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Roma, ecco Lukaku: Mourinho ha il bomber per provare a centrare la Champions

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Il belga completa il reparto offensivo dello Special One che ora può provare l'assalto all'Europa che conta
Marco Di Cola
Marco Di Cola Collaboratore 

Romelu Lukaku alla Roma non è più solo una suggestione o una trattativa complicata, è diventato realtà. Dopo settimane di attesa, è arrivata la fumata bianca sulla base di un prestito secco oneroso (5,8 milioni di euro) fino a giugno. L'ingaggio, invece, si attesta sui 7,5 milioni di euro. Il belga completerà il reparto offensivo di José Mourinho che ritroverà per la terza volta in carriera dopo le avventure insieme al Chelsea e al Manchester United con alterne fortune. Lukaku sarà il terzo attaccante a disposizione dello Special One che può contare anche su Belotti e Azmoun in attesa del rientro di Abraham.

Da Golden Boy all'Anderlecht a scarto del Chelsea: la carriera turbolenta di "Big Rom"

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La carriera di Lukaku inizia nelle giovanili del Lierse dove realizza 116 gol in 70 partite che gli valgono la chiamata del club più importante del Belgio: l'Anderlecht. Esordisce a 16 anni e 11 giorni nello spareggio scudetto contro lo Standard Liegi (24 maggio 2009) e appena tre mesi dopo realizza anche il primo gol diventando il più giovane marcatore di sempre della Pro League. I 15 gol stagionali (scarpa d'oro del campionato) attirano l'attenzione del Chelsea che per portarlo a Stamford Bridge sborsa 12 milioni di euro. Il suo rapporto con i Blues non decolla subito e dopo una prima stagione passata in campo più con la squadra riserve che con i titolari, passa in prestito al West Bromwich. Con il WBA 17 gol in 35 partite di campionato (gol all'esordio e tripletta contro il Manchester United) con i quali trascina la squadra all'ottavo posto finale (miglior piazzamento degli ultimi 19 anni). È poi con l'Everton che la sua carriera fa il definitivo salto di qualità. Con i Toffees realizza 15 gol alla prima stagione dove aiuta il club a raccogliere la cifra record di 72 punti. L'ottimo rendimento convince la squadra di Liverpool ad investire su di lui 28 milioni di sterline. A Goodison Park diventa anche il quinto giocatore nella storia della Premier League a raggiungere quota 50 reti prima dei 23 anni dopo Robbie Fowler, Michael Owen, Wayne Rooney e Cristiano Ronaldo.

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Dopo 4 anni all'Everton, nell'estate del 2017 arriva la grande chiamata del Manchester Unted che lo preleva per la cifra record di 85 milioni di euro oltre ad altri 15 di bonus. L'amore tra Lukaku e Old Trafford per non sboccerà mai e dopo due anni (zero trofei e 28 gol in 66 presenze) nella sua carriera piomba l'Inter che lo porta a Milano per 75 milioni di euro complessivi. Nella prima annata in nerazzurro realizza 23 reti contribuendo al raggiungimento del secondo posto alle spalle della Juventus e della finale di Europa League dove è croce e delizia (gol e autogol nella sconfitta). La stagione successiva è probabilmente la migliore della carriera. In coppia con Lautaro realizza 24 gol in 36 presenze conquistando lo Scudetto e il premio di miglior giocatore del campionato. Dopo due stagioni sotto le luci di San Siro decide che è il momento di "tornare a casa". Il Chelsea lo richiama per la cifra record di 115 milioni di sterline ma la seconda luna di miele con la maglia blu diventa un incubo e a fine dicembre la nostalgia del nerazzurro prende il sopravvento. Lukaku rilascia un'intervista ai microfoni di Sky Italia dicendo di voler far ritorno a Milano. Nella passata stagione torna all'Inter ma rimane ai box per gran parte del campionato. Infortuni muscolari e una forma fisica poco brillante contribuiscono ad un rendimento lontano dai suoi standard. Tutto sembrava però apparecchiato per la seconda (o meglio terza) opportunità nerazzurra ma i contatti svelati con la Juventus hanno fatto arrabbiare e non poco la dirigenza nerazzurra: "Ci aspettavamo un altro tipo di comportamento. Come professionista e uomo". Queste le parole di Javier Zanetti. Ora un'altra opportunità nel Bel Pase, questa volta con la maglia giallorossa.

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Il calcio e le lingue nel sangue

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Romelu Lukaku nasce ad Anversa il 13 maggio del 1993 da genitori congolesi. Il padre (Roger) era un calciatore professionista che ha vestito anche la maglia della Nazionale dello Zaire (attuale Congo) poi trasferitosi in Belgio per cercare un futuro migliore per la propria famiglia. Non solo Romelu, anche il fratello minore Jordan (con un passato nella Lazio) ha seguito le orme del padre così come il cugino Boli Bolingoli-Mbombo, difensore del Malines ed ex Celtic e Istanbul Basaksehir. La sua carriera in giro per il mondo, tra Belgio, Italia e Inghilterra, gli ha permesso di imparare svariate lingue di cui è molto appassionato. Lukaku infatti ne parla ben 8: inglese, portoghese, olandese, spagnolo, tedesco, francese e lingala, una lingua originaria del Congo, e ovviamente l'italiano.

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Provaci ancora Mou

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A Roma, Lukaku ritroverà José Mourinho che lo ha allenato già altre due volte in carriera: nella sua prima stagione al Chelsea, e al Manchester United. Il rapporto tra i due non è sempre stato idilliaco. Al primo anno a Stamford Bridge, lo Special One non lo considera (come accaduto a De Bruyne e Salah) e lo schiera in campo in appena tre partite in tutte le competizioni e dopo l'errore decisivo dal dischetto in finale di Supercoppa europea contro il Bayern, arriva la cessione. "Le difficoltà iniziali con Mourinho erano legate al fatto che io volevo giocare e credevo di meritarmelo. Lui invece pensava che io non fossi pronto", queste le parole del belga rilasciate a Sky Sport nella quale ha sottolineato la sua frustrazione durante il primo periodo con il tecnico portoghese. Immediata la risposta dello Special One in conferenza stampa: "Romelu è un ragazzo giovane che parla troppo. Si chieda perché oggi non è qui. Ci pensi: perché gioca nell’Everton e non nel Chelsea? E l’ultima volta che l’ho sentito gli ho chiesto esattamente questo: “Perché non dici il motivo per cui te ne sei voluto andare? Se ti piace parlare, parla di tutto, non parlare solo a metà. Perché sei voluto andare via dal Chelsea?”. Chiedeteglielo".

Il rapporto si è poi ricucito ad Old Trafford dove è diventato il miglior marcatore nella storia del club nelle prime 10 partite stagionali battendo il record precedentemente appartenuto alla leggenda Bobby Charlton. Con Mou diventa anche il più giovane calciatore a realizzare 100 gol in Premier League. Nell'annata successiva prima dell'esonero dello Special One (sostituito da Solskjaer) realizza appena 6 reti in 22 presenze. Ora un'altra avventura insieme. Questa volta con la maglia della Roma e Mourinho, oggi, sa esattamente come stimolarlo e farlo rendere al meglio: "È un ragazzo grande e grosso, fisicamente così forte, ma dentro c'è anche un bambino che ha bisogno di amore, di sostegno, di sentirsi importante".

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