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Mourinho: “Rinnovo scelta giusta per Pellegrini. Meglio vincere che giocare bene”

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Il tecnico portoghese: "Lorenzo è qui per restare. Siamo insieme e arriveremo dove vogliamo con tranquillità. L'Olimpico pieno simbolo di romanismo"

Redazione

Per la Roma è tempo di tornare a vincere, anche in campionato. Dopo il 3-0 di Conference League, la squadra di Mourinho - domani alle 18 - ospita l'Empoli dell'ex Andreazzoli per riprendere il cammino in Serie A dopo lo stop nel derby con le relative polemiche. Zaniolo sarà regolarmente in campo, multato e non squalificato dal Giudice Sportivo (ma non convocato in Nazionale), insieme a Lorenzo Pellegrini per cui è stato appena annunciato il rinnovo di contratto. Di questo e non solo ha parlato José Mourinho nella consueta conferenza stampa della vigilia a Trigoria:Forzaroma.info ha seguito le parole dello Special One in diretta.

MOURINHO IN CONFERENZA STAMPA

Qual è il punto di contatto tra il gioco offensivo e la classifica? Il risultato è più importante. Se giochi un calcio offensivo e perdi 5-4, meglio pareggiare 0-0 e giocare in maniera difensiva. L'equilibrio è alla base di tutto. Difficile essere nei top senza essere equilibrati, bisogna difendere bene ma anche segnare per vincere. Quando ho parlato del calcio italiano migliorato ho detto che, più che la classifica e il punteggio, è una questione di qualità del gioco e di proposta di gioco delle squadre. Gli allenatori vogliono giocare bene, sapete che io sono 'risultatista', ma si può cercare di fare entrambe le cose. Ora penso che la maggior parte delle proposte di gioco in Serie A sia giocare bene.

Sta pensando di confermare Darboe anche domani visto che Cristante è diffidato? Non guardo a questi dettagli. Darboe ha avuto un percorso con noi secondo me buono per lui, l’anno scorso quando ha giocato lo ha fatto senza nessuna responsabilità. La squadra era in un momento difficile, Fonseca non aveva altre opzioni per i tanti infortunati e lui è entrato giocando senza pressione e responsabilità facendo molto molto bene. Nel precampionato abbiamo parlato tanto, ho sentito che è arrivato quel senso di responsabilità di dire ‘Non sono il giovane che viene dalla Primavera ma ho delle responsabilità’. Lui per primo ha messo pressioni su se stesso, ha lavorato sempre tanto ma senza la qualità di gioco che lui veramente ha. A poco a poco si è liberato di questo, è cresciuto, ha imparato ed è tornata la fiducia. Con lo Zorya c’erano tante opzioni, dall’esperienza di Diawara a Villar e Bove, ma era il momento giusto per lui. La risposta è stata molto buona, ha interpretato la partita molto bene difensivamente, anche con la palla ha giocato con criterio. Mi è piaciuto molto. Non si può dire che abbiamo guadagnato un giocatore perché già lo avevamo, ma la sua fiducia e la mia in lui cresce.

Sorpreso dalle mancate convocazioni di Mancini e Zaniolo? È un bene per la Roma o un male visto che la nazionale dà stimoli? Non è il mio lavoro aspettarmi qualcosa dalle convocazioni. L’Italia ha un ct con grandi responsabilità, ha tanti giocatori e sono le sue scelte. Lo rispetto sia se va un solo giocatore dei miei o se ne vanno dieci. I giocatori preferiscono sempre andare, è un orgoglio e una motivazione. Ma se rimangono qui sono protetti, lavorano bene, non hanno partite da giocare e anche questo può essere positivo. Ci sono cose positive e negative.

L’Empoli ha subito meno tiri della Roma: concedete ancora troppo, da cosa dipende? Quanto manca al suo punto di equilibrio? La cosa più facile nel calcio è difendere bene. Se lo fai è a costo dell’organizzazione offensiva. Noi però non vogliamo questa evoluzione per la squadra, ma vogliamo una squadra che gioca, crea, segna e difende bene. Non voglio essere ipocrita dicendo che non mi interessa come difendiamo. Abbiamo perso due partite fuori casa segnando due gol in entrambe le partite. Si può essere una squadra che difende bene e in maniera equilibrata, al di là degli errori individuali preferisco quadrare il quadro intero. Ma dobbiamo difendere in maniera equilibrata e questo non può prescindere dall’organizzazione e da quello che facciamo. Magari ci vuole tempo, ma abbiamo fatto anche partite con un gol subito o zero. Ma sei gol subiti in due partite sono troppi. Oggi è stato il secondo giorno di recupero dopo la partita di giovedì, lo abbiamo fatto a bassa intensità ma anche così abbiamo lavorato. Sappiamo come gioca l’Empoli, le sue qualità, sappiamo che sono la squadra in Serie A che ha più cross a partita, la seconda per tiri da fuori. Abbiamo lavorato su questo, per noi l’organizzazione difensiva è molto importante.

