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Roma, De Rossi come Mourinho: le chiamate decisive per sbloccare il mercato

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Il tecnico di Ostia durante questa sessione di calciomercato ha più volte contattato i calciatori per convincerli a raggiungere la Capitale. Lo ha fatto con Soulé, Dovbyk, Le Fèe, Chiesa e Mikautadze
Redazione

Durante tutta l'estate, Daniele De Rossi ha condotto un'intensa opera di persuasione nei confronti dei giocatori presenti nella sua lista dei desideri. Le prime dichiarazioni dei nuovi arrivi hanno tutte sottolineato come il fattore determinante sia stato proprio DDR. L'appeal che i tifosi della Roma temevano fosse svanito dopo l'esonero di Mourinho lo scorso gennaio, sembra invece essere più vivo che mai, nonostante le differenze di caratura tra i due. In questi mesi di calciomercato, infatti, l'influenza di De Rossi nelle trattative è emersa chiaramente. A confermarlo sono stati in rapida successione Enzo Le Fée, Artem Dovbyk e Matías Soulé. Il centrocampista francese ha dichiarato: “Ho già parlato col mister. Mi piacciono la sua energia e il suo amore per il club. Questo è l’aspetto più importante per me. So che da calciatore è stato molto amato qui, e credo lo sarà anche da allenatore”. L'attaccante ucraino, che è stato più volte in contatto telefonico con De Rossi e anche con i Friedkin, decisivi a loro volta, ha raccontato che persino Diego Simeone ha provato a contattarlo, ma senza successo: “Ho parlato con Daniele De Rossi. Mi ha spiegato qualcosa a livello tattico e mi ha parlato un po’ del club. Dopo questa conversazione, ho provato un'emozione positiva ed è anche per questo che ho fatto questa scelta”. Questa mattina, anche l'esterno argentino ha espresso sentimenti simili: “Il mister stravede per me e io per lui. È un grande lavoratore e un ottimo tecnico. Ho parlato con lui più volte durante la trattativa; mi ha raccontato di Roma e di come qui si vive il calcio”. Non tutte le chiamate di De Rossi, però, hanno avuto successo: durante il mercato il tecnico ha provato a convincere anche Federico Chiesa, Raoul Bellanova (e ci riproverà) e Georges Mikautadze

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Il fattore Mourinho

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Quando la Roma annunciò José Mourinho il 4 maggio 2021, sapeva di non aver ingaggiato un semplice allenatore, ma un vero e proprio fattore. La società decise quindi di adottare una linea in cui il tecnico sarebbe stato l'ago della bilancia per molte, se non tutte, le trattative. Nei due anni e mezzo trascorsi nella Capitale, e più in generale durante tutta la sua carriera, lo Special One ha dimostrato di essere un elemento capace di spostare gli equilibri. Grazie alla sua caratura e alla sua fama, è riuscito a convincere diversi calciatori che, probabilmente, senza di lui non sarebbero mai venuti a Roma. Gli esempi più significativi sono Romelu Lukaku, che si è deciso a trasferirsi grazie a una semplice telefonata del tecnico portoghese; Paulo Dybala, che era vicino all’Inter prima di approdare in giallorosso, affascinato dall'influenza di Mourinho, che si è impegnato personalmente nel corteggiamento della Joya; Tammy Abraham, che dichiarò: “Mourinho è stato un fattore decisivo. Da giovane inglese volevo restare in Inghilterra perché avevo qualcosa da dimostrare, ma mi sono detto che non potevo rifiutare l'opportunità di giocare sotto Mourinho, il miglior allenatore del mondo”; Zeki Çelik, che ricevette una telefonata sintetica dal tecnico con il messaggio: “Ti voglio alla Roma”, che lo fece sentire immediatamente desiderato; e infine Nemanja Matić, che ha seguito Mourinho al Chelsea, al Manchester United e alla Roma, tanto che, quando il calciatore si ritirerà, avrà probabilmente un posto nello staff di Mou, data la loro profonda connessione. Il nativo di Setúbal è stato un elemento determinante anche per giocatori come Samuel Eto’o, Wesley Sneijder e Lionel Messi nel corso della sua carriera. L'allenatore può effettivamente spostare gli equilibri. La Roma è passata dall’appeal di avere uno dei migliori tecnici in circolazione a quello di avere un'istituzione della città, capace di trasmettere amore per la maglia e di riaccendere nei calciatori quel fuoco che, forse, altrove si era spento.

Federico Roscioli