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Roma, difesa no stop pure in Europa. Ma due club sono messi ‘peggio’

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I giallorossi hanno grossi problemi in difesa e anche i numeri lo dicono, con pure Atalanta e Fiorentina incerottate: Mancini, Llorente e Ndicka sono senza sosta e le prospettive a gennaio non sono incoraggianti
Francesco Iucca
Francesco Iucca Collaboratore 

La difesa della Roma non ha sosta. Da ormai tre mesi Mancini, Llorente e Ndicka - con l'aggiunta di Bryan Cristante al posto dello spagnolo infortunato - sono costretti a un tour de force strettissimo tra campionato ed Europa League. Mourinho non ha alternative in quel reparto, neanche con la "panchina ricca". Con i rientri di Sanches, Dybala e Pellegrini lo è dappertutto, tranne che nel reparto arretrato. Lo dicono anche i numeri delle squadre che giocano le coppe europee. I difensori giallorossi (quelli di ruolo) dall'inizio della stagione hanno all'attivo già 48 presenze in tutte le competizioni. In realtà 45 più le 3 di Smalling, di cui si sono perse le tracce dal 1 settembre. Il conto, compreso l'inglese, arriva in minuti a 3987 che diviso i 4 centrali nella rosa di Mourinho (Kumbulla è, ovviamente, ancora a zero) fanno la media di 997 minuti e 12 presenze a testa. Una media che sale a 1247 - e 15 per le presenze - considerando solamente Mancini, Llorente e Ndicka. In questa classifica la Roma è tra le squadre messe peggio, ma è battuta da Fiorentina e Atalanta.

I viola hanno infatti a disposizione tre centrali di difesa: Milenkovic, Martinez Quarta e Ranieri che hanno messo insieme 42 presenze e 3461 minuti. La media è di 14 gettoni e 1153 minuti a testa. In rosa ci sarebbe anche Yerry Mina, che però è sceso in campo qualcosa come un paio di minuti in tutto il campionato, tra infortuni e scelte tecniche. In questo caso, però, l'attenuante è che la Fiorentina - a differenza della Roma - gioca a quattro in difesa per cui in campo di centrali ne vanno due e non tre. Con un cambio in panchina (due con Mina tornato a disposizione), che i giallorossi non hanno in questo momento. Dietro i viola c'è poi l'Atalanta, la più vicina alla Roma come termine di paragone, giocando a tre dietro e facendo l'Europa League: 58 presenze e 4435 minuti totali per Scalvini, Djimsiti, Kolasinac e Toloi. E una media di 14,5 presenze e 1108,75 minuti a calciatore. Solo che il quarto per presenze della Dea, Toloi, ha il triplo (727, con 11 presenze) dei minuti giocati rispetto a Smalling. A questi si aggiungerebbe comunque anche Palomino, che però ha collezionato solo 12 minuti ed è infortunato. Ma sta rientrando, a differenza dell'ex United. Quindi per i freddi numeri Fiorentina e Atalanta sono più in difficoltà della Roma, ma se è vero che i numeri vanno letti e contestualizzati, effettivamente i giallorossi nella pratica hanno molti più problemi.

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Poi ci sono le altre big che fanno la Champions, con cui lo scarto è importante e al momento rende in parte il gap di classifica e ambizioni. Il Napoli ha quattro centrali per due maglie, perfettamente equilibrati: 3111 minuti in 42 partite per Rrahmani, Natan, Ostigard e Juan Jesus con una media di 10,5 presenze e 778 minuti a testa. Poi c'è il Milan con una media di 643 minuti e 8,8 presenze di media tra Tomori, Thiaw, Kalulu, Kjaer e Pellegrino. Cinque centrali per due posti, al netto degli infortuni. E ancora la Lazio con una media di 765 minuti e meno di 9 presenze tra Casale, Romagnoli (centrale più presente in assoluto di queste sette squadre, con 4 minuti più di Mancini), Patric e Gila, anche in questo caso a giocarsi due maglie da titolare. L'Inter neanche a parlarne: 759 minuti in media tra Bastoni, Pavard, de Vrij, Bisseck, Acerbi e Darmian. Sei alternative per tre maglie. La Juve senza coppe ha Bremer, Danilo, Gatti, Rugani e Alex Sandro più il giovane Huijsen che ha già esordito: 699 minuti per uno. Cinque-sei centrali per tre posti. E la Roma? In teoria quattro, in pratica tre, difensori di ruolo per altrettante maglie da titolare. Risultato: a gennaio urge necessariamente un nuovo innesto. Di nomi ne girano, da Chalobah a Solet, da Dier a Kiwior, da Theate a Pablo Marì e il sogno (tale resterà) Milenkovic. Pinto non ha risorse da investire per i cartellini, a meno di una cessione a sorpresa che però andrebbe magari sostituita, per cui dovrà operare ancora in prestito secco, al massimo con diritto. E dovrà farlo pure in frettissima, visto che Ndicka - uno dei 'sopravvissuti' - saluterà proprio a gennaio per la Coppa d'Africa. Con Smalling incognita totale, l'emergenza è enorme.

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