliare la scelta dell'allenatore andrebbe a condizionare enormemente le ambizioni sul campo della squadra. Dalla gestione del gruppo alle alternative sul mercato, i nodi da sciogliere restano tanti.

Perché tenere Fonseca: continuità di risultati e uno spogliatoio dalla sua parte

Paulo Fonseca ha sempre dimostrato, dal suo arrivo nella Capitale, di sapersi esaltare proprio nel momento di massima difficoltà. Una qualità non da poco, se sei al timone di una nave abituata a perdere, ogni tanto, qualche pezzo di troppo. Il portoghese ha sempre provato a non farsi condizionare dall'emergenza infortuni, cercando di volta in volta soluzioni alternative, dall'idea Mancini schierato come mediano al passaggio alla difesa a 3.

Un'intuizione, quella sul modulo, che prova anche la capacità dell'ex tecnico dello Shakhtar Donetsk di saper assecondare le necessità tecniche dei suoi giocatori, con cui ha finora mantenuto un rapporto proficuo e positivo al netto di qualche caso isolato, vedi Dzeko post sconfitta con il Siviglia. In un campionato di integralisti come la Serie A, un allenatore polivalente ha finora portato punti e regalato serenità al gruppo: due elementi impossibili da sottovalutare.

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Perché cambiare: la crisi dello scorso anno e tanti grandi a piede libero

Il grande paradosso della gestione Fonseca è concentrato nella crisi nerissima di inizio 2020, periodo in cui la Roma ha perso certezze ed è incappata in un filotto terribile: 6 sconfitte nelle prime 13 gare tra gennaio e marzo, con altri 3 k.o. nelle prime 4 partite dell'immediato post lockdown. In tutte le competizioni, solo 19 gol fatti e ben 29 subiti. Una fase in cui il portoghese sembrava davvero aver perso la bussola e dalla quale si ritrovò costretto ad uscire modificando completamente il suo credo calcistico.

A non aiutare la posizione di Fonseca sono anche i tanti allenatori al momento senza panchina e in attesa di rilanciarsi in un contesto importante: la situazione Allegri e gli abboccamenti di qualche mese fa sono ormai noti, così come l'imminente accordo tra Sarri e la Juventus per la rescissione del contratto. Sarà a breve sul mercato anche Spalletti, ma un suo terzo rientro a Trigoria è ad oggi pura fantascienza. Tra i profili internazionali occhio a Pochettino, ansioso di tornare in pista dopo la finale di Champions League raggiunta con il Tottenham.

Tutti tecnici indiscutibili, per i quali però servirebbe uno sforzo economico ben maggiore dei 2,5 milioni netti a stagione percepiti dal portoghese in giallorosso: arrivare a uno di loro significherebbe per i Friedkin fare uno sforzo importante dal punto di vista economico. Tanti nodi e una sola certezza: la permanenza di Fonseca sulla panchina della Roma è ancora tutt'altro che scontata.