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Roma, Di Francesco e il centrocampo perduto: mai così tanti cambi

LaPresse

Il tecnico ha schierato 5 assetti di centrocampo diversi in 5 partite: dalla Virtus Lanciano a oggi non era mai successo

Valerio Salviani

La Roma ha perso la strada. Quella magnifica notte dello scorso aprile, in cui si dominava il Barcellona dei fenomeni, e che sembrava solo l’inizio di un grande viaggio, rischia di restare un episodio isolato, per tante ragioni. E mentre a Trigoria lavorano per non buttarsi via già a settembre, sembra chiaro da fuori uno dei motivi che ha contribuito a smarrire la bussola. Di Francesco non è mai stato così in difficoltà nello scegliere gli uomini per il suo centrocampo, e questo è un fatto. In 5 partite, il tecnico ha schierato 5 centrocampi diversi. Un inedito per l’allenatore, che mai in carriera si era ritrovato a inizio stagione con così poche certezze.

SENZA LEADER – L’ultimo trio è stato quello formato da De Rossi, Nzonzi e Zaniolo, un centrocampo che sembra difficile poter rivedere a breve. Il capitano è l’unico punto fermo finora, il resto è una lotteria. All’esordio a Torino, al suo fianco c’erano Strootman (tante care cose) e Pastore. Con l’Atalanta tutto diverso, con Pellegrini e Cristante nella mischia, durati però un tempo. Altro giro, altra corsa. A Milano ecco Nzonzi al fianco di De Rossi, con il Flaco più avanzato, forse la peggior partita dei giallorossi ad oggi. Dopo la sosta contro il Chievo, De Rossi è andato in panchina, lasciando spazio a Nzonzi, insieme a Cristante (rimasto poi a guardare tutto il match del Bernabeu) e Pellegrini. Cinque linee diverse, nessuna che ha convinto per gioco e brillantezza atletica.

NOVITA’ - Mai, dall’avventura con la Virtus Lanciano a oggi, il tecnico aveva cambiato per 5 volte su 5 il centrocampo a inizio stagione. Con gli abruzzesi il trio El Kamch-Volpe-Cossu era intoccabile. Stesso discorso per Coletti-Dettori-Soddimo nel primo anno di Pescara e per Nicco-Cascione-Gessa-Soddimo nel secondo. Anche nello sfortunato anno di Lecce, durato solo 14 partite, Di Francesco non si allontanava dalle certezze Giacomazzi, Obodo e Piatti, nonostante la squadra non girasse affatto. Nel primo Sassuolo, quello della promozione in A, il mantra era Magnanelli-Missiroli-Bianchi, quest’ultimo sostituito poi nella stagione successiva da Kurtic. Anche qui, nonostante le 4 sconfitte nelle prime 5, Di Francesco non si è scomposto e ha continuato a puntare sulle sue certezze, certezze che quest’anno sembra aver smarrito. Negli ultimi 3 anni con i neroverdi di nuovo niente esperimenti e insieme ai soliti Magnanelli e Missiroli c’è Biondini, che verrà sostituito poi da Duncan.

NESSUN TENTATIVO – Che Di Francesco non sia uno che si muove per tentativi – impressione che sta dando quest’anno – l’ha fatto capire anche nel suo primo anno alla Roma. Con i giallorossi, nonostante una rosa lunga, la tentazione Pellegrini e il bisogno di distaccarsi dall’influenza di Spalletti, prima di cambiare il trio De Rossi-Nainggolan-Strootman, Eusebio ha aspettato 4 partite. Nella scorsa stagione si è parlato di forza del turnover e di capacità di cambiare, ma la base per il tecnico è sempre rimasta ben salda. Almeno fino allo scorso mercato, quando 2/3 di quel centrocampo è stato sostituito. E nonostante i nuovi lavorino insieme dal primo giorno di ritiro, al 21 settembre si naviga ancora a vista.

DIESEL – Per provare a essere positivi, guardando ancora alla storia di Di Francesco, la partenza a razzo non è sempre stata nelle corde delle sue squadre, anzi. Nella stagione e mezza di Pescara è partito con il freno a mano tirato, così come in altri 3 dei 5 campionati a Sassuolo. Nella scorsa stagione sono arrivati presto i risultati, ma prima di raggiungere il capolavoro di Roma-Barcellona si è dovuto soffrire tanto. Non resta che aspettare, ma in attesa di certezze, la stagione sta già scappando via.