Che il calcio e la politica siano due mondi in realtà molto vicini lo si capisce anche dal lessico. Non è un caso che in Parlamento il nuovo governo parli di “stagione di riforme”. La stessa stagione – di riforme, di rivoluzione, cambia davvero qualcosa? – che sta per iniziare a Trigoria. Perché alla terza giornata è già l’ora del Fonseca-bis: gli ultimi giorni di mercato e l’infermeria gli hanno consegnato nuovi ministri, tutti assenti alle prime due sedute con Genoa e Lazio. Ora il suo governo può nascere davvero.
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Roma con i ministri Smalling e Mkhitaryan: anche il Governo Fonseca chiede la fiducia
Tra Esteri e Interni, senza dimenticare la Difesa, i Trasporti e la Pubblica Amministrazione: ecco i protagonisti del nuovo corso del tecnico portoghese
CARICHE – Alla Pubblica amministrazione già da quest’estate si è insediato Pau Lopez e tra i volti nuovi è quello che gode di maggior fiducia. Non un’impresa impossibile visto chi l’ha preceduto la scorsa stagione, ma abbastanza per delegare a lui il patto di stabilità. Non solo, però, perché sarà lui il primo a far partire l’azione della Roma. Via i lancioni di Olsen, stavolta la manovra del governo parte da dietro. Quello che aspetta di più Fonseca, però, è il nuovo ministro della Difesa: Mancini ha toccato picchi di velocità quasi inaspettati - il quarto migliore dell’intera Serie A -, ma è Chris Smalling il nuovo leader del reparto che si occuperà del tema della sicurezza: la porta dev’essere chiusa. Con lui Fonseca potrà anche mandare in panchina Fazio, uno che a proposito di fiducia ne gode di parecchia a Trigoria e farà di tutto per non perdere la poltrona. Ai Trasporti invece la coppia Spinazzola-Zappacosta: superati i problemi muscolari saranno loro a offrire un'alternativa a destra e sinistra (stavolta valida) a Florenzi e Kolarov, negli ultimi anni titolari dei due binari.
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INTERNI-ESTERI – I due ministeri più delicati sono quello degli Interni e quello degli Esteri. Per il primo il nuovo numero uno è Jordan Veretout, non tanto per il ruolo in mezzo al campo quanto per la conoscenza del calcio italiano. I due anni al Comune di Firenze l’hanno fatto maturare a tal punto da meritare una chiamata in un ruolo così delicato nella Capitale. A Fonseca il compito di renderlo un regista a tutti gli effetti. Per gli affari esteri è arrivato il nome più importante, quello di Henrikh Mkhitaryan: ha riscosso successi diversi Paesi, ha conosciuto l’Inghilterra, la Germania, l’Ucraina, ha attraversato e superato polemiche niente male come l’esclusione (stavolta sì, per motivi politici) dalla finale di Baku con l’Arsenal. I tifosi con lui si sentono al sicuro nonostante gli obiettivi più che ottimistici della sua agenda: Champions, coppa Italia e finale di Europa League. Ma le promesse per una volta fanno un po’ meno paura.
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