Spalletti ha detto che le nazionali devastano i club. Secondo lei nel calcio si gioca troppo? Non voglio commentare le parole del mio amico Spalletti. Non sono qui per questo. Noi siamo da questa parte e gli interessi del club sono più importanti, per chi è dall'altra parte magari sono più importanti gli interessi delle nazionali. Ci sono cose che si possono migliorare. Ma il calcio senza la passione e il significato che hanno le nazionali non è la soluzione. Non capisco come sia possibile che in Sudamerica si giochi di giovedì sera, quando in Europa è venerdì mattina. Non lo capisco. Pensavo fosse finita questa storia, che l’ultimo giorno sarebbe stato mercoledì. Invece si gioca ancora di giovedì sera, venerdì per noi. Un’altra cosa che si poteva cambiare è che le nazionali convocano 35 giocatori per 2-3 partite e 15 magari non giocano e non si allenano con grande intensità. È meglio che questi giocatori restino con i club. Sono dettagli che si possono migliorare, ma la foto generale della situazione, il Mondiale ogni due anni, se si gioca più o meno, non è roba per me. Lo è il quando si gioca, altri club sono in situazioni simili. Cuadrado, Vina, Bentancur, giocheranno venerdì in Brasile. Sono cose che o la gente non vede o non le vuole vedere.

Roma ed Empoli non hanno mai pareggiato: come mai? È una casualità, a volte il confine con vittoria e sconfitta è questione di dettagli e non di filosofia. Un altro conto è se scendi in campo per pareggiare, con l’obiettivo di non perdere. Abbiamo avuto le qualità per fare anche questo, ma questi non siamo noi e neanche l’Empoli. Però col Sassuolo la differenza tra pareggio e vittoria è stato un gol al 90’.

Capita che squadre propositive cambino filosofia di gioco in base al risultato. Quanto è importante saper reagire al cambiamento degli scenari nelle partite? A che punto sono i suoi giocatori in questo? 
E’ importante rispettare chi lo fa, io l’ho fatto già e lo farò. Il risultato è molto importante e nel corso della partita una squadra può decidere il modo di cambiare il gioco. E’ una cosa normale, è un elemento che mi fa anche parlare bene di una squadra o un allenatore che ha queste possibilità. E’ importante che una squadra voglia cambiare il risultato, noi abbiamo provato a farlo ogni volta che dovevamo segnare, a rischiare e non aver paura di prendere un altro gol, giocando in maniera aperta per un risultato positivo. Questa è la bellezza del gioco. Ma c’è un altro fattore che magari la gente non capisce: a volte si gioca in modo diverso da quello che vuoi per merito dell’avversario e non per colpa tua. Ci sono magari difficoltà che non ti aspetti e giochi diversamente. Una volta che gioco troppo basso non è perché ho voluto io ma merito dell’avversario.

Il sold out di domani è la conferma che i tifosi hanno capito che la squadra ha bisogno di tempo? 
Non posso parlare per loro ma posso ringraziarli. Li ringrazio per l’appoggio a me e alla squadra, che è molto più importante di me. E’ una dimostrazione di romanismo, è facile essere tifoso di una squadre che vince, vince, vince. E’ molto più difficile esserlo di una squadra che fa fatica a vincere. E’ una espressione di romanismo, una dimostrazione di fiducia nell’atteggiamento della squadra. Abbiamo perso due partite su dieci, ma anche in quelle due abbiamo avuto atteggiamento, voglia, qualità, un impegno totale. Al tifoso piace, lo sente. Per questo penso che questa empatia sia basata su questo profilo di squadra che abbiamo, anche a livello di gioco e di come abbiamo finito le partite perse. Abbiamo finito col Verona e la Lazio con otto attaccanti, giocando. E la gente lo capisce. I romanisti devono capire che c’è un processo, la permeabilità alle opinioni esterne non è quello di cui ha bisogno questa società. Magari stiamo vivendo un momento di maturità nel club, anche nel modo di essere romanista. Andiamo nella direzione giusta, il tempo è ovviamente importante perché c’è una differenza di tanti punti nelle ultime stagioni tra noi e le posizioni top. E non è così che si ‘mangiano’ questi punti.

Sul rinnovo di Pellegrini. Dal momento che ho sentito che i Friedkin non volevano perdere un giocatore come lui, di qualità, un simbolo, quello che significa, il ragazzino romano e romanista nato e cresciuto qui, io ho deciso di farlo capitano. Da quando ho sentito che i Friedkin erano chiari e Lorenzo mi ha detto che sarebbe rimasto sicuramente al 100 per cento anche senza accordo. Dopo era tutto nelle mani di Pinto e del procuratore di Lorenzo. E’ un processo che si sapeva sarebbe finito così. Per me è la decisione giusta per la società e per Lorenzo. Ho parlato con lui di questo, anche per lui è la decisione giusta. E per noi come squadra è importante questo tipo di stabilità. Sarò qui per tre anni, non voglio andare da nessuna parte. Lui è qui per restare. C'è un nucleo italiano con esperienza, con anche Mancini, Cristante. C’è un nucleo anche dal punto di vista emotivo. Siamo qui, lavoriamo insieme e arriveremo dove vogliamo arrivare, con tranquillità.