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Roma, da gioiello a desaparecido: il compleanno amaro di Carles Perez

LaPresse

Numeri impietosi e sistema di gioco non aiutano un giocatore in piena crisi tecnica. Rivalorizzarlo in giallorosso, vista la concorrenza, appare complicato: per il prossimo anno si studia il prestito

Iacopo Erba

"Un giorno credi di esser giusto e di essere un grande uomo. In un altro ti svegli e devi cominciare da zero". Per descrivere l'esperienza di Carles Perez con la maglia della Roma ci si può affidare senza timore ai versi di Edoardo Bennato. Nel giorno del suo 23esimo compleanno quello che doveva essere uno dei gioielli più scintillanti della Roma del futuro è un giocatore involuto, ai margini delle gerarchie di Fonseca e incapace di scuotersi emotivamente.

In poco più di un anno l'esterno in giallorosso ha collezionato in totale 35 presenze (molte delle quali da subentrato), mettendo a segno la miseria di 3 gol e fornendo appena 3 assist. Impietosi anche i numeri stagionali: 18 i gettoni tra campionato e coppe per poco meno di 800 minuti complessivi condite da una sola rete, a risultato acquisito, contro il Benevento nel finale di partita. Il momento per l'ex Barcellona è nero ed il futuro rischia di essere ancora più ingrato.

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Le radici della crisi: il cambio di modulo alla base dell'involuzione

L'avventura di Carles Perez alla Roma era cominciata sotto i migliori auspici. L'allora direttore sportivo Petrachi, in un momento estremamente difficile dal punto di vista economico ed ambientale per la società, lo aveva strappato alla concorrenza nel gennaio del 2020 in prestito oneroso con obbligo di riscatto fissato a 10 milioni di euro. Una cifra importante per quella che doveva essere la punta di diamante di un mercato invernale in cui nella Capitale erano sbarcati anche Ibanez e Villar, ora pilastri dello scacchiere giallorosso.

Da subito apparso come giocatore dai grandi colpi ma dalla scarsa disciplina e spirito di adattamento al calcio italiano, per il prodotto della cantera blaugrana è stato esiziale in primis il cambio di modulo adottato da Fonseca. La mutazione da 4-2-3-1 a 3-4-2-1 ha di fatto cancellato gli esterni puri d'attacco, ruolo naturale di Perez che non ha mai digerito lo schieramento sulla trequarti (né ha mai dimostrato, a dire il vero, di essere particolarmente incline a volersi calare nella parte). Un pesce fuor d'acqua che, per forza di cose, è ora in fondo alle gerarchie e destinato a non rientrare neppure nel turnover di coppa con il Braga.

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Il futuro non sorride: dall'arrivo di ElSha al ritorno di Zaniolo, il campo è un miraggio

Perez nello scorso mercato invernale non ha ceduto alle lusinghe e agli interessi di vari club, su tutti Parma e Sassuolo. Nella testa dell'attaccante c'era ed è rimasta, evidentemente, la convinzione di potersi giocare le proprie chances nella Capitale. Di tutt'altro avviso sembrano essere la Roma e Fonseca, evidentemente convinti a puntare su altri profili per il presente ed il futuro. Dietro la punta la concorrenza è spietata e tra il ritorno dall'infortunio di Pedro e l'acquisto di El Shaarawy è evidente come, salvo improbabili stravolgimenti, sia difficile trovare un senso nell'insistere su un giocatore mai in grado di sfruttare le numerose chances a lui concesse.

A questo scenario funesto si aggiunge anche l'attesissimo rientro di Nicolò Zaniolo, vera punta di diamante del progetto giallorosso e concorrente diretto dello smarrito Perez per una maglia da titolare, vista la posizione in campo. Che fare, dunque? La situazione economica del club non permette di dilapidare alcun patrimonio tecnico rischiando di incorrere in una minusvalenza. Probabile si provi ad optare per un prestito, lasciando ad altri nella prossima stagione l'arduo compito di rivalorizzare un giocatore che, a 23 anni, ora deve davvero ricominciare da zero